domenica 23 febbraio 2020

Un po' di tutto

Siate umili e orgogliosi di esserlo (parola di psicologi) 

L'umiltà non ha a che fare con l'essere remissivi o sottomessi. Un team di ricercatori ha deciso di riportarne alla luce le qualità.



Non viene mai tirata in ballo, raramente è oggetto di studio. Poco si sa dell'umiltà, di quel sentimento e comportamento - come lo definisce il vocabolario Treccani - “improntato alla consapevolezza dei propri limiti e al distacco da ogni forma di orgoglio e sicurezza eccessivi di sé”. Eppure un team di ricercatori ha deciso di portare alla ribalta tutti gli ultimi studi sul tema, dimostrando come l’umiltà possa rappresentare una risorsa essenziale per i tempi bui che ognuno di noi attraversa nella vita. 
Non soltanto consente di spazzare via il risentimento, ma ci permette di perdonare e di sopportare più pazientemente gli altri. È fonte di nutrimento per la nostra mente e funziona anche da collante in una relazione.
Insomma, l’umiltà è una qualità che chiede di essere rivalutata. Non ha a che fare con la sottomissione, con il sopportare senza ribellarsi, né con il sentirsi poveri di spirito, remissivi. Tutt’altro. 
“Le ricerche che hanno per oggetto l’umiltà stanno crescendo, e velocemente”, afferma Darly Van Tongeren, autore dello studio pubblicato sulla rivista “Current Directions in Psychological Science” e psicologo dell’Hope College in Michigan. ”È tempo di portare le persone a conoscenza dei risultati più recenti - continua - e di rimettere mano alle domande aperte per guidare i futuri studi”.
Il team di Van Tongeren ha passato in rassegna diverse ricerche con oggetto l’umiltà. Tra queste, è emersa la serie di esperimenti sul tema condotta dalla dottoressa Elizabeth Krumrei Mancuso della Pepperdine University. 
Il suo scopo era quello di misurare quella che chiamava “umiltà intellettuale”, ovvero una sorta di consapevolezza di quanto siano incomplete e fallibili le nostre visioni politiche e sociali. 
Secondo Krumrei Mancuso, questo tipo di umiltà è fortemente collegata alla curiosità, alla nostra capacità di essere aperti mentalmente e alla propensione alla riflessione.
In uno degli esperimenti, la psicologa ha chiesto a 587 americani di completare dei questionari: dovevano indicare quanto si sentissero d’accordo con determinate affermazioni, come “mi sento piccolo quando gli altri non concordano con me su argomenti che mi stanno a cuore”. Dovevano anche sostenere delle provocazioni ideologiche a livello religioso o politico. 
Dall’osservazione dei dati è emerso che coloro che avevano riportato alti punteggi a livello di umiltà, erano anche quelli meno aggressivi e con meno tendenza a giudicare gli altri, soprattutto in ambito politico o religioso. Le persone umili riuscivano a rimanere tranquille, a tenersi la propria idea, a non farsi manipolare.
Certo, ci sono ancora molti aspetti da scoprire di questo sentimento umile (di nome e di fatto). Secondo Van Tongeren, ad esempio, è lecito chiedersi se possa essere insegnato in qualche modo o integrato in psicoterapia. Se si possa, in un certo senso, coltivare. Inoltre, non è stato scoperto alcun “lato oscuro” dell’umiltà: sebbene i suoi eccessi possano sfociare in insicurezza, essa appare ancora del tutto benefica.


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