martedì 5 dicembre 2017

Santa Barbara: culto e tradizione della Valle

Anche quest'anno, il 3 dicembre, a Pedescala abbiamo portato  Santa Barbara per le vie del Paese, chiedendo ancora protezione e aiuto...



Domenica 4 dicembre, giorno di Santa Barbara, a Pedescala da qualche anno si è ripreso a fare l’antica processione che un tempo vedeva la partecipazione di numerosi fedeli. Tanti anni fa, nei nostri paesi, molti erano i minatori, basti pensare alle cave che davano lavoro a tanti uomini e per questo molto più forte era l’amore per la loro Patrona a cui ricorrevano in quanto protettrice di tutti quelli che maneggiano esplosivi. La S. Messa domenicale è stata partecipata, ma più di tutto la tradizione di portare un’immagine religiosa per le vie del paese, è tutt’ora molto cara alla popolazione, specialmente alle persone più anziane. A Pedescala vive ancora un minatore, l’ultimo di tanti che un tempo si guadagnavano da vivere nelle miniere, Michele Longin, da sempre devoto alla Santa. Non potendo partecipare alla celebrazione è rimasto alla finestra per veder passare la sua patrona, ma ha ricevuto un piccolo regalo: il baldacchino con la statua, portata dagli alpini, si è fermato per alcuni istanti davanti a lui che, visibilmente commosso, ha salutato la sua Santa speciale. A volte basta poco per far felice una persona, Michele ha dimostrato con il suo sguardo la felicità di quei momenti. Dopo il bacio della reliquia, la celebrazione è terminata, con la certezza che queste tradizioni devono continuare a ricordo di tante persone. Nel pomeriggio, a Valpegara, altra frazione del comune di Valdastico, c’è stata la tradizionale festa per Santa Barbara; la celebrazione della Messa, presso l’edificio dell’ex casello e poi la bicchierata con cioccolata e vin brulè. Nella contra', la piccola chiesetta dedicata a Santa Barbara, è stata meta di molte persone dei paesi vicini, dimostrando la fede che ancora è radicata e merita di essere tenuta viva.
Pensando a questa giornata, ho rivisto una vecchia cassetta di Pedescala dove, tra le tante cose che Don Romeo Martello, allora parroco del paese, aveva filmato, ho ripercorso la giornata degli uomini della cava.
Il lavoro iniziava all’alba, si saliva a piedi attraverso il sentiero che parte dal “Mulin”e, giunti sul posto, la giornata trascorreva tra scoppi, polvere e duro lavoro. Avevano a disposizione camion, ruspe, dumper per trasportare i grossi pezzi di marmo che avevano ottenuto facendo “scoppiare” la montagna. Poi caricavano tutto il materiale su dei “cariei” che scendevano attraverso una teleferica fino alle “Bregone” (per i ragazzi di quel tempo era divertente vederne la discesa e sentire il fragore, dello scarico del materiale!). Nonostante il filmato sia d’altri tempi, sa dare l’idea della durezza di questo lavoro, delle difficoltà, del pericolo…
A mio ricordo, c’era un gruppo di uomini di Posina che lavorava alla cava, abitavano dal lunedì al sabato vicino a casa mia e la mia famiglia aveva stretto con loro un rapporto di amicizia. Ma la persona che mi è rimasta nella mente è Alvise, un uomo buono, gentile, un gran lavoratore, che nonostante fosse stanco, se avevamo bisogno, dava volentieri una mano in qualsiasi cosa. Alla fine di una giornata in cava, gli operai erano esausti, ma alla sera lui cercava sempre la compagnia delle persone che gli erano amiche. Ricordando questo periodo ho capito il motivo per cui tanti erano i devoti a Santa Barbara, rivedendo vecchie foto della processione, dove la partecipazione è molto numerosa, si può veramente dire che immenso era il culto, e l’amore per la Patrona dei minatori. Sono certa che chi ricorda abbia il dovere di raccontare perché, così facendo, qualcosa delle nostre tradizioni, dell’antica fede rimanga sempre vivo, generazione dopo generazione…
Lucia Marangoni 
(articolo scritto nel dicembre 2005 per il Giornale degli altopiani e della Valle dell'Astico 
  

“Santa Barbara, culto e tradizioni d’altri tempi”


I costumi, le tradizioni, il culto, le usanze di un tempo passato, destano sempre di più, ai giorni nostri, curiosità, voglia di sapere e a volte stupore. Spesso siamo alla ricerca di tutto questo, perché è come scoprire qualcosa di nuovo, come ritrovare una parte del nostro essere, che la vita moderna ci ha fatto scordare. Alcune usanze sono ormai scomparse, altre vengono con forza tenute vive, in ricordo di un passato che ancor oggi è carico di significato. La nostra valle, un tempo è stata zona di cave e minatori, così in alcune chiese la statua di Santa Barbara ha un posto d’onore, una Santa invocata, pregata e quindi protettrice di minatori, dell’esercito e di tutte quelle persone che hanno a che fare con esplosivi di ogni tipo. Per questo motivo, il deposito di munizioni delle navi, viene chiamato la “Santa Barbara”. E' raffigurata con la torre ai suoi piedi, per la sua prigionia, il calice con l’ostia, per la sua fede e la palma o la spada per il suo martirio. Molte sono le storie raccontate su di lei, il padre geloso, la sua fede, il suo martirio per mano dello stesso padre, ma il racconto che mi ha colpito di più, è stato quello dell’unico minatore ancora in vita che abita a Pedescala, Michele Longin, con cui ho fatto una lunga chiacchierata. Per più di venti anni ha lavorato in miniere e cave, in Belgio, ad estrarre carbone, in Svizzera, a Pedescala nella cava di marmo, per poi finire i suoi anni di lavoro di minatore a Brescia. Il suo raccontare è un po’ faticoso, gli anni respirando carbone gli hanno lasciato un segno incancellabile, ma nonostante il suo disturbo, mi parla di tutto con chiarezza. Ora ha 84 anni, ma il ricordo lo fa tornare indietro con il tempo, gli fa rivivere quegli anni di buio, si emoziona, gli occhi si inumidiscono e la voce gli trema…Mi dice che ha un libro sulla storia della Santa, a cui ha una immensa devozione, commosso, con sicurezza estrema afferma che il padre l’aveva obbligata a sposare un uomo e che lei si era rifiutata, così le aveva fatto bere un calice di sangue e, dopo averlo bevuto, si dice che la giovane sia scoppiata. Comunque sia la sua storia, il fatto sicuro è che lei è la patrona di tutti coloro che maneggiano esplosivi.
Mi parla, poi, del suo lavoro in Belgio, a 1500 metri di profondità, con maschere e lampade che segnavano la presenza del grisou, con turbine da azionare in caso di pericolo e dei tanti amici morti in modo orrendo nelle miniere…In quei luoghi s'iniziava a festeggiare S. Barbara il giorno prima, la statua era posta in cima al pozzo d’entrata della miniera, circondata dal carbone e, alla fine della giornata, ogni minatore che tornava in superficie, più nero del nero, trovava ad attenderlo un gruppo di donne che offrivano delle bottiglie di vino. Il giorno dopo, si faceva una grande festa in onore della Santa protettrice. Una vita dura, difficile, sempre in mezzo ai pericoli, come in Svizzera, quando si ruppe la portante della teleferica che trasportava gli operai alla cava, Michele riportò gravi lesioni a una gamba, al femore, alla testa e fu ricoverato all’ospedale per due anni consecutivi. Quante cose si sono risvegliate dentro di lui, situazioni che hanno segnato la sua vita, che si ripropongono, ogni giorno, ma specialmente ogni notte, quando il respiro si fa più affannoso e gli sembra quasi di soffocare…Poi il lavoro alla cava di Angelo Menegolli e Quinto Pretto a Pedescala, con gli occhi sempre attenti ai sassi, ai pezzi di montagna che potevano cadere dopo lo scoppio delle mine. Lavori dove oltre alla fatica fisica, anche la tensione era messa a dura prova.. In quella cava lavoravano circa 15 operai, sudavano in mezzo al pericolo per guadagnare un pezzo di pane, un pane che aveva il sapore della polvere bianca del marmo, ma che era il sostegno per molte famiglie. Il4 dicembre si faceva festa, S. Barbara veniva portata in processione lungo le vie del paese e, tutti gli uomini, oltre ai minatori e artiglieri, veneravano la Santa e la popolazione partecipava con devozione alle celebrazioni in suo onore. Gli operai della cava, la sera andavano fuori a mangiare (a quei tempi era cosa eccezionale), poi con la fine di quest'attività, circa nel 1968, il culto è andato via- via scomparendo. Fino all'anno scorso, quando su richiesta di alcune persone, S. Barbara è tornata per le vie di Pedescala. Anche quest’anno, domenica cinque c.m., c’è stata la S. Messa con la processione, un gruppo di alpini con tanto di cappello, hanno portato sulle spalle la statua fra le case del piccolo paese, Michele, nonostante la difficoltà che ha per camminare, non è mancato... Oltre a Pedescala, anche a Valpegara si festeggia con la S. Messa e poi ci si ritrova presso il vecchio casello per un piccolo rinfresco. Ai Giaconi, frazione di Lastebasse, dopo la celebrazione liturgica, si può gustare cioccolata calda e vin brulè accompagnati dai dolci tipici. Devozione, culto, fede, tradizione? Poco importa, ciò che è essenziale è non scordare la fede dei nostri avi, portando avanti ciò che ci hanno lasciato, cose che per loro erano veramente importanti e facevano parte della vita dei nostri paesi. Oltre a tutti i minatori vivi, un pensiero particolare va a quelli che sono morti nelle miniere, sono tanti…Michele mi dice che si ritiene fortunato, nonostante i problemi che fanno parte della sua quotidianità, ringrazia S Barbara di poter ancora vivere, visto che tutti i suoi amici ormai non ci sono più.. Il suo racconto mi ha emozionato, mi ha fatto capire quanto sia stata dura la sua vita, quanto grande sia la devozione per la sua protettrice e quanto siano neri come il carbone, molti dei suoi ricordi, ricordi che è giusto raccontare per far capire a chi non sa, quanto sia stato gravoso fare il minatore. Auguro di cuore a Michele e alla moglie che ha condiviso e condivide ogni sua pena, di andare avanti nel migliore dei modi, che, nonostante tutto, sappia apprezzare in pieno ciò che ogni giorno gli viene concesso di fare, ma che più di tutto la sua Santa speciale vegli su di lui, sulla sua famiglia e lo protegga sempre.

Lucia Marangoni
(dicembre 2006)

3 commenti:

  1. Anche a Valpegara facevano una processione. Mi sembra che, al Casello, ci sono ancora foto di questo tempo. Alago saprà dire.

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  2. Questo della processione a Valpegara non la sapevo,ma so per certo che sabato nel pomeriggio hanno celebrato la santa Messa e alla sera hanno mangiato al Casello

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  3. Stiani i minaturi portava un recìn sula recia sinistra.

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