L’albero di Natale, dono delle comunità di Rotzo, Pedescala e San Pietro,
al Santo Padre, quest’anno farà buona compagnia al presepe, donato
invece dalla comunità di Scurelle, nella Valsugana trentina. Questa
valle delimita a nord e ad est l’Altipiano dei 7 Comuni, dal lato
opposto rispetto alla Valle dell’Astico, che ne segna il confine sud ed
ovest. Il paese di Scurelle è posto ai piedi dell’Altipiano: è ben
visibile dalla cima dell’Ortigara e fa parte dei ridenti paesi del
fondovalle, assieme agli abitati di Borgo e Castelnuovo. Da lassù, siamo
ad un tiro di schioppo, o poco più. Un tempo ci divideva un confine di
stato, peraltro regolarmente varcato dai contrabbandieri con i loro
carichi di merce, soprattutto tabacco e sale; oggi ci unisce un dono
speciale da offrire ad una persona speciale. Con noi ci sarà anche la
comunità di Parè di Conegliano che ha invece offerto il presepe di sala
Nervi. È bello essere in tanti perché si dimezza il lavoro e si
raddoppia la gioia: il rinfresco sarà preparato dagli studenti riuniti
delle due scuole alberghiere di Asiago e Conegliano. Ognuno porterà i
prodotti del proprio territorio: noi il nostro formaggio più famoso,
l’Asiago, i cugini trentini le loro eccellenze - e sarà una bella sfida!
- gli amici trevisani, inevitabilmente, radicchio e prosecco. Detto per
inciso, anche questi prodotti sono quasi tutti stati offerti.
Saremo in tanti in Piazza San Pietro, il 5 dicembre, ad accendere il Natale. Immagino ci saranno anche molti turisti - a Roma ce ne sono sempre tanti - ma forse loro in quell’albero vedranno solo un inerte supporto per luci colorate, convinti magari che un presepe in legno equivalga ad uno in plastica. Per noi non sarà così, per noi quei legni sono il fiato dei nostri boschi e l’anima delle nostre montagne. Se ascoltiamo con attenzione, potremo sentirli, abete e presepe, parlare con la saggezza dei vecchi di una giovane donna partoriente, di una stalla e di un bambino destinato a cambiare il mondo; li sentiremo conversare di culti antichi, di tradizioni nordiche e rituali orientali; ma racconteranno anche di territori aspri e duri, dove la vita non ti regala niente e forse proprio per questo, in quei luoghi, non solo gli alberi, ma anche le persone mettono le radici e non le tagli più, nemmeno quando te ne allontani; rivivranno storie di uomini e di montagne, ricorderanno sudori, gioie, fatiche, affetti e passioni sbocciati all’ombra delle tanne, guerre e tempeste che hanno portato distruzione e morte; ma diranno anche dell’orgoglio, della tenacia e della voglia di riscatto di popolazioni che da sempre hanno saputo lottare e rialzarsi dopo ogni avversità. Saremo in tanti, attorno all’albero e al presepe. Con noi, idealmente, ci saranno tutte le persone che ci hanno preceduto, i nostri avi, i montanari di un tempo, i boscaioli e i carrettieri, i pastori cimbri e i malghesi dei secoli passati; ci saranno anche coloro che hanno dovuto lasciare le nostre montagne alla ricerca di un posto dove vivere e che sarebbero orgogliose, come lo siamo noi e anche di più, di vedere un albero della loro terra brillare a San Pietro: per tutti questi sarà un momento di riscatto. Allora la gioia e la commozione ci prenderanno da dentro e noi lasceremo fare: e se non tutti riusciranno a capirci, chiediamo almeno di essere rispettati.
Saremo in tanti in Piazza San Pietro, il 5 dicembre, ad accendere il Natale. Immagino ci saranno anche molti turisti - a Roma ce ne sono sempre tanti - ma forse loro in quell’albero vedranno solo un inerte supporto per luci colorate, convinti magari che un presepe in legno equivalga ad uno in plastica. Per noi non sarà così, per noi quei legni sono il fiato dei nostri boschi e l’anima delle nostre montagne. Se ascoltiamo con attenzione, potremo sentirli, abete e presepe, parlare con la saggezza dei vecchi di una giovane donna partoriente, di una stalla e di un bambino destinato a cambiare il mondo; li sentiremo conversare di culti antichi, di tradizioni nordiche e rituali orientali; ma racconteranno anche di territori aspri e duri, dove la vita non ti regala niente e forse proprio per questo, in quei luoghi, non solo gli alberi, ma anche le persone mettono le radici e non le tagli più, nemmeno quando te ne allontani; rivivranno storie di uomini e di montagne, ricorderanno sudori, gioie, fatiche, affetti e passioni sbocciati all’ombra delle tanne, guerre e tempeste che hanno portato distruzione e morte; ma diranno anche dell’orgoglio, della tenacia e della voglia di riscatto di popolazioni che da sempre hanno saputo lottare e rialzarsi dopo ogni avversità. Saremo in tanti, attorno all’albero e al presepe. Con noi, idealmente, ci saranno tutte le persone che ci hanno preceduto, i nostri avi, i montanari di un tempo, i boscaioli e i carrettieri, i pastori cimbri e i malghesi dei secoli passati; ci saranno anche coloro che hanno dovuto lasciare le nostre montagne alla ricerca di un posto dove vivere e che sarebbero orgogliose, come lo siamo noi e anche di più, di vedere un albero della loro terra brillare a San Pietro: per tutti questi sarà un momento di riscatto. Allora la gioia e la commozione ci prenderanno da dentro e noi lasceremo fare: e se non tutti riusciranno a capirci, chiediamo almeno di essere rispettati.
biblioteca civica di Rotzo
nella foto: la capanna della natività in una passata edizione del presepe di Scurelle
Che bella quest'ultima immagine del testo: tutti riuniti idealmente là sotto quell’albero, nel centro della Cristianità, nel respiro dell’eternità, dove il tempo non divide più. Presente e passato, vivi e morti, residenti ed emigrati; tutti finalmente insieme sotto a quel simbolo. Tutti insieme finalmente senza divisioni. Stessi tratti, stessa storia, stesso sangue; insieme finalmente nel mistero di Colui che tutto unisce e rinnova.
RispondiEliminaMolto bello questo testo, la commozione mi ha presa da dentro e l’ho lasciata fare.
RispondiEliminaTutti riuniti idealmente...
Grazie di cuore a chi l’ha scritto.
Vi confesso che da sempre io sono "pro-presepe" e le emozioni che sa sempre trasmettermi sono indescrivibili. Complici anche ricordi particolari di famiglia che rimarranno indelebili.
RispondiElimina