venerdì 1 novembre 2019

L'anziana che veniva dal mare


Nel piccolo borgo pendevano dai rami ormai spogli, le palline arancio e gialle dei cachi, lasciati al sole nelle giornate di luce ancora piena. Al mattino tutte le case, ogni uscio, ogni finestra era protetta dalla fitta nebbia bianca che girava intorno agli alberi come la lana grezza in un fuso di un arcolaio. Il silenzio della vallata era rotto dai campanacci degli animali che moltiplicavano la loro eco di valle in valle e lasciavano segni di vita nel paesino adagiato sul colle che profumava ancora di mosto. Tutto il bosco, al sorgere del sole, diveniva rosso e giallo, arancio e verdissimo laddove gli alberi non perdevano la loro anima in inverno sotto la neve. Si aspettava la luna nuova in mezzo ai campi che a luglio furono di grano ed ora invece erano marroni e zuppi di nebbia. Nelle piccole strade ai cui lati vi erano le foglie gialle e rosse ed i gusci delle noci lasciati cadere dai corvi camminava, avvolta in uno scialle, una signora anziana. Era la più anziana del paese, giunta un lontano giorno di primavera di cui nessuno aveva memoria nel tempo, ma che tutti ricordavano come vi avessero assistito di persona. La donna era giunta, già anziana, dalla Sicilia dopo un viaggio interminabile: aveva visto l'azzurro del mare calmo divenire un verde intenso, aveva visto montagne sorgere laddove i suoi occhi avevano visto il bacio dell'acqua e del cielo. Arrivò insieme alle rondini ed all'aria di mare, disse qualcuno e venne ospitata in varie case in attesa di trovarne una per sé. In cambio pregava con le famiglie, accendeva candele, apriva le finestre cantando poesie nel suo dialetto incomprensibile nel piccolo luogo, ed insieme all'aria buona entrava in ogni casa un po' di magia, una lettera inaspettata, un suono di voce di qualcuno andato via presto, dei passi di un anziano che non viveva più tra i vivi. In pochi mesi l'anziana trovó una casa piccina, in sassi sorretti dal gelsomino che si intrecciava con la vite americana che crescevano sotto la luna e lì visse anni ed anni, uscendo poco di giorno e molto prima dell'alba ed appena il sole tramontava, la sera quando i profumi ed i suoni diventavano intensi. Nessuno tra gli abitanti del borgo sapeva dire da quanti anni la vecchina fosse lì, nella casa sotto la rocca a guardare la valle conoscere per prima i segreti, i segni ed il destino di ogni abitante del luogo, tanto da non essere mai stupita davanti alle notizie inaspettate che le riportavano le sue vicine. Non si conoscevano la sua età ed il suo compleanno, persino il nome venne dimenticato dai giovani ed era semplicemente la parca, una madrina buona che vegliava sul paese laborioso e silenzioso. Così, per tutti quella signora anziana era una maga, nessuno osava dirlo, ma per tutti conosceva il destino degli uomini, sapeva influenzarlo, parlava con chi non era più sulla terra, non era mai sola in casa ed il suo lumicino bianco posto sul davanzale interno restava acceso tutta la notte, ogni notte dell'anno. Nel periodo dei morti però, quando nel piccolo cimitero del borgo vi erano come fiori solo nuvole rotonde gialle e bianche, il lumicino del davanzale era rosso e tremava con l'aria che si faceva scura e fredda e coloro che andavano con gli animali nella valle vedevano l'anziana camminare ogni mattina e bussare alle porte, chiedendo la carità per un familiare che non c'era più e che nei giorni seguenti sarebbe tornato a vedere la propria casa, di notte in mezzo alla nebbia. Camminava sorretta da un bastone, con i capelli bianchi raccolti ed i suoi occhi quasi velati di grigio: la si sentiva giungere dal rintocco del bastone che nel silenzio della nebbia spaventava i bambini che ancora erano nel letto, ma il suo sorriso buono poi rassicurava e ciò che raccoglieva, noci, qualche soldo, persino gomitoli di lana e mele, lo riportava in casa e lo divideva con gli spiriti che venivano a fargli visita non appena il sole spariva dietro le montagne. Si dice che in questi giorni parlasse con i morti che si fermavano a pranzo o a cena con lei, tesseva con le donne e conversava con gli uomini del raccolto della primavera che doveva arrivare, prevedeva le nascite o le dipartite, immaginava i matrimoni tra i giovani che segretamente si amavano e che lei aveva scovato da una sguardo rubato sotto il velo dei suoi occhi grigi. Ormai da anni che non si potevano quantificare, la donna anziana conosceva in anticipo ciò che accadeva nel borgo, faceva avvicinare i cuori lontani, portava sollievo a chi era rimasto solo e si dice che ancora oggi, come quel lontanissimo giorno quando arrivó dal mare, poco prima dell'alba nel paese si sente un bastone battere nel terreno, con suono sempre poi deciso e poi un campanello suonare ed un sorriso dolce accogliere chi apre la sua casa al destino che verrà.
l'odore del fieno di giugno

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