(AdSVi - Not. A. Dellai - 1789) |
【Gianni Spagnolo © 200215】
Il tempo passa inesorabilmente e con esso mutano le circostanze. Così cambia anche il profilo dei nostri paesi, ma ciò avviene spesso in maniera differita, dato che non sempre riesce a tenere il passo dei veloci cambiamenti sociali che intervengono. Ne è un esempio l’imponente edificio della chiesa parrocchiale di San Pietro, che si erge, maestoso e sproporzionato, a dominare l'abitato.
Agli inizi del XX secolo la demografia paesana aveva altre cifre e prospettive rispetto ai giorni nostri, pur scontando già la piaga dell’emigrazione. Anche la religione godeva di miglior salute e più ampio seguito. Perciò il paese andava ampliandosi sulle nuove direttrici reali di via Regina Margherita e Via Carlo Alberto, mentre Don Antonio Fontana, il parroco costruttore, operava con vigorosa solerzia sulle vie del Signore, pensando di rimediare all’angustia della vecchia chiesa.
Poi scoppiò la Prima Guerra Mondiale, che sconvolse le vite ed i piani di tutti. Infine venne la ricostruzione postbellica che rimodernò il paese e diede l’impulso alla riedificazione del nuovo tempio, inaugurato nel 1936. Giusto nel mentre che l’Italia diventava imperiale e tutto sembrava volgere a progressivi e sublimi destini.
Agli inizi del XX secolo la demografia paesana aveva altre cifre e prospettive rispetto ai giorni nostri, pur scontando già la piaga dell’emigrazione. Anche la religione godeva di miglior salute e più ampio seguito. Perciò il paese andava ampliandosi sulle nuove direttrici reali di via Regina Margherita e Via Carlo Alberto, mentre Don Antonio Fontana, il parroco costruttore, operava con vigorosa solerzia sulle vie del Signore, pensando di rimediare all’angustia della vecchia chiesa.
Poi scoppiò la Prima Guerra Mondiale, che sconvolse le vite ed i piani di tutti. Infine venne la ricostruzione postbellica che rimodernò il paese e diede l’impulso alla riedificazione del nuovo tempio, inaugurato nel 1936. Giusto nel mentre che l’Italia diventava imperiale e tutto sembrava volgere a progressivi e sublimi destini.
La chiesa fu costruita, come si dice in queste circostanze, con ampio concorso di popolo. Ciascuno collaborò infatti con il lavoro volontario e con collette per l’edificazione del nuovo tempio del santo patrono. Un’opera quindi di tutti e che appartiene a tutti, e non solo in senso figurato. Ho ancora in mente infatti i racconti di nonni e genitori che parteciparono, ragazzini compresi, alle corvée di trasporto di legname, sassi e sabbia al cantiere. Nonostante ciò devo dire che la figura di questa chiesa non m'è mai piaciuta: massa grande! Troppo imponente, troppo grigia, troppo sproporzionata con quel vecchio e minuscolo campaniletto a fianco. Almeno a guardarla dal fondovalle, perché dalla piazza la prospettiva è un po' migliore.
La césa pì alta del canpanile! Si dice sarcasticamente per rappresentare la coppia in cui la femmina è più alta del maschio; e il pensiero corre immediatamente all’immagine del nostro paesello. Saranno stati anche tempi imperiali, ma un maggiore realismo e senso delle proporzioni non avrebbe certo guastato; specie con le altezze. Di lì a poco le greggi del cielo e della terra sarebbero migrate verso altri lidi dando al tutto un che di anacronistico e sprecato.
La césa pì alta del canpanile! Si dice sarcasticamente per rappresentare la coppia in cui la femmina è più alta del maschio; e il pensiero corre immediatamente all’immagine del nostro paesello. Saranno stati anche tempi imperiali, ma un maggiore realismo e senso delle proporzioni non avrebbe certo guastato; specie con le altezze. Di lì a poco le greggi del cielo e della terra sarebbero migrate verso altri lidi dando al tutto un che di anacronistico e sprecato.
Anche un secolo e mezzo prima i paesani avevano le medesime necessità, anche se vi risposero con un filino di maggior realismo, ma vediamo che il problema primario era sempre quello: i schèi!
Già una prima vicinìa dei capifamiglia del 1781 aveva deliberato il via libera all'edificazione della nuova chiesa, su stimolo dell'allora parroco Don Bartolomeo Gianesini; questa sarebbe stata la terza da quando s'impiantò la croce su questo colle. Pare però che il progetto non fosse partito subito spedito a causa della carenza di fondi certi. Ecco che allora i capifamiglia furono chiamati a ratificare la proposta di destinare alle spese per la costruzione della nuova chiesa la terza parte dei proventi che il comune di Rotzo riconosceva al suo colonnello di San Pietro. La delibera venne approvata con 30 voti a favore e 2 contro, votando col sistema del bussolotto, come certifica il verbale nella foto d'apertura. La vicinìa fu indetta la domenica del 13 settembre 1789, ricorrenza di S. Giovanni Crisostomo, protettore delle preghiere.
Amaro quanto inutile sarebbe constatare che, dopo mille anni, forse oggi sarebbe sufficiente anche la cappella del primitivo ospizio per contenere i devoti contemporanei, nonché i famosi: ".. 4 o 5 silvestri et umilissimi tuguri.." per ospitare l'intera popolazione del centro storico.
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