LA RIFLESSIONE
Perchè ci vogliono le regole in una società civile.
C’era una volta un complesso di sette strumenti musicali: erano un
pianoforte, un violino, una chitarra classica, un flauto, un sassofono,
una cornetta e una batteria.
Vivevano nella medesima stanza, ma non andavano d’accordo. Erano così orgogliosi che ognuno pensava di essere il re degli strumenti e di non aver bisogno degli altri. Non solo, ma ciascuno voleva suonare le melodie che aveva nel cuore e non accettava di eseguire uno spartito. Tutti ritenevano ciò una imposizione intollerabile che violava la loro libertà di espressione.
Quando al mattino si svegliavano ognuno cominciava a suonare liberamente le proprie melodie e per superare gli altri usava i toni più forti e violenti. Risultato: un inferno di caotici rumori.
Una notte capitò che la batteria non riuscisse a chiudere occhio per il nervoso. Per passare il tempo cominciò a scatenarsi con le sue percussioni. Fu la goccia che fece traboccare il vaso. Per la prima volta tutti gli strumenti si trovarono d’accordo su una cosa: la decisione di andare ognuno per conto suo.
Stavano per uscire quando alla porta bussò una bacchetta con uno spartito in cerca di strumenti da dirigere.
Parlando con garbo e diplomazia chiese loro di fare una nuova esperienza, quella di suonare ognuno secondo la propria natura, ma con note, ritmi e tempi armonizzati.
“Con un occhio guardate lo spartito, con l’altro i miei cenni, dopo che avrò dato il via, disse la bacchetta”.
Un po’ perché erano molto stanchi del caos in cui vivevano, un po’ per la curiosità di fare una nuova esperienza, accettarono.
Si misero a suonare con passione dando ognuno il meglio di se stesso e con una obbedienza totale alla bacchetta… magica.
A mano a mano che andavano avanti si ascoltavano l’un l’altro con grande piacere. Quando la bacchetta fece il cenno della fine un’immensa felicità riempiva il loro cuore: avevano eseguito il famoso Inno alla gioia di Beethoven.
Cosa mi dice questa storia :
L'essere umano non è nato per vivere da solo, dunque per vivere in una comunità sono importantissime le regole che comportano diritti e doveri. La libertà assoluta non può che andare a ledere la libertà degli altri, per cui è necessario trovare dei compromessi affinche' si rispettino gli altri ed al tempo stesso gli altri rispettino noi,
Da qui l'importanza dell'insegnamento dell'educazione civica, sin dai primi mesi di vita da parte dei genitori, della scuola e della comunità.
Chi urla forte pretendendo i propri diritti in genere è proprio chi i diritti degli altri li calpesta, accecato dal proprio IO nemmeno se ne rende conto.
Come chi racconta tutto fiero che la fa in barba allo stato evadendo, non si rende conto che lo stato sono gli altri ed arreca loro danni, magari al proprio vicino che tanto gli è simpatico e che non riesce a tirare a fine mese ma paga fino all'ultimo soldo le proprio tasse.
O come chi si aggrappa alla libertà di espressione infangando altre persone e segnandole per la vita, pur risultando esse innocenti.
E chi tiene alto il volume della televisione o dello stereo, sbatte le sedie, urla a tutte e ore del giorno, che succederebbe se il vicino facesse come lui? E se tutti i condomini lo facessero?
Insomma, non pensiamo sempre col nostro ego, ma proviamo a metterci sempre dall'altra parte e vedere se saremmo felici che qualcuno ci faccia quello che noi stiamo facendo.
Vivevano nella medesima stanza, ma non andavano d’accordo. Erano così orgogliosi che ognuno pensava di essere il re degli strumenti e di non aver bisogno degli altri. Non solo, ma ciascuno voleva suonare le melodie che aveva nel cuore e non accettava di eseguire uno spartito. Tutti ritenevano ciò una imposizione intollerabile che violava la loro libertà di espressione.
Quando al mattino si svegliavano ognuno cominciava a suonare liberamente le proprie melodie e per superare gli altri usava i toni più forti e violenti. Risultato: un inferno di caotici rumori.
Una notte capitò che la batteria non riuscisse a chiudere occhio per il nervoso. Per passare il tempo cominciò a scatenarsi con le sue percussioni. Fu la goccia che fece traboccare il vaso. Per la prima volta tutti gli strumenti si trovarono d’accordo su una cosa: la decisione di andare ognuno per conto suo.
Stavano per uscire quando alla porta bussò una bacchetta con uno spartito in cerca di strumenti da dirigere.
Parlando con garbo e diplomazia chiese loro di fare una nuova esperienza, quella di suonare ognuno secondo la propria natura, ma con note, ritmi e tempi armonizzati.
“Con un occhio guardate lo spartito, con l’altro i miei cenni, dopo che avrò dato il via, disse la bacchetta”.
Un po’ perché erano molto stanchi del caos in cui vivevano, un po’ per la curiosità di fare una nuova esperienza, accettarono.
Si misero a suonare con passione dando ognuno il meglio di se stesso e con una obbedienza totale alla bacchetta… magica.
A mano a mano che andavano avanti si ascoltavano l’un l’altro con grande piacere. Quando la bacchetta fece il cenno della fine un’immensa felicità riempiva il loro cuore: avevano eseguito il famoso Inno alla gioia di Beethoven.
Cosa mi dice questa storia :
L'essere umano non è nato per vivere da solo, dunque per vivere in una comunità sono importantissime le regole che comportano diritti e doveri. La libertà assoluta non può che andare a ledere la libertà degli altri, per cui è necessario trovare dei compromessi affinche' si rispettino gli altri ed al tempo stesso gli altri rispettino noi,
Da qui l'importanza dell'insegnamento dell'educazione civica, sin dai primi mesi di vita da parte dei genitori, della scuola e della comunità.
Chi urla forte pretendendo i propri diritti in genere è proprio chi i diritti degli altri li calpesta, accecato dal proprio IO nemmeno se ne rende conto.
Come chi racconta tutto fiero che la fa in barba allo stato evadendo, non si rende conto che lo stato sono gli altri ed arreca loro danni, magari al proprio vicino che tanto gli è simpatico e che non riesce a tirare a fine mese ma paga fino all'ultimo soldo le proprio tasse.
O come chi si aggrappa alla libertà di espressione infangando altre persone e segnandole per la vita, pur risultando esse innocenti.
E chi tiene alto il volume della televisione o dello stereo, sbatte le sedie, urla a tutte e ore del giorno, che succederebbe se il vicino facesse come lui? E se tutti i condomini lo facessero?
Insomma, non pensiamo sempre col nostro ego, ma proviamo a metterci sempre dall'altra parte e vedere se saremmo felici che qualcuno ci faccia quello che noi stiamo facendo.
LA POESIA
Oggi non aspettavo nessuno,
proprio nessuno, credimi.
Ma ad una certa ora
è venuta la nostalgia
a parlarmi di un tempo
che non sento più
e lì, a chiedermi perchè.
La malinconia
si è seduta al mio fianco
quasi volesse chiarirmi le idee,
ma ha messo un velo pesante
sul mio cuore.
La tristezza non ha resistito
a farsi largo e prendere la scena,
bagnarsi la veste di ricordi,
cadermi addosso come pioggia d'aprile.
Solo allora ho preso coraggio
guardando in faccia le amiche invadenti,
ho aperto la porta e le ho spinte fuori,
e adesso, che mi guardo dentro,
penso di averla scampata bella.
Ma la giornata non è finita,
a fare i conti c'è sempre tempo
ma...
la solitudine mi siede accanto,
beviamo un thè caldo e fumante.
Francesca Stassi
LA FRASE
IL PROVERBIO
Chi che prométe l'è un gentiluomo, chi che mantién l'è un galantuomo
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