mercoledì 25 aprile 2018

Brexit: Regno Unito come l'Italia, ma per loro non è un complimento





Le nuove stime del Fondo Monetario Internazionale sull’andamento del Pil globale vedono il Regno Unito retrocesso nella serie B occidentale, per così dire, appunto insieme all’Italia e al Giappone.



LONDRA -  “La Gran Bretagna al livello dell’Italia”. Per gli inglesi, non è un complimento: erano abituati a considerarci come un paese perennemente in crisi o almeno dall’economia anemica. Ora le nuove stime del Fondo Monetario Internazionale sull’andamento del Pil globale vedono il Regno Unito retrocesso nella serie B occidentale, per così dire, appunto insieme all’Italia e al Giappone, ben distante dalle solide prestazioni di Germania e Francia, oltre che dalla media dell’Eurozona.
 
Uno smacco che i media e gli analisti di Londra mettono in relazione con vari fattori: alta inflazione, deboli investimenti, una cronica bassa produttività e, inevitabilmente, le incertezze generate dalla Brexit. Una situazione che secondo l’Fmi resterà negativa o tenderà a peggiorare in tutti gli scenari sull’uscita dall’Unione Europea: soft Brexit, hard Brexit o divorzio senza alcun accordo.
 
Il dato chiaro, per il momento, è che la distanza fra le altre economie delle nazioni avanzate e la Gran Bretagna è in aumento. Le previsioni del Fondo per i prossimi due anni sulla ripresa negli Stati Uniti, in Germania e in Francia sono migliorate con una crescita dello 0,2 per cento in più. La crescita globale, calcolando anche i paesi emergenti, per lo stesso periodo è stata rialzata al 3,9 per cento. Negli Usa la stima per il pil è del 2,9 quest’anno e del 2,7 l’anno prossimo. Per l’eurozona è stata portata dal 2,2 al 2,4 per cento.
 
Per il Regno Unito si prospetta invece una crescita dell’1,6 nel 2018 e dell’1,5 per cento nel 2019, quando sino al recente passato la norma sarebbe stata dal 2 per cento in su. E per la fine dell’anno prossimo, se le previsioni dell’Fmi saranno realizzate, la Gran Bretagna sarà il fanalino di coda, sorpassata anche da Italia e Giappone. Il Fondo afferma che la Banca d’Inghilterra dovrà presto alzare i tassi d’interesse per tenere a bada l’inflazione: una mossa che gli esperti della City danno per certa il mese prossimo e che ha generato un aumento della sterlina sui mercati valutari. Ma senza risolvere l’incognita della Brexit, nel lungo termine questa mossa difficilmente basterà a rilanciare l’economia britannica.
Enrico Franceschini
repubblica.it
(segnalato da Odette)

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