mercoledì 6 ottobre 2021

Dala Feli ale Acli

Foto di Francesco Lorenzi
【Gianni Spagnolo © 21I28】
A proposito di ritrovi pubblici paesani, riscopriamo questa vecchia foto un po' sgranata, scattata in l'Ara (Largo Sette Comuni) una cinquantina d'anni fa. Si vede in primo piano l'immancabile Gildo, accomodato sulla sua careghéta di fronte alla bottega dei Carnavale. Sedute sull'uscio di casa, s'intravedono la Togna Cassogna sul poggiolo d'ingresso in alto a sinistra e la Feli al centro, di presidio sulla porta di casa, mentre una non meglio identificata fanciulla di bianco vestita sta uscendo sulla piazzetta. Un quadretto rappresentativo della socialità di allora, quando nella bella stagione si stava sulle porte di casa a comarare, o anche solo guardare la gente che passava. 
Il fondo dello slargo, un tempo pavimentato col tradizionale saliso, sfoggia già un fiammante strato di godròn o sfalto appena posato a testimoniare l'incipiente e inarrestabile arrivo del progresso. 
Fin a pochi anni prima la casa dela Feli ospitava l'osteria Ale Acli, che gestiva; sì ciò, parvia che anca in l'Ara a ghìvimu n'ostaria e on fià pì vanti ghe jera parfìn cuéla del Ganbaro dei Pàmele. Sol che la Feli parò la ghéa la television. Ancamassa se la la ghéa!
Una delle prime gracchianti TV del paese fu infatti installata proprio Ale Acli, in fondo allo stanzone, in alto sulla mensola con accanto l'immancabile casseloto dell'adattatore.  Sistemati in ordine gerarchico sule careghe de paja, vecchi e giovani s'affollavano ad assistere alle puntate dei programmi allora in voga, come Il Musichiere di Mario Riva o Lascia o Raddoppia con Mike Bongiorno, mentre i giovani seguivano la TV dei Ragazzi.  I più attenti seguivano anche il Maestro Manzi, nella sua trasmissione didattica: Non è mai troppo tardi, che cercava di soccorrere le carenze culturali dei meno scolarizzati.
Fu proprio un investimento azzeccato, per quegli anni. Gli orari erano comandati, perché il mezzo era ai suoi primordi e muoveva i primi guardinghi passi. Il silenzio in sala era d'ordinanza, soprattutto per riuscire a capire il Mike nazionale che parlava in italiano fra i graoni di quella trasmissione via etere con tecnologie ancora da affinare. 
Le fémene in prima fila se ne stavano composte sulle seggiole, sistemandosi per bene le còtole sulle gambe: sia mai che quel bel ragazzone del Mike nazionale riuscisse a sbirciare qualcosa di indicibile da quella posizione privilegiata. Era così inconcepibile riuscire a vedere cose girate in posti remoti, che non era del tutto improbabile che anche quei personaggi che apparivano sullo schermo riuscissero a vedere cosa succedeva in paese attraverso quel futuristico argagno. Lora jera mejo stare acorti; ancamassa!

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