lunedì 11 novembre 2019

I venditori ambulanti


Correva l'anno 1955... 

nelle campagne isolate, molte merci erano portate di casa in casa dai venditori ambulanti: all'inizio ancora con il carretto tirato dal cavallo, in seguito con l'Ape o il furgoncino...
Vendevano un po' di tutto: generi alimentari, merceria varia, tessuti per abbigliamento, cappelli di paglia d'estate, ma soprattutto biancheria "moderna": fazzoletti da testa e da naso, biancheria intima, lenzuoli e tovaglie colorati, che piacevano molto per i corredi delle ragazze... erano tanti, a quei tempi, i venditori che giravano le campagne con le loro merci, per invogliare gli ancora rustici e diffidenti contadini...

(la campagna appena ieri)

Io sinceramente ne ho tanta nostalgia... 
Erano appuntamenti settimanali come il fruttivendolo "Piste" che teneva la penna sempre sopra l'orecchio o el formajàro, per la verità ce n'erano due e facevano giri diversi: "fin che la barca va e quello con la macchina bianca... mia mamma sempre da quello della macchina bianca che era solito fare sosta in Ara, mia nonna da quello di "fin che la barca va". Io ero sempre al seguito sia di mia Mamma che di mia Nonna perchè mi offrivano sempre "l'assaggio" ;-)... Ho ricordo lanche di un "Anguriario" con un'ape verde... un omone che incuteva un po' di timore a noi bimbi.
Poi passava anche "Mario il Pessàro" e Mamma acquistava sempre le sardine e il vitello di mare.
Stagionalmente c'era anche l'ombrelàro che si metteva sul sagrato della chiesa e il Moléta...
In tempi più recenti anche un furgone che vendeva carne, ma per poco tempo. Qualche tentativo di bancarelle in piazza, ma senza successo.
Ora resiste ancora "el formajàro" dal camion giallo e "el Padovàn" con le so "banànele"...
Qualcuno di voi ne ricorda altri?

12 commenti:

  1. Ti sito desmengera' de Giorgio , el nostro fruttivendolo. Poi , fino poco tempo da, c'era un furgone grande che vendeva casalinghi e altro. Il particolare che lo distingueva, erano i secchi e altri oggetti colorati, che trasportava sulla capita . Poi c'era il ''senza recia '' che vendeva biancheria.

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    1. Hai ragione ;-) chiedo venia, ma i lettori servono anche a correggere ;-)
      Ricordo anch'io "quelo dele bacinèle". Il "sensa recia" mi sfugge...

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  2. E c'era, fino a 30-40 anni fa...circa, lo scarparo, con il suo furgoncino.

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    1. Non riesco a comprendere se ti riferisci "in generale" o che c'era veramente questa figura dello scarparo col furgoncino che io non ricordo, ma nemmeno mamma

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  3. Giovanni di Zanè vendeva scarpe, mia nonna Neni aveva la collezione di ciabatte. Il venditore aveva un furgone grigio. Alessandro African

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  4. Correva l'anno 1950... Un certo °Modenato" veniva ogni tanto in paese con il suo camion e riforniva frutta e verdura ai pochi negoziati (come la Ema Lussa). I ragazzini saltavano sul camion per rubare una mela o una "caruba". Poi c'era un venditore di biancheria (lenzuola, asciugamani, coperte) che veniva da Bergamo (credo). parcheggiava in piazza, apriva il camion ai lati e lo trasformava in un negozio all'aperto. Il figlioletto di 10 o 12 anni faceva il giro delle strade battendo il tamburro. Era il segnale! Alla sera tutti in piazza e il venditore aveva un motto: "Non vendo, regalo" e abbassava i prezzi fino a convincere le donne. Era un artista nel saper vendere. Un grande urlatore. Poi c'era quello che comprava "strasse, ossi, fero vecio e pele de conejo". I ragazzini si rifornivano ai "giaruni", dove c'erano queste materie prime, grazie alle "brentane". E come non ricordare le donne che venivano da Luserna e dintorni con le gerle piene di utensili da cucina in legno... o le scatole con fili, bottoni,e tutta la roba per cucire. Entravano di casa in casa, spesso stanche e affamate.
    Anonimo

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    1. Le donne di Luserna non hanno mai venduto utensili in legno. Forse le hai scambiate per le donne della Carnia o del Friuli.

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    2. Forse il "Bergamo" era quello che viveva in Ara e poi vendeva mobili in provinciale nella casa di madame Odette? Un certo Ferrari?

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    3. Dici bene, Carla, la mia casa era proprio affittata ad una famiglia Ferrari che vendeva mobili, dopo guerra. Si legge ancora l'iscrizione sulla casa, sotto "Valpegara". Poi è mio cugino Mario Sartori, figlio di Kikari, che l'ha occupata quando aveva la fabrica di grappe e liquori, e prima di farsi la casa ad Arsiero.

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  5. Mi ero dimenticato del strasse osse e peli de coniggio ( hai qualche anno anche tu anonimo delle 10.42 se l'hai conosciuto ). Con la sua ape Piaggio veniva in paese e c'era sempre qualcosa da portargli. Sebbene piccolo, mi ricordo il portafogli pieno di monetine di alluminio e ci ''pagava '' porgendoci i soldini con le mani talmente sporche che scappanoni pure i microbi. Però eravamo contenti anche con 20/30 lire , magari un ghiacciolo ci stava.

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  6. Io mi ricordo che a Valpegara per un certo periodo (almeno in estate) passava il furgoncino della pulitura

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