Guardando
un vecchio filmato, tra i tanti momenti ripresi in paese da don Romeo
Martello, mi sono soffermata sulle immagini del carnevale e ho
ricordato…
Al tempo della mia fanciullezza, non c’erano i mezzi e
le possibilità per avere vestiti di carnevale, quindi erano cuciti
alla meglio per poterli indossare alla festa in maschera, che si
faceva a scuola l’ultimo di carnevale. Una delle sarte di
Pedescala, la signora Clorinda, un anno mi aveva cucito un vestito da
fatina con una stoffa rosa con degli inserti neri sulle maniche e sul
busto, forse perché non aveva la stoffa necessaria… Dalla signora
Caterina, all’appalto, avevo comperato il cappello e la maschera di
cartoncino: era normale fare così, anzi, chi aveva qualcosa per
carnevale, si riteneva più che contento! Fatine e principesse per le
femmine, zorro, cow boy, arlecchino, per i maschi; questi erano i
personaggi! Alcuni bambini si distinguevano da questi modelli perché,
avendo i papà che lavoravano all’estero, portavano a casa qualche
stoffa pregiata; altri perché venivano da famiglie più agiate,
quindi con più possibilità economiche. Devo ammettere che,
guardando qualche mia amichetta, provavo un senso di invidia, di
piccolezza, al vedere la bellezza di quegli abiti fatti con stoffe
mai immaginate, che parlavano della lontana Africa... Mai avevo visto
un vestito da indiano con il copricapo di penne colorate che un
bambino portava, sentendosi al centro dell’attenzione… se poi si
andava in maschera alla sera, in giro per le case, bastava una
vestaglia o uno scialle, un paio di pantaloni del papà e una
giacchetta, una maschera di carta e… si partiva! Eravamo accolti
con gioia da tutti e per le vie del paese si sentiva il profumo dei
dolci di carnevale, che si spandeva in ogni dove. Si riceveva qualche
caramella, frittelle o crostoli, che poi si dividevano alla fine del
giro. Bastavano poche cose per divertirsi e stare insieme ed era
veramente bello! Ora a distanza di cinquanta anni, tanto è cambiato:
vestiti di tutte le fatture, di tutti i modelli si possono acquistare
dappertutto, con accessori e maschere particolari. Non è più usanza
andare per le case, con i tempi che corrono, è difficile che sia
aperta la porta ed è più che comprensibile! Il profumo di crostoli
e frittelle si sente di rado, perché la proposta dell’acquisto dei
prodotti già pronti, è allettabile… L’occasione per mascherarsi
arriva da qualche proposta delle Associazioni che operano sul
territorio e che cercano di organizzare momenti di aggregazione o da
un paio d’ore nell’ambito scolastico. Mettersi una maschera per
impersonare un altro personaggio, per avere un’identità diversa,
per esprimere i propri sogni, per scherzare e divertirsi in modo
semplice e sano. I tempi sono cambiati… a volte mi sembra che in
questa società sia sempre carnevale… si è perso il gusto di questo
periodo e anche di altri che segnavano il ritmo della vita civile e
religiosa; ora avendo tutto e in qualsiasi periodo dell’anno, non
facendo mai rinunce, non si può comprendere la gioia piena che si
provava un tempo, per le cose più semplici, ma che riempivano la
vita!
Lucia
Damari
Nessun commento:
Posta un commento