sabato 22 febbraio 2020

Un po' di tutto

Immaginate l'aria come un spazio grande dove ospitare fiato e parole, pensate alle parole come a piccole mongolfiere che, impresse nel pallone, hanno il nostro nome.
Quanta cura avremmo del nostro lessico, l'ecologia della parola arriverebbe spontanea come la profumazione del nostro fiato che sospinge quelle parole.
Invece no, spesso ci si nasconde dietro ad angoli poco frequentati per poter giudicare, esercitare un egoico modo di difendersi dal bene e sollecitare il non bene a diventare notizia e compagnia quotidiana.
A molti arriva la soddisfazione di essere i primi a dare una infausta notizia, un grande risultato sarebbe chiedersi cosa ci nutre nella vita, se la gioia o la spossatezza dell'antagonista.
Raccontarsela è diventata mediocrità, sostanza dei tempi moderni, dove l'evoluzione del trash è in prima serata televisiva, fra quattro mura rimangono tre mesi persone spaesate per aver creduto ad un progetto di celebre illusione, la festa della separazione autorale e strategica, dove si distruggono sentimenti amori e fiducia.
Otto milioni in una Italia che grida allo scandalo, ma si nutre anche di esso, chiedersi dove sia questa coerenza che tanto invochiamo, cerchiamo di abbellirla con sorrisi di convenienza, inconsapevoli che si trasformano in graffi dell'anima.
Spegnere il pensiero negativo, passa attraverso l'ecologia della parola e il riempimento del vuoto con pigmenti di bene , che se ben inoculati diventano materia edificante di gioia.
mcc-web

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