La foto evidenzia l'erto pendio delle Jare che incombe sul paese, con la costruzione delle prime opere di contenimento nel muraglione che si diparte fra la seconda e la terza Joa. La rada vegetazione che appare qui e là sarà poi pregiudicata dai lavori, che manterranno l'aspetto della riva spelacchiato per lunghi anni. Siamo probabilmente negli anni Trenta dello scorso secolo; in primo piano in basso a destra, si vedono le case dei Garbati e di fronte ad esse s'intravede quello che era il deposito delle bore che i cavalari portavano giù da montagna. Lo slargo fra le strade dei Lucca e della Campagna, dove poi sorsero le Case Fanfani e l'attuale paco giochi, era infatti adibito allo stoccaggio delle partite di legname che scendevano per la Singela. I profili delle tre Joe e la base del Sojo emergono evidenti dalle ghiaie, non ancora colonizzate dal rimboschimento di pino nero, specie pioniera, particolarmente adatta ai terreni arsi e calcarei. Gli interventi di protezione si susseguirono poi negli anni, culminando in quelli finali degli anni Settanta eseguiti a seguito dell'ultima frana di massi dal Sojo. Ora il pendio è completamene boscato e ciò ha nettamente migliorato lo sfondo del paese, un tempo penalizzato da quell'evidente sfasciume. L'abbandono delle coltivazioni ha lasciato campo libero al bosco, che sta dappertutto recuperando terreno, rendendo la valle verde come forse mai lo è stata negli ultimi secoli e coprendo gli sfregi degli sbancamenti e delle cave. Peccato che quel che è stato così guadagnato in paesaggio - e non per opera nostra, ma per azione autonoma della natura - sia stato velocemente dilapidato - questa volta per opera nostra - dall'immane e irrimediabile squarcio della Cava Molino.
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