martedì 26 dicembre 2017

Il tramonto del grande vecchio


Lo sapete perché una volta i grandi vecchi delle famiglie contadine passavano a miglior vita in autunno o nel centro dell’inverno? 
Voi direte perché il clima era umido e freddo, i vecchi a volte non erano ben nutriti ed era facile prendere una brutta polmonite che non lasciava scampo. Che era la classica stagione nella quale il grande poeta Ungaretti diceva "si sta come d’autunno sugli alberi le foglie". Che bastava a volte il venticello leggero del dipanatoio, cioè bastava un nonnulla per provocare la fine improvvisa. Che scivolare nel fango e nella neve era facile. Disse Giovanin guardando il muro della chiesa: hanno appeso il manifesto funebre e pensare che sabato sera giocavamo a briscola insieme. Ora vi svelo una verità. Molti vecchi sostenevano infatti che il destino aveva programmato per loro il passaggio nell’aldilà nel periodo dell’anno nel quale c’era poco lavoro in campagna e quindi più tempo per gestire con grande partecipazione la dipartita. Pensate se capitava in piena raccolta delle pesche, bastava saltare un giorno e subito diventavano troppo mature e non si vendevano. Pensate se capitava durante la mietitura o la trebbiatura, chi aveva tempo di sospendere il lavoro? Uno dei più ferventi sostenitori di questa tesi era il vecchio Taboni. Vi ho già parlato di lui e della sua famiglia di contadini mezzadri. Come ricorderete, oltre al vecchio che aveva ormai 97 anni e la moglie della stessa età, c’erano i due figli entrambi sposati, le due nuore ed alcuni nipoti. Vi ho detto che il vecchio era famoso perché sapeva fare le previsioni del tempo in modo perfetto e non sbagliava mai. Vi ho raccontato pure del viaggio a Milano per la prima volta delle due nuore, la Sandra e la Idina. Fino all’età di 90 anni era stato sveglissimo ed era solito comandare ancora i figli e programmare i lavori in campagna. Poi il fisico cedette e di fatto fu costretto a letto nella stanza al primo piano della grande casa contadina. Lo accudivano la moglie e le due nuore. La moglie di nome Maria e soprannominata Mariuccia era una donnina piccola e magra. Aveva una grande energia. Aveva la stessa età del marito, ma, non ci crederete, faceva ancora la piadina tutti giorni, tirava la sfoglia per fare le pappardelle. Sapeva fare un umidino di pollo che… si mangiava solo con il profumo. Cucinare era la sua passione ed utilizzava materie prime povere per fare piatti succulenti. Per esempio sapeva fare un ottimo sugo con i rifiuti dei carciofi. In ottobre, novembre, le piante di carciofo venivano diradate e delle tre o quattro piante di ogni carciofo veniva lasciata la più bella. Le altre venivano recise, la parte dura con le foglie veniva data in pasto alle mucche, la parte tenera e bianca veniva cucinata in vari modi, in padella con aglio e pomodori, in umido ed appunto sminuzzata per fare un ottimo sugo con la pancetta per le tagliatelle. Non era interessata invece alle attività diffuse fra le sue amiche, cucire e lavorare all’uncinetto. Ovviamente non era più capace di andare a lavorare nei campi ed accudire gli animali. A suo marito pensava lei per molte cose perché sapeva che aveva delle abitudini alle quali mai avrebbe rinunciato. Alla mattina gli portava la colazione che era formata da due tuorli d’uovo freschi da pollaio sbattuti con l’aggiunta di zucchero ed abbondante liquore marsala. Alla sera la cena del Taboni era fatta da un bicchiere abbondante di vino sangiovese nel quale ammollava un pezzo di pane raffermo o piadina del giorno prima. A mezzogiorno era prevista la solita minestrina. Erano piccoli scampoli di sfoglia cotti nel brodo di pollo o nel brodo di verdura. Spesso il vecchio diceva scherzando: se voglio mangiare bene va a finire che mi tocca andare all’ospedale. Quando la Mariuccia faceva la piadina, i primi quadretti bollenti e tolti dalla ‘’tegia’’ erano per i bambini che le stavano vicino come gli uccellini nel nido che aspettano l’arrivo della mamma a bocca aperta. I bambini avevano il compito di portarne uno al bisnonno che se lo gustava. Ogni tanto la Mariuccia che era solita portare un grembiale piegato in due come una bisaccia come si usava per le donne a quel tempo, nascondeva una pesca matura oppure un grappolo d’uva piuttosto che un caco e lo portava al marito di nascosto. Si comportava come se qualcuno potesse rimproverarla. Non era vero, ma a lei piaceva, come a molti anziani, fare le piccole cose lecite di nascosto. Per esempio di domenica chiamava i bambini piccoli dietro il pagliaio, cominciava a razzolare nella tasca e dava loro alcuni spiccioli per comprarela carruba. Ma come si diceva all’epoca, non è tutto oro quello che riluce. Infatti la Mariuccia pur avendo una grande vitalità non ci stava più completamente con la testa. Si muoveva continuamente e parlava senza sosta. Riconosceva il marito e tutti i componenti della famiglia, ma aveva smarrito o molto attutito i sentimenti del dolore, del piacere e della compassione. Per esempio quando in paese si ammalava gravemente una persona molto conosciuta lei non realizzava il fatto e si comportava come se nulla fosse accaduto. Quando si sposò la nipote e fecero una grande festa, la Mariuccia voleva fare la piadina come gli altri giorni e chiedeva perché la nipote era vestita di bianco. Inoltre ricordava benissimo i fatti accaduti molti anni fa, ma dimenticava facilmente i fatti recenti. Ogni tanto nel cuore della notte si alzava, si vestiva di tutto punto e diceva al marito: alzati che andiamo a raccogliere le olive. Il Taboni gestiva la situazione con grande calma ed anziché rimproverarla rispondeva: ora mi vesto e poi andiamo, magari dormiamo altri cinque minuti. La vecchietta si rispogliava e si metteva di nuovo a letto. Tutti in famiglia erano coscienti del fatto, ma la cosa veniva gestita egregiamente perché la controllavano e la lasciavo fare. In fondo non dava fastidio a nessuno e lavorava come una matta in cucina. Il Dottore della mutua il famoso Celletti l’aveva visitata ed aveva concluso che non c’era nulla da fare, era semplicemente la vecchiaia che in alcune persone produce questi effetti. Siamo all’inizio degli anni 60 e ci troviamo nei bei paesi sulle colline romagnole di Cesena abitate da famiglie di contadini mezzadri. La mia era una di quelle ed io ero un bambino al quale sono rimaste impressi molti ricordi. Quell’inverno fu particolarmente freddo. Eravamo ai primi di dicembre e tutta la campagna era ricoperta di neve da ormai 20 giorni che, causa le basse temperature, non ne voleva sapere di sciogliersi. Nella grande casa contadina la camera da letto dei due vecchi era proprio la prima vicino e comunicante con la cucina. In questo modo il calore del camino acceso anche di notte intiepidiva l’aria. Le altre stanze da letto erano più distanti ed allora alla sera c’era bisogno di riscaldare le lenzuola fredde ed umide. Si usava il famoso "prete con la suora". I carboni ardenti messi nello scaldino venivano ricoperti di cenere così il calore si manteneva più a lungo e non c’era il pericolo che partisse una favilla che rischiava di incendiare tutto. Ovviamente come in tutte le case contadine non c’era un corridoio, ma per andare in ogni stanza si attraversavano le precedenti. Di norma il capofamiglia e la moglie stavano nell’ultima stanza. Il vecchio Taboni iniziò a non stare bene. Non aveva febbre ed il Dottor Celletti non aveva rilevato altre malattie manifeste, ma il vecchio deperiva continuamente. Non aveva più appetito e parlava flebilmente preferendo il silenzio, lui che era un gran chiacchierone. Quando alla mattina non voleva fare colazione la Mariuccia si sedeva sul letto e non se ne andava fino a che lui non aveva mangiato almeno una parte dei tuorli sbattuti con zucchero e marsala. La domenica mattina quando le donne uscivano dalla messa delle sette, chiedevano alla Mariuccia come stava suo marito. Lei rispondeva senza tradire apparentemente alcuna emozione: si spegne piano piano come una candela. Un giorno il vecchio chiamò le due nuore, la Sandra e la Idina, le fece sedere sul letto e disse loro lentamente, ma in modo chiaro: io sono arrivato ormai alla fine. Sento che fra qualche giorno partirò. Non mi dispiace perché sono vissuto a lungo e me ne vado senza avere dolore fisico, solo un poco di fiacca. Vi chiedo un piacere. I miei due figli sono invorniti, se non ci foste voi due non sarebbero capaci neppure di infilarsi i pantaloni. Quando non ci sarò più date un’occhiata alla Mariuccia, fate in modo che non si faccia male. E’ brava e quando si impunta non sgridatela, ma datele ragione e piano piano ritorna normale. Fate in modo di comprarvi un podere se potete perché essere contadini mezzadri è un po’ come andare per garzoni. Io non voglio il prete al mio funerale perché sono un repubblicano ed il paradiso l’ho avuto nell’aldiquà, cosa me ne farei di un altro nell’aldilà? Alla Mariuccia piace andare alla messa, quando non potrà più camminare aiutatela voi ad andarci. Alle due donne iniziarono a scendere copiose lacrime mentre il vecchio era stranamente molto sereno. Terminò dicendo: ora andate a fare la broda per i maiali, non sentite come strillano? Passarono alcuni giorni ed una notte la Mariuccia si alzò per andare a prendere la borsa dell’acqua calda perché il marito era freddo. Nel rumore accorsero gli altri, ma il vecchio Taboni era già partito, era rimasto solo il suo corpo inerme e con il viso ancora sorridente che lui si era dimenticato di portarsi dietro. Disse la Mariuccia: vedete come sorride, è morto sereno’’.
Fiorenzo Barzanti web

1 commento:

  1. Nulla, carimiei, supera il sublime sollazzo dell'entrare in un giaciglio riscaldato in cotal maniera in una sera di gelido inverno, dopo aver seminato le scricchiolanti scale degl'indumenti inutili e rannicchiarsi fetalmente in quel calduccio estendendo gradualmente le stanche membra alla cerca del secco teporino di quelle coltri.

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