domenica 2 febbraio 2020

Vecchi da morire - anziani in Casa di riposo - di Silvina Petterino

Molte persone, giorno e notte, vanno e vengono dalla Casa di riposo per lavorarci.
La mattina presto, assistenti e infermieri danno il cambio a colleghi del turno di notte ed iniziano a muoversi negli ambienti, dentro e fuori le camere degli anziani, correndo quando c’è fretta o un emergenza, e non solo.
Poco più tardi arrivano il personale di cucina, di pulizia, le addette a lavanderia e guardaroba… e si mettono all’opera.
L’animatrice (o educatrice) saluta gli ospiti e s’appresta a rispondere a domande, ascoltare richieste, sfoghi, proteste… prima di organizzare le attività della giornata.
In orari d’ufficio, impiegate e responsabili amministrativi della struttura, siedono alle scrivanie; si occupano di liste d’attesa, rette, retribuzioni, pagamenti, certificazioni e di una serie infinita di decisioni e pratiche burocratiche.
Le fisioterapiste raggiungono la palestra nella quale seguono individualmente gli ospiti, stimolandoli al movimento per prevenire o risolvere problemi. Decidono gli ausili (carrozzine ed altri) che si rendono necessari, e seguono l’evoluzione delle varie situazioni.
Vi sarà almeno un Medico Geriatra, responsabile sanitario, il quale visita gli ospiti con particolari problemi, imposta terapie, decide interventi e accertamenti, aggiorna le cartelle cliniche, si confronta con responsabili e personale, parla con anziani e parenti… compila accertamenti di morte e accoglie nuovi ospiti.
Saltuariamente o per poche ore, giardinieri ed operai si occupano del verde e di guasti vari. Volontari, laici e religiosi, danno il loro prezioso contributo.
Settimanalmente o più spesso, il parrucchiere fa belle le signore e i signori.
Il personale d'assistenza conta il numero maggiore di lavoratrici. Sono quasi tutte donne, che hanno frequentato corsi per diventare ASA (Ausiliaria Socio Assistenziale), OTA (Operatore Tecnico addetto all’Assistenza), oppure OSS (Operatrice Socio Sanitaria), figura professionale che può svolgere anche mansioni di supporto all’infermiere professionale.
Sono loro che provvedono all’igiene, al cambio, alla movimentazione, all’alimentazione degli ospiti e alla gestione dei loro indumenti.
Talora si occupano anche degli ambienti e della loro pulizia.
Viene da domandarsi se le donne siano portate per natura a prendersi cura degli altri facendo anche i servizi più umili e sgradevoli, o se la predominanza femminile dipenda più da un fattore culturale.
Da notare che i rari ASA maschi, sono sicuri di sé ed anche propensi ad esprimersi in modo creativo, forse perché godono di più rispetto… e… sono più forti.
Non tutte le donne sono adatte, o portate, a prodigarsi per gli anziani.
La maggioranza di loro non prende proprio in considerazione questa possibilità, altre ci provan, ma non ci riescono.
Alcune fanno questo lavoro anche se non sembrano avere il cuore e la pazienza necessari, ma non si deve giudicare: forse un tempo l’avevano, forse sono stanche, ammalate, frustrate, o si sentono invecchiare esse stesse.
Per prendersi cura degli anziani ci vorrebbero qualità e motivazioni che si possono riassumere in forza (fisica e di carattere), equilibrio emozionale e spinta interiore a fare qualcosa per chi ha bisogno. Oltre a pazienza, pazienza, pazienza.
Quando queste qualità sono presenti dovrebbero essere valorizzate, perché non si sciupino come fiori che ci si dimentica di annaffiare.
La giornata lavorativa di queste operatrici inizia con le alzate degli ospiti. Per almeno un paio d’ore avranno a che fare con pannoloni e deiezioni, docce, lavaggi al letto, bidet, anziani da vestire, problemi da segnalare, protesi dentarie da sistemare, teste da pettinare. Carrozzine da spingere e ospiti da aiutare.
Entro una certa ora tutti gli Ospiti dovranno aver fatto colazione e molti saranno stati imboccati: anche servire i pasti, apparecchiare, sparecchiare e pulire la sala da pranzo, è compito delle assistenti. Durante la mattinata sistemeranno i letti, si occuperanno della biancheria, dei rifornimenti vari e dello smaltimento dei rifiuti.
Vi saranno altri cambi, ospiti da dissetare, da accompagnare al bagno e ogni sorta di bisogni da soddisfare.
Per il pranzo altro spostamento di carrozzine, altri imboccamenti e persone da servire, di nuovo tavoli da apparecchiare e sparecchiare, carrozzine da spostare, anziani da allettare per il riposo pomeridiano, pannoloni da cambiare…
Niente mensa per loro, solitamente. Pochi minuti per mangiare qualcosa.
Durante il turno pomeridiano ci saranno forse bagni, di sicuro accompagnamenti ai servizi e ancora cambi, anziani da alzare, spostamenti vari, merenda e preparativi per la cena dopo la quale ogni carrozzina portata, sarà riportata: ogni ospite dovrà raggiungere il proprio letto, essere coricato, cambiato e sistemato per la notte.
Fare uso degli ascensori dovendo cambiare piano, rende tutto più pesante.
A tutto questo va aggiunta la relazione, l’emergenza, la collaborazione con le altre figure professionali, le riunioni, le piccole azioni quotidiane, gli imprevisti…   Alla disponibilità personale e al carattere sono lasciati il dialogare, il consolare, lo scherzare con gli Ospiti. Il farsi carico di piccoli e grandi problemi.
Durante l’orario notturno le assistenti, se sono sole, oltre le proprie mansioni avranno la responsabilità rispetto ad eventuali malesseri, di valutare se e quando chiamare il Medico reperibile o l’infermiere se presente in struttura...
Alcune di queste assistenti vengono oggi da paesi poveri, dove il sacrificio è la regola ed un posto di lavoro regolare un sogno che si avvera. Donne coraggiose che affrontano le difficoltà che comporta l'emigrazione, lingua compresa.
Alcune hanno lasciato un lavoro comodo, per fare qualcosa di utile.
Hanno scelto un lavoro pesante che comporta fare turni, notti, lavorare la domenica, il S. Natale, la S. Pasqua e tutte le feste comandate.  In caso di assenze improvvise delle colleghe, possono essere svegliate la mattina presto e 'saltare' il riposo… o spostare le ferie programmate.
Una vita dura, ancor più quando ci sono pettegolezzi, invidie, discussioni, critiche fatte alle spalle o rimproveri che vengono dall’alto. In questo, come in altri ambiti lavorativi a prevalenza femminile, le dinamiche conflittuali sono frequenti. Forse frutto di scarsa autostima. Forse dovute al fatto che il “servizio” fa emergere dall’inconscio comportamenti risalenti alla propria infanzia e ai propri vissuti: diversi da donna a donna e difficilmente modificabili.
L’assenza di gratificazioni nel proprio lavoro, può far che la si ricerchi in alleanze, nel confronto e nella competizione, nell’atteggiamento critico verso colleghe o altre figure professionali.
Il personale di assistenza lavora di fretta perché deve stare nei tempi, anche in situazioni di emergenza. Lavorare con calma sembra equivalere ad essere meno brave.
La fretta, nemica-amica, influisce sulla qualità del lavoro. Le conseguenti, inevitabili disattenzioni e dimenticanze costringono successivamente a compiere azioni per porvi rimedio, in un clima di nervosismo che diviene terreno fertile per altri problemi e discussioni.
Gli anziani hanno fretta che si vada da loro, poi vorrebbero essere trattati con tutta calma, come se fossero soli.
Il personale di assistenza spesso è oggetto di parole ingiuriose, a volte di aggressioni fisiche. Andrebbe invece ringraziato più spesso per la correttezza usata verso le persone fragili a loro affidate. Queste considerazioni, in parte, sono valide anche per gli infermieri.
Perché lavorando in gruppo e dovendosi prendere cura di persone fragili, si crea un miscuglio di bisogni a livello emotivo: i propri e quelli degli altri.
Può nascerne un ingorgo nel quale non si sa più a quali dare la precedenza.

Vecchi da morire. Anziani in casa di riposo, Silvina Petterino-web

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