Ho affrontato a più riprese
l’argomento dell’origine dei cognomi delle famiglie di San Pietro sulla base degli scarni
documenti d’epoca o attraverso un impervio processo indiziario laddove questi non
dessero informazioni esaustive. Il documento principe che attesta i nomi delle famiglie paesane originarie è la delibera dell'unione con Rotzo del 29 giugno
1578. Lì troviamo difatti elencati ufficialmente e totalmente i nomi dei 24 capifamiglia terrieri che ratificarono l’accordo1. La gran parte di quei
cognomi storici si possono ritenere specifici di San Pietro, in quanto non
erano sostanzialmente presenti nei paesi o negli
altopiani limitrofi2. Nel secolo successivo comparvero tuttavia altri cognomi con queste caratteristiche,
ossia: Lucca e Alessi.
Sull'origine dei Lucca,
ho già trattato ampiamente, sostenendone in ultima analisi la discendenza
da un ramo dei Toldo. Ne avevo difatti individuato il capostipite in quel Ser Luca q.
Toldoo(10) annoverato nella predetta lista dei capifamiglia; pur lasciando aperta l'ipotesi che altri avessero in seguito mutuato il cognome dall'omonima contra'. Sull'origine
degli Alessi ci arrivo giusto ora, sulla
scorta d'un atto del 1608 che cita fra i testimoni di una ricognizione di dote
tal: Leonardo f. q: Allessii de’ Toldis (Leonardo
figlio del defunto Alessio dei Toldo).
È qui che s'accende una lucina; anzi, un faro! Non sarà che anche gli Alessi sono polloni del vecchio ceppo dei Toldo?
È qui che s'accende una lucina; anzi, un faro! Non sarà che anche gli Alessi sono polloni del vecchio ceppo dei Toldo?
Alessio non era un nome
comune nella nostra area e il tramandamento del nome di battesimo del capostipite fra le generazioni era un uso attenuto e inveterato, come più volte ribadito. Quell’Alessio della fine del cinquecento era facilmente un
figlio cadetto d’un ramo dei Toldo il cui nome venne preso dal santo di
nascita. Proprio in quanto originale, esso si prestava ottimamente a
differenziare la nuova famiglia nella consuetudine paesana e da lì a fissarsi in
cognome il passo è stato poi breve. Nient'altro che lo stesso processo avvenuto qualche generazione prima con i Lucca.
Il cognome Alessi comincia
a comparire in qualche documento a partire dalla metà del milleseicento come
patronimico "de' Alessio o de' Alessi" per poi semplificarsi nella forma attuale verso la fine del secolo successivo. Da quel che si evince dalle fonti è
ch'esso fosse limitato a qualche famiglia, senza mai raggiungere maggior diffusione. All'inizio del XIX secolo abitavano un nucleo di case in centro
al paese, esattamente nel luogo dove furono poi erette le due fontane della piazza ed
erano identificati dal soprannome Camilòto.
Non è che Alessi sia un
cognome esclusivo del paese, beninteso! Esso è piuttosto diffuso in tutt’Italia
e nel vicentino ha il suo nucleo più numeroso nel Bassanese, tuttavia
escluderei l’immigrazione da fuori per un paio di ragioni. La prima è quella
predetta per cui esiste questo indizio documentale, temporalmente coerente e
con altri verosimili precedenti; la seconda è che da noi non ho mai rilevato
immigrazioni in paese di gente che non sia proveniente dall'area strettamente
limitrofa, vale a dire l’Alta Val dell’Astico e gli altopiani contermini;
questo almeno fino alla prima metà del XIX secolo. D'altra parte le risorse locali erano ben scarse e già problematico riuscire a sostenere l'incremento demografico endogeno per poter offrire attrattive3.
Quanto ai Toldo poi, c'era una domanda che m'interpellava e che ora troverebbe una plausibile risposta: pur essendo un ceppo paesano
fra i più antichi, forse il più antico, non mi sembrava che avesse avuto nei secoli una diffusione adeguata
alla sua storia4. La ragione verosimile fu perché, nel tempo, rami cadetti di questa stirpe originarono nuovi cognomi; almeno i suddetti Lucca e
Alessi, ma probabilmente, in epoca anteriore, anche i Bonifaci e i
Facini (estinti).
Sarà per questo che il cognome
d’origine non ebbe nel passato quello sviluppo4 che sarebbe
stato lecito attendersi e che invece ebbero altri, come i Gianesini e i Lucca.
Prerogative simili le avrebbero potenzialmente avute anche i Lorenzi e i
Bonifaci. Tuttavia gli interessi dei Lorenzi gravitavano più nell’area sud-orientale del territorio, molto compenetrati con quelli dei Cerato e infatti
la loro principale casata si trasferì alle Forme nel XVIII secolo prosperando
in quel luogo5. I Bonifaci ebbero anch'essi un andamento non lineare, ma potrebbero essere stati
permeati con l’estinta stirpe dei Facci/Facini.
Note:
(1)
Riga
|
Tit.
|
Nome
|
*/+
|
Paternità
|
Cognome
|
Note
|
1
|
Lunardo
|
q.
|
Facino
|
di
FACINI
|
||
2
|
Francesco
|
q.
|
Zuane
|
de
Piero de Lorenzo
|
(assente)
- per lui vota (15)
|
|
3
|
Zuane
|
q.
|
Bartolomeo
|
di
JANESINI
|
||
4
|
Antonio
|
q.
|
Baptista
|
di
JANECHINI
|
Sindaco
|
|
5
|
Jo.
Piero
|
q.
|
Jo.
Battista
|
di
JANESINI
|
||
6
|
Francesco
|
q.
|
Jo.
Battista
|
di
JANESINI
|
||
7
|
ser
|
Battista
|
q.
|
Crestofforo
|
de
TOLDI
|
|
8
|
Zuanmaria
|
q.
|
Crestofforo
|
de
TOLDI
|
(assente)
- per lui vota il fratello (7)
|
|
9
|
N.N. | N.N. |
TOLDO
|
(assente)
- Nipote di (7) che vota per lui
|
||
(10)
|
ser
|
Luca
|
q.
|
Toldo
|
N.N. |
qui
nominato solo il padre col cognome
|
11
|
Domenego
|
q.
|
Lorenzo
|
de
Piero de Lorenzo
|
||
12
|
Lunardo
|
q.
|
Battista
|
FACINO
|
||
13
|
ser
|
Marco
|
q.
|
Antonio
|
Dalla
COSTA
|
de
Rozzo, habita a SP - [unico che vota no]
|
14
|
Battista
|
de
|
Marco
|
Dalla
COSTA
|
Figlio
di (13)
|
|
15
|
ser
|
Iseppo
|
q.
|
Zamaria
|
de
Piero de Lorenzo
|
Sindaco
|
16
|
ser
|
Bernardino
|
q.
|
Jo.
Gasparo
|
de
REZANINI
|
|
17
|
ser
|
Hieronimo
|
q.
|
Stephano
|
de
BONIFACIO
|
|
18
|
Francesco
|
q.
|
Asolino
|
de
JANESINI
|
||
19
|
Lorenzo
|
q.
|
Facino
|
di
FACINI
|
||
20
|
Andrea
|
q.
|
Jo.
Batta
|
de
JANESINI
|
||
21
|
Zampiero
|
q.
|
Zuane
|
de
Piero de Lorenzo
|
||
22
|
Zamaria
|
q.
|
Francesco
|
de
Piero de Lorenzo
|
||
23
|
Bonifacio
|
q.
|
Francesco
|
de
BONIFACIO
|
||
24
|
ser
|
Battista
|
N.N. |
de
FONTANA
|
(2) Il XVII secolo è l'epoca storica in cui si assiste al consolidamento dei cognomi, che d’allora in poi, particolarmente in seguito delle disposizioni del Concilio di Trento sulla costituzione delle anagrafi parrocchiali, si fissarono in quelli trasmessi fino ai giorni nostri. Anteriormente, le registrazioni ufficiali identificavano le persone con patronimici o mestieri che erano palesi all’epoca, ma sovente non consentono di risalire le generazioni in modo univoco a distanza di secoli.
(3) Ci venne p.e. la famiglia Sartori da Gallio nel milleseicento, ma per esercitare l'attività molitoria consortile, che evidentemente non aveva professionalità locali capaci di farlo.
(4) Non confonda il fatto che in tempi moderni
esso sia divenuto il cognome più diffuso in paese: in passato lo fu molto meno;
pur essendo sempre annoverato fra i maggiorenti e i proprietari terrieri.
(5) Alcuni indizi e coincidenze mi farebbero
sospettare che i Lorenzi derivino da un'antica costola dei Cerato, come forse anche i Lorenzini dei Forni, ma non ho trovato finora conferme. Anche
per i Cerato dei Forni vale infatti la stessa osservazione fatta per i Toldo di
San Pietro: sono cognomi molto antichi e autoctoni per i quali non s'è
assistito ad una corrispondente proliferazione storica e quindi li sospetto
d'aver generato nei secoli altri cognomi familiari. Questo pur considerando che il
loro ramo nobilitato ebbe autonomo sviluppo fuori dal territorio
valligiano, ma in epoche comunque ancora remote.
Personalmente penso che all’inizio del 1600 i cognomi locali fossero gia’’ formati da tempo,come sembrerebbe risultare dai libri parrocchiali locali.Quest’ultimi sono ricchi d’informazioni indirette non solamente per i nomi,ma anche per luoghi,ecc.Ad es.,la Sega de Russa non sembrerebbe essere Barcarola,ma la Sega dei Russati/Rossati,poi spazzata via dalla furia dell’ inondazione dell’Astico del 1648,e da allora piu’ menzionata nei citati libri,sebbene ricordata da Giovanni Mattielli di Pedescala che la’ci si recava con il legname fino alla data citata. Ma questo e’ un altro argomento.Un plauso comunque a chi chi,come Gianni,e’ alla continua ricerca della nostra storia.
RispondiEliminaLa maggior parte Riccardo, ma non tutti. Solo dopo il 1650, quando trovarono diffusa applicazione le direttive del Concilio di Trento in materia di anagrafe parrocchiale, possiamo dire che nella nostra zona i cognomi si fissarono definitivamente nelle forme attuali. Ne è un esempio proprio il mio: Spagnolo, che pur girando a Rotzo da più di 2 secoli come soprannome d'un ramo degli Slaviero di Albaredo, cominciò a divenire ufficiale solo dalla metà del milleseicento.
EliminaLa Sega de Russa io l'ho trovata citata nei documenti riferita ai Cechinatto (Zecchinati) o ai Cerato, che probabilmente ne erano gli originari proprietari; sempre comunque nell'ambito del territorio di Forni. Son d'accordo che la sua effettiva posizione potrebbe non coincidere con l'attuale Barcarola, ma sicuramente era poco distante.
Non so se la stirpe scalzarota dei Rossati abbia a che fare con la Sega di Russa, l'ipotesi ci starebbe anche, ma in questo caso è più probabile che si siano spostati gli uomini piuttosto che l'impianto.