Immaginate
l'aria come un spazio grande dove ospitare fiato e parole, pensate
alle parole come a piccole mongolfiere che, impresse nel pallone, hanno il
nostro nome.
Quanta cura avremmo del nostro lessico, l'ecologia
della parola arriverebbe spontanea come la profumazione del nostro
fiato che sospinge quelle parole.
Invece no, spesso ci si
nasconde dietro ad angoli poco frequentati per poter giudicare,
esercitare un egoico modo di difendersi dal bene e sollecitare il non
bene a diventare notizia e compagnia quotidiana.
A molti
arriva la soddisfazione di essere i primi a dare una infausta notizia,
un grande risultato sarebbe chiedersi cosa ci nutre nella vita, se la
gioia o la spossatezza dell'antagonist a.
Raccontarsela è diventata mediocrità, sostanza dei tempi moderni, dove
l'evoluzione del trash è in prima serata televisiva, fra quattro mura
rimangono tre mesi persone spaesate per aver creduto ad un progetto di
celebre illusione, la festa della separazione autorale e strategica,
dove si distruggono sentimenti amori e fiducia.
Otto milioni in
una Italia che grida allo scandalo, ma si nutre anche di esso, chiedersi
dove sia questa coerenza che tanto invochiamo, cerchiamo di abbellirla
con sorrisi di convenienza, inconsapevoli che si trasformano in graffi
dell'anima.
Spegnere il pensiero negativo, passa attraverso
l'ecologia della parola e il riempimento del vuoto con pigmenti di bene ,
che se ben inoculati diventano materia edificante di gioia.
mcc-web
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