Anche quest'anno, il 3 dicembre, a Pedescala abbiamo portato Santa Barbara per le vie del Paese, chiedendo ancora protezione e aiuto...
Domenica 4 dicembre,
giorno di Santa Barbara, a Pedescala da qualche anno si è ripreso a
fare l’antica processione che un tempo vedeva la partecipazione di
numerosi fedeli. Tanti anni fa, nei nostri paesi, molti erano i
minatori, basti pensare alle cave che davano lavoro a tanti uomini e
per questo molto più forte era l’amore per la loro Patrona a cui
ricorrevano in quanto protettrice di tutti quelli che maneggiano
esplosivi. La S. Messa domenicale è stata partecipata, ma più di
tutto la tradizione di portare un’immagine religiosa per le vie del
paese, è tutt’ora molto cara alla popolazione, specialmente alle
persone più anziane. A Pedescala vive ancora un minatore, l’ultimo
di tanti che un tempo si guadagnavano da vivere nelle miniere,
Michele Longin, da sempre devoto alla Santa. Non potendo partecipare
alla celebrazione è rimasto alla finestra per veder passare la sua
patrona, ma ha ricevuto un piccolo regalo: il baldacchino con la
statua, portata dagli alpini, si è fermato per alcuni istanti
davanti a lui che, visibilmente commosso, ha salutato la sua Santa
speciale. A volte basta poco per far felice una persona, Michele ha
dimostrato con il suo sguardo la felicità di quei momenti. Dopo il
bacio della reliquia, la celebrazione è terminata, con la certezza
che queste tradizioni devono continuare a ricordo di tante persone.
Nel pomeriggio, a Valpegara, altra frazione del comune di Valdastico,
c’è stata la tradizionale festa per Santa Barbara; la celebrazione
della Messa, presso l’edificio dell’ex casello e poi la
bicchierata con cioccolata e vin brulè. Nella contra', la piccola
chiesetta dedicata a Santa Barbara, è stata meta di molte persone
dei paesi vicini, dimostrando la fede che ancora è radicata e merita
di essere tenuta viva.
Pensando a questa
giornata, ho rivisto una vecchia cassetta di Pedescala dove, tra le
tante cose che Don Romeo Martello, allora parroco del paese, aveva
filmato, ho ripercorso la giornata degli uomini della cava.
Il lavoro iniziava
all’alba, si saliva a piedi attraverso il sentiero che parte dal
“Mulin”e, giunti sul posto, la giornata trascorreva tra scoppi,
polvere e duro lavoro. Avevano a disposizione camion, ruspe, dumper
per trasportare i grossi pezzi di marmo che avevano ottenuto facendo
“scoppiare” la montagna. Poi caricavano tutto il materiale su
dei “cariei” che scendevano attraverso una teleferica fino alle
“Bregone” (per i ragazzi di quel tempo era divertente vederne la
discesa e sentire il fragore, dello scarico del materiale!).
Nonostante il filmato sia d’altri tempi, sa dare l’idea della
durezza di questo lavoro, delle difficoltà, del pericolo…
A mio
ricordo, c’era un gruppo di uomini di Posina che lavorava alla
cava, abitavano dal lunedì al sabato vicino a casa mia e la mia
famiglia aveva stretto con loro un rapporto di amicizia. Ma la
persona che mi è rimasta nella mente è Alvise, un uomo buono,
gentile, un gran lavoratore, che nonostante fosse stanco, se avevamo
bisogno, dava volentieri una mano in qualsiasi cosa. Alla fine di
una giornata in cava, gli operai erano esausti, ma alla sera lui
cercava sempre la compagnia delle persone che gli erano amiche.
Ricordando questo periodo ho capito il motivo per cui tanti erano i
devoti a Santa Barbara, rivedendo vecchie foto della processione,
dove la partecipazione è molto numerosa, si può veramente dire che
immenso era il culto, e l’amore per la Patrona dei minatori. Sono
certa che chi ricorda abbia il dovere di raccontare perché, così
facendo, qualcosa delle nostre tradizioni, dell’antica fede rimanga
sempre vivo, generazione dopo generazione…
Lucia
Marangoni
(articolo scritto nel dicembre 2005 per il Giornale degli altopiani e della Valle dell'Astico
(articolo scritto nel dicembre 2005 per il Giornale degli altopiani e della Valle dell'Astico
“Santa Barbara, culto e tradizioni
d’altri tempi”
I costumi, le
tradizioni, il culto, le usanze di un tempo passato, destano sempre
di più, ai giorni nostri, curiosità, voglia di sapere e a volte
stupore. Spesso siamo alla ricerca di tutto questo, perché è come
scoprire qualcosa di nuovo, come ritrovare una parte del nostro
essere, che la vita moderna ci ha fatto scordare. Alcune usanze sono
ormai scomparse, altre vengono con forza tenute vive, in ricordo di
un passato che ancor oggi è carico di significato. La nostra valle,
un tempo è stata zona di cave e minatori, così in alcune chiese la
statua di Santa Barbara ha un posto d’onore, una Santa invocata,
pregata e quindi protettrice di minatori, dell’esercito e di tutte
quelle persone che hanno a che fare con esplosivi di ogni tipo. Per
questo motivo, il deposito di munizioni delle navi, viene chiamato la
“Santa Barbara”. E' raffigurata con la torre ai suoi piedi, per
la sua prigionia, il calice con l’ostia, per la sua fede e la palma
o la spada per il suo martirio. Molte sono le storie raccontate su di
lei, il padre geloso, la sua fede, il suo martirio per mano dello
stesso padre, ma il racconto che mi ha colpito di più, è stato
quello dell’unico minatore ancora in vita che abita a Pedescala,
Michele Longin, con cui ho fatto una lunga chiacchierata. Per più
di venti anni ha lavorato in miniere e cave, in Belgio, ad estrarre
carbone, in Svizzera, a Pedescala nella cava di marmo, per poi finire
i suoi anni di lavoro di minatore a Brescia. Il suo raccontare è un
po’ faticoso, gli anni respirando carbone gli hanno lasciato un
segno incancellabile, ma nonostante il suo disturbo, mi parla di
tutto con chiarezza. Ora ha 84 anni, ma il ricordo lo fa tornare
indietro con il tempo, gli fa rivivere quegli anni di buio, si
emoziona, gli occhi si inumidiscono e la voce gli trema…Mi dice che
ha un libro sulla storia della Santa, a cui ha una immensa devozione,
commosso, con sicurezza estrema afferma che il padre l’aveva
obbligata a sposare un uomo e che lei si era rifiutata, così le
aveva fatto bere un calice di sangue e, dopo averlo bevuto, si dice
che la giovane sia scoppiata. Comunque sia la sua storia, il fatto
sicuro è che lei è la patrona di tutti coloro che maneggiano
esplosivi.
Mi parla, poi, del suo
lavoro in Belgio, a 1500 metri di profondità, con maschere e lampade
che segnavano la presenza del grisou, con turbine da azionare in caso
di pericolo e dei tanti amici morti in modo orrendo nelle miniere…In
quei luoghi s'iniziava a festeggiare S. Barbara il giorno prima, la
statua era posta in cima al pozzo d’entrata della miniera,
circondata dal carbone e, alla fine della giornata, ogni minatore che
tornava in superficie, più nero del nero, trovava ad attenderlo un
gruppo di donne che offrivano delle bottiglie di vino. Il giorno
dopo, si faceva una grande festa in onore della Santa protettrice.
Una vita dura, difficile, sempre in mezzo ai pericoli, come in
Svizzera, quando si ruppe la portante della teleferica che
trasportava gli operai alla cava, Michele riportò gravi lesioni a
una gamba, al femore, alla testa e fu ricoverato all’ospedale per
due anni consecutivi. Quante cose si sono risvegliate dentro di lui,
situazioni che hanno segnato la sua vita, che si ripropongono, ogni
giorno, ma specialmente ogni notte, quando il respiro si fa più
affannoso e gli sembra quasi di soffocare…Poi il lavoro alla cava
di Angelo Menegolli e Quinto Pretto a Pedescala, con gli occhi sempre
attenti ai sassi, ai pezzi di montagna che potevano cadere dopo lo
scoppio delle mine. Lavori dove oltre alla fatica fisica, anche la
tensione era messa a dura prova.. In quella cava lavoravano circa 15
operai, sudavano in mezzo al pericolo per guadagnare un pezzo di
pane, un pane che aveva il sapore della polvere bianca del marmo, ma
che era il sostegno per molte famiglie. Il4 dicembre si faceva
festa, S. Barbara veniva portata in processione lungo le vie del
paese e, tutti gli uomini, oltre ai minatori e artiglieri, veneravano
la Santa e la popolazione partecipava con devozione alle celebrazioni
in suo onore. Gli operai della cava, la sera andavano fuori a
mangiare (a quei tempi era cosa eccezionale), poi con la fine di
quest'attività, circa nel 1968, il culto è andato via- via
scomparendo. Fino all'anno scorso, quando su richiesta di alcune
persone, S. Barbara è tornata per le vie di Pedescala. Anche
quest’anno, domenica cinque c.m., c’è stata la S. Messa con la
processione, un gruppo di alpini con tanto di cappello, hanno portato
sulle spalle la statua fra le case del piccolo paese, Michele,
nonostante la difficoltà che ha per camminare, non è mancato...
Oltre a Pedescala, anche a Valpegara si festeggia con la S. Messa e
poi ci si ritrova presso il vecchio casello per un piccolo rinfresco.
Ai Giaconi, frazione di Lastebasse, dopo la celebrazione liturgica,
si può gustare cioccolata calda e vin brulè accompagnati dai dolci
tipici. Devozione, culto, fede, tradizione? Poco importa, ciò che è
essenziale è non scordare la fede dei nostri avi, portando avanti
ciò che ci hanno lasciato, cose che per loro erano veramente
importanti e facevano parte della vita dei nostri paesi. Oltre a
tutti i minatori vivi, un pensiero particolare va a quelli che sono
morti nelle miniere, sono tanti…Michele mi dice che si ritiene
fortunato, nonostante i problemi che fanno parte della sua
quotidianità, ringrazia S Barbara di poter ancora vivere, visto che
tutti i suoi amici ormai non ci sono più.. Il suo racconto mi ha
emozionato, mi ha fatto capire quanto sia stata dura la sua vita,
quanto grande sia la devozione per la sua protettrice e quanto siano
neri come il carbone, molti dei suoi ricordi, ricordi che è giusto
raccontare per far capire a chi non sa, quanto sia stato gravoso fare
il minatore. Auguro di cuore a Michele e alla moglie che ha condiviso
e condivide ogni sua pena, di andare avanti nel migliore dei modi,
che, nonostante tutto, sappia apprezzare in pieno ciò che ogni
giorno gli viene concesso di fare, ma che più di tutto la sua
Santa speciale vegli su di lui, sulla sua famiglia e lo protegga
sempre.
Lucia Marangoni
(dicembre 2006)
(dicembre 2006)
Anche a Valpegara facevano una processione. Mi sembra che, al Casello, ci sono ancora foto di questo tempo. Alago saprà dire.
RispondiEliminaQuesto della processione a Valpegara non la sapevo,ma so per certo che sabato nel pomeriggio hanno celebrato la santa Messa e alla sera hanno mangiato al Casello
RispondiEliminaStiani i minaturi portava un recìn sula recia sinistra.
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