【Gianni Spagnolo © 21L7】
Devo confessare che sono assai poco “social”, vuoi per carattere, vuoi perché non amo la socializzazione delle emozioni e delle opinioni, che oggi impera in ogni dove della rete. Pur avendo le mie idee, sono refrattario alle categorizzazioni eccessive, alla superficialità di analisi, e alla partigianeria d’ufficio e a prescindere. Non sempre, poi, è necessario esprimere le proprie opinioni, specie se poco meditate o fuori contesto.
Il mio mondo contempla un’infinità di sfumature di grigio, consapevole che ogni argomento non può essere ricondotto categoricamente al bianco o al nero, collocandoci di qua o di là sulla base delle emozioni del momento, delle apparenze o delle appartenenze. Non è una vita facile, quella dell’essere troppo analitico; di solito la superficialità semplifica la vita e ci rende più amabili. Ritengo comunque che le ragioni vadano adeguatamente approfondite e analizzate prima di esprimere scelte o pareri, che magari poi condizionano altri. Talvolta servono proprio per condizionare gli altri. Sono tuttavia consapevole di essere fuori dal mio tempo e della bestemmia che ho appena scritto.
Con i social, tuttavia, in qualche modo ci convivo e quindi osservo la tipologia dell’italiano medio social e delle sue caratteristiche psicologiche. Trovo questa classificazione di connazionale piuttosto specifica, ossia senza uguali negli omologhi di altre nazioni. Proviamo a farne una psicoanalisi semiseria di questi nostri connazionali che imperversano sui social, sia come ruggenti leoni da tastiera che come compulsivi propagatori di teneri cucciolotti, umanizzatori del mondo animale o diffusori di ogni campagna o notizia politicamente corretta in cui s'imbattono.
1) Non conosce vie di mezzo: odia o ama, gradisce o disprezza, non ci sono sfumature;
2) Esprime centinaia di voti esageratamente positivi sulle cose che gli garbano anche solo un po’, o forse anche no;
3) È poco indipendente nel giudizio;
4) Vuole essere il migliore, o il peggiore di tutti i corrispondenti di altri paesi;
5) L’Italia è sopra tutti gli altri paesi, la migliore: con il mare ed il cibo migliore, con la storia migliore, con la gente migliore, ecc. Non ci sono limiti ai campi in cui siamo i migliori, ovviamente senza uno straccio di confronto o statistica al riguardo;
6) Paradossalmente, nel contempo, a seconda dell’umore, l’Italia viene messa sotto tutti gli altri. La più misera, la più incivile, con la gente peggiore, la più sporca, la più corrotta, quella che va in rovina, quella che non migliorerà mai, ecc. Anche qui non ci sono limiti al peggio.
Bianco e nero insomma, il grigio non esiste; vive in una costante dicotomia. Informazioni di per sé neutre vengono affossate di brutto, oppure poste su di un piedistallo. Aspirato in un vortice di esaltazione/depressione quasi borderline, tendente a spingere i pensieri negli estremi, a catastrofizzare anche cose che tragiche non sono o ad esaltare cose tutto sommato ordinarie. Ottenebrata l’analisi, l’obiettività, finanche la ragionevolezza, la critica o l’esaltazione ne è del tutto indipendente. Non parliamo poi della politica, dove la partigianeria travalica ogni oggettività. Ma mentre essa tende espressamente a polarizzare e suscitare sentimenti di appartenenza, oggi questi riflessi condizionati sembrano applicarsi in ogni campo del vivere civile.
In sostanza è incapace di accettare il paradosso, ossia che siamo buoni e cattivi, grandiosi e miseri allo stesso tempo. La qual cosa lo potrebbe ricondurre alla vita reale, fuori dalle costruzioni mentali interne che si fa della realtà, ovvero uscire dalla dipendenza da troppa stimolazione. Dobbiamo infatti considerare che le emozioni molto brutte e molto belle sono come una droga: creano dopamina, stimolano di continuo, ma ci esauriscono anche.
No, miei cari connazionali, non è tutto bello, non è tutto brutto. Siamo di una variabilità fantastica, un minestrone di qualità e di difetti. Magari né più e né meno di altri popoli, perciò dovremmo smetterla di sentirci eccezionali, nei pregi come nei difetti. Soprattutto quando dei confronti non abbiamo nessuna esperienza diretta e ci affidiamo ai più triti stereotipi. Altrettanto sono sfaccettate la realtà e la società che viviamo, che richiedono sforzi di approfondimento ed analisi per essere adeguatamente comprese. Quando non si riesce a comprendere o ad approfondire, sarebbe buona norma affidarsi al parere di chi ha dato prova di riuscirci, invece di esprimerci comunque ad mentula canis.
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