Nella civiltà Veneta (e non solo...) il maiale era considerato una risorsa alimentare importantissima… era la
dispensa per l’inverno! Sino al ‘900 era un privilegio di pochi,
la carne di maiale era destinata ai ricchi, mentre i meno agiati ed i
contadini dovevano accontentarsi dei fagioli, la cosiddetta “carne
dei poveri”.
Man mano che il tempo passò le abitudini cambiarono:
l’allevamento del maiale in corte era d'obbligo.
Aver "el mas,cio” era una sicurezza ed una garanzia, un’autosufficienza alimentare, una tradizione volta alla sopravvivenza di tutta la famiglia nel gracile mondo rurale di allora: il maiale è stato per secoli la dispensa di molte famiglie, una garanzia di grasso e proteine per l’inverno. Difatti, fino a pochi decenni fa, la dieta delle famiglie contadine era principalmente vegetariana, e non per scelta. La carne era consumata esclusivamente durante le ricorrenze e i giorni di festa, e non sempre.
L’allevamento casalingo quindi rappresentava un nuovo modo di vivere la “corte” di casa, alla sua cura e crescita si dedicavano tutti i membri della famiglia. I bambini e le donne erano incaricati di nutrirlo, compito non certo difficile, dato che l’animale si accontentava di gustare gli avanzi agricoli ed alimentari della corte.
L’uccisione era un vero e proprio rito, una festa e un’occasione di socializzazione a cui partecipa l’intera famiglia, i parenti, i compari, gli amici e spesso anche i vicini di casa, invitati per consumare il pranzo e aiutare nella preparazione dei salumi.
Aver "el mas,cio” era una sicurezza ed una garanzia, un’autosufficienza alimentare, una tradizione volta alla sopravvivenza di tutta la famiglia nel gracile mondo rurale di allora: il maiale è stato per secoli la dispensa di molte famiglie, una garanzia di grasso e proteine per l’inverno. Difatti, fino a pochi decenni fa, la dieta delle famiglie contadine era principalmente vegetariana, e non per scelta. La carne era consumata esclusivamente durante le ricorrenze e i giorni di festa, e non sempre.
L’allevamento casalingo quindi rappresentava un nuovo modo di vivere la “corte” di casa, alla sua cura e crescita si dedicavano tutti i membri della famiglia. I bambini e le donne erano incaricati di nutrirlo, compito non certo difficile, dato che l’animale si accontentava di gustare gli avanzi agricoli ed alimentari della corte.
L’uccisione era un vero e proprio rito, una festa e un’occasione di socializzazione a cui partecipa l’intera famiglia, i parenti, i compari, gli amici e spesso anche i vicini di casa, invitati per consumare il pranzo e aiutare nella preparazione dei salumi.
Veneto a 360°
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