Nel piccolo borgo pendevano dai rami ormai spogli, le palline arancio e
gialle dei cachi, lasciati al sole nelle giornate di luce ancora piena.
Al mattino tutte le case, ogni uscio, ogni finestra era protetta dalla fitta nebbia bianca che girava intorno agli alberi come la lana grezza
in un fuso di un arcolaio. Il silenzio della vallata era rotto dai
campanacci degli animali che moltiplicavano la loro eco di valle in
valle e lasciavano segni di vita nel paesino adagiato sul colle che
profumava ancora di mosto. Tutto il bosco, al sorgere del sole, diveniva
rosso e giallo, arancio e verdissimo laddove gli alberi non perdevano
la loro anima in inverno sotto la neve. Si aspettava la luna nuova in
mezzo ai campi che a luglio furono di grano ed ora invece erano marroni e
zuppi di nebbia. Nelle piccole strade ai cui lati vi erano le foglie
gialle e rosse ed i gusci delle noci lasciati cadere dai corvi
camminava, avvolta in uno scialle, una signora anziana. Era la più
anziana del paese, giunta un lontano giorno di primavera di cui nessuno
aveva memoria nel tempo, ma che tutti ricordavano come vi avessero
assistito di persona. La donna era giunta, già anziana, dalla Sicilia
dopo un viaggio interminabile: aveva visto l'azzurro del mare calmo
divenire un verde intenso, aveva visto montagne sorgere laddove i suoi
occhi avevano visto il bacio dell'acqua e del cielo. Arrivò insieme alle
rondini ed all'aria di mare, disse qualcuno e venne ospitata in varie
case in attesa di trovarne una per sé. In cambio pregava con le
famiglie, accendeva candele, apriva le finestre cantando poesie nel suo
dialetto incomprensibile nel piccolo luogo, ed insieme all'aria buona
entrava in ogni casa un po' di magia, una lettera inaspettata, un suono
di voce di qualcuno andato via presto, dei passi di un anziano che non
viveva più tra i vivi. In pochi mesi l'anziana trovó una casa piccina,
in sassi sorretti dal gelsomino che si intrecciava con la vite americana
che crescevano sotto la luna e lì visse anni ed anni, uscendo poco di
giorno e molto prima dell'alba ed appena il sole tramontava, la sera
quando i profumi ed i suoni diventavano intensi. Nessuno tra gli
abitanti del borgo sapeva dire da quanti anni la vecchina fosse lì,
nella casa sotto la rocca a guardare la valle conoscere per prima i
segreti, i segni ed il destino di ogni abitante del luogo, tanto da non
essere mai stupita davanti alle notizie inaspettate che le riportavano
le sue vicine. Non si conoscevano la sua età ed il suo compleanno,
persino il nome venne dimenticato dai giovani ed era semplicemente la
parca, una madrina buona che vegliava sul paese laborioso e silenzioso.
Così, per tutti quella signora anziana era una maga, nessuno osava
dirlo, ma per tutti conosceva il destino degli uomini, sapeva
influenzarlo, parlava con chi non era più sulla terra, non era mai sola
in casa ed il suo lumicino bianco posto sul davanzale interno restava
acceso tutta la notte, ogni notte dell'anno. Nel periodo dei morti però,
quando nel piccolo cimitero del borgo vi erano come fiori solo nuvole
rotonde gialle e bianche, il lumicino del davanzale era rosso e tremava
con l'aria che si faceva scura e fredda e coloro che andavano con gli
animali nella valle vedevano l'anziana camminare ogni mattina e bussare
alle porte, chiedendo la carità per un familiare che non c'era più e che
nei giorni seguenti sarebbe tornato a vedere la propria casa, di notte
in mezzo alla nebbia. Camminava sorretta da un bastone, con i capelli
bianchi raccolti ed i suoi occhi quasi velati di grigio: la si sentiva
giungere dal rintocco del bastone che nel silenzio della nebbia
spaventava i bambini che ancora erano nel letto, ma il suo sorriso buono
poi rassicurava e ciò che raccoglieva, noci, qualche soldo, persino
gomitoli di lana e mele, lo riportava in casa e lo divideva con gli
spiriti che venivano a fargli visita non appena il sole spariva dietro
le montagne. Si dice che in questi giorni parlasse con i morti che si
fermavano a pranzo o a cena con lei, tesseva con le donne e conversava
con gli uomini del raccolto della primavera che doveva arrivare,
prevedeva le nascite o le dipartite, immaginava i matrimoni tra i
giovani che segretamente si amavano e che lei aveva scovato da una
sguardo rubato sotto il velo dei suoi occhi grigi. Ormai da anni che non
si potevano quantificare, la donna anziana conosceva in anticipo ciò
che accadeva nel borgo, faceva avvicinare i cuori lontani, portava
sollievo a chi era rimasto solo e si dice che ancora oggi, come quel
lontanissimo giorno quando arrivó dal mare, poco prima dell'alba nel
paese si sente un bastone battere nel terreno, con suono sempre poi
deciso e poi un campanello suonare ed un sorriso dolce accogliere chi
apre la sua casa al destino che verrà.
l'odore del fieno di giugno
Che racconto bellissimo!😀😁👏👏👏grazie!
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