giovedì 20 febbraio 2020

Carnevale di ieri e di oggi


Guardando un vecchio filmato, tra i tanti momenti ripresi in paese da don Romeo Martello, mi sono soffermata sulle immagini del carnevale e ho ricordato… 
Al tempo della mia fanciullezza, non c’erano i mezzi e le possibilità per avere vestiti di carnevale, quindi erano cuciti alla meglio per poterli indossare alla festa in maschera, che si faceva a scuola l’ultimo di carnevale. Una delle sarte di Pedescala, la signora Clorinda, un anno mi aveva cucito un vestito da fatina con una stoffa rosa con degli inserti neri sulle maniche e sul busto, forse perché non aveva la stoffa necessaria… Dalla signora Caterina, all’appalto, avevo comperato il cappello e la maschera di cartoncino: era normale fare così, anzi, chi aveva qualcosa per carnevale, si riteneva più che contento! Fatine e principesse per le femmine, zorro, cow boy, arlecchino, per i maschi; questi erano i personaggi! Alcuni bambini si distinguevano da questi modelli perché, avendo i papà che lavoravano all’estero, portavano a casa qualche stoffa pregiata; altri perché venivano da famiglie più agiate, quindi con più possibilità economiche. Devo ammettere che, guardando qualche mia amichetta, provavo un senso di invidia, di piccolezza, al vedere la bellezza di quegli abiti fatti con stoffe mai immaginate, che parlavano della lontana Africa... Mai avevo visto un vestito da indiano con il copricapo di penne colorate che un bambino portava, sentendosi al centro dell’attenzione… se poi si andava in maschera alla sera, in giro per le case, bastava una vestaglia o uno scialle, un paio di pantaloni del papà e una giacchetta, una maschera di carta e… si partiva! Eravamo accolti con gioia da tutti e per le vie del paese si sentiva il profumo dei dolci di carnevale, che si spandeva in ogni dove. Si riceveva qualche caramella, frittelle o crostoli, che poi si dividevano alla fine del giro. Bastavano poche cose per divertirsi e stare insieme ed era veramente bello! Ora a distanza di cinquanta anni, tanto è cambiato: vestiti di tutte le fatture, di tutti i modelli si possono acquistare dappertutto, con accessori e maschere particolari. Non è più usanza andare per le case, con i tempi che corrono, è difficile che sia aperta la porta ed è più che comprensibile! Il profumo di crostoli e frittelle si sente di rado, perché la proposta dell’acquisto dei prodotti già pronti, è allettabile… L’occasione per mascherarsi arriva da qualche proposta delle Associazioni che operano sul territorio e che cercano di organizzare momenti di aggregazione o da un paio d’ore nell’ambito scolastico. Mettersi una maschera per impersonare un altro personaggio, per avere un’identità diversa, per esprimere i propri sogni, per scherzare e divertirsi in modo semplice e sano. I tempi sono cambiati… a volte mi sembra che in questa società sia sempre carnevale… si è perso il gusto di questo periodo e anche di altri che segnavano il ritmo della vita civile e religiosa; ora avendo tutto e in qualsiasi periodo dell’anno, non facendo mai rinunce, non si può comprendere la gioia piena che si provava un tempo, per le cose più semplici, ma che riempivano la vita!
Lucia Damari

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