martedì 19 dicembre 2017

Arsiero-Tonezza. In fumo il sogno della fusione. A Tonezza plebiscito per il ‘no’



Va in fumo il sogno della fusione per Arsiero e Tonezza del Cimone. Un risultato in controtendenza nella storia delle aggregazioni tra Comuni, decretato dai cittadini che hanno messo nero su bianco la loro contrarietà nel referendum popolare concluso poche ore fa, e che lascia i due sindaci Tiziana Occhino e Diego Dalla Via a dir poco ammutoliti.
I risultati parlano chiaro. Ad Arsiero, sebbene su 1.081 votanti 610 abbiano messo la croce sul ‘sì’ e ‘solo’ 464 sul ‘no’, a Tonezza su 371 votanti ben 284 hanno votato ‘no’ e solo 83 hanno scelto il ‘si’ alla fusione. Il risultato positivo per Arsiero (vittoria dei ‘si’ per il 56,43%) viene dunque ribaltato da quello di Tonezza (vittoria dei ‘no’ per il 76,55%), che porta la percentuale dei contrari quasi al 52%. I cittadini hanno evidentemente espresso il desiderio di mantenere lo status quo amministrativo.
La delusione dei due primi cittadini è a dir poco palese, anche se fino all’ultimo avevano incrociato le dita per scongiurare le contrarietà dei cittadini, promuovendo nell’ultimo anno una campagna informativa serrata nei confronti di una fusione alla quale credevano fortemente come necessaria per la sopravvivenza dei due enti.
‘Sono amareggiata – ha detto Tiziana Occhino non appena appreso il risultato – ma definire solo amarezza quello che provo è troppo poco. Sono letteralmente senza parole. Anche per Dalla Via questo risultato è stato una mazzata’.
Marta Boriero-altovicentinonline

6 commenti:

  1. Il voto non si discute, se la maggioranza dei votanti di Tonezza ha deciso per non l'aggregazione con Arsiero bisogna accettarla. Ma un pensiero personale si può fare. Credo che il comitato per il no si sia opposto solo per questioni egoisticamente e di tipo campanilismolto senza capire che l'unico modo per sopravvivere per questi piccoli comuni di montagna è l'aggregazione. Personalmente hanno perso una grande occasione, sia sotto il fatto economico che a livello sociale. Sperare di sopravvivere restando arroccati su idee ormai vecchie e obsolete è da irresponsabili. Tra pochi anni tutti questi piccoli comuni, tutti i piccoli enti dovranno fondersi per legge ma senza usufruire delle agevolazioni oggi disponibili.

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  2. visto un volantino fatto girare dal comitato no fusione dove mettevano in guardia la popolazione che se avveniva la fusione potevano sparire da Tonezza l'ufficio postale,le scuole,la farmacia ,adirittura si ipotizzava la chiusura dell'unico benzinaio,e detto volantino terminava con il sospetto che si volesse trasformare Tonezza a centro accoglienza immigrati,cosa ci si può aspettare da persone cosi intelligenti.

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    1. Giri il volantino alla Carla per pubblicazione?

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  3. Anziché parlare di “unione”, si dovrebbe parlare di “federazione” dei Comuni. Se il problema è il campanilismo, è il campanilismo stesso che si deve affrontare. Per esemplificare, Tonezza non può essere inglobata nel nuovo Comune, cioè non può diventare una contrada come Castana o Scalini, ma dovrebbe mantenere la propria peculiarità e, quindi, la nuova realtà comunale dovrebbe assicurare che le due Comunità fossero allo stesso livello.
    Al di là delle buone intenzioni degli Amministratori in carica, nella realtà capita, quasi sempre, che i cittadini del Comune deputato ad essere capoluogo considerino l’unione come un’opportunità per impossessarsi delle risorse dell’altro Comune soccombente, sottovalutandone pure le necessità.

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  4. Mi basta vedere la destra Astico, "fusa" alla sinistra Astico... e le baruffe fra i sinistra Astico?

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    1. Infatti, quell’unione è stata creata dalla Legge fascista n. 1184 del 1940, senza consultare democraticamente le popolazioni interessate. Tale legge aveva per titolo: “Riunione dei comuni di Casotto e di Forni di Val d’Astico e delle frazioni Pedescala e San Pietro Val d’Astico del Comune di Rotzo in unico Comune denominato Valdastico.” (Forni e Casotto erano comuni scritti appunto in minuscolo.)
      La suddetta legge stabiliva che il capoluogo fosse San Pietro.
      Inoltre, nella disgregazione del Comune di Rotzo, venivano considerati i soli beni patrimoniali e non quelli demaniali (cioè di uso civico) che rimanevano, pertanto, erroneamente, nella totalità in capo allo stesso Comune originario. (Anche allora, come adesso, purtroppo, le leggi venivano scritte dagli ignoranti!).
      Ecco, a mio parere, le parole “unione”, “riunione” e “fusione”, che è la peggiore delle tre, sono sbagliate: al loro posto dovrebbe essere usato il termine “federazione”, il cui significato suona diversamente.
      Sembra banale, ma l’uso di parole appropriate non è mai sbagliato e potrebbe eviterebbe di causare brutte figure anche agli Amministratori seri e bene intenzionati.

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