Ah beh allora. Grazie grazie grazie. Un cielo che ha fatto mattanza di nuvole. Nudo. Un campanile che è casa, qualsiasi cosa voglia dire; casa. Huam sussurra mia madre, di cui in questi giorni ricorre l'anniversario, è partita tre anni fa, ma non deve essere andata troppo lontano, perché è andata via senza salutare, invece quando andava a Trento, mi abbracciava sempre e si raccomandava "tüa bol" fai bene. Una volta siamo andati a Milano assieme, avevo otto anni. Usciti dalla stazione centrale abbiamo chiesto informazioni, occorreva prendere la metro e due autobus, dovevamo essere ben smarriti perché una signora ferma al semaforo con la sua Mercedes ha accostato e ci ha detto, vi porto io. Ci ha portato sin sotto alla porta del Professore, "vi aspetto". Il medico costava più di centomila lire; uno stipendio di mio padre, ma era un Luminare, Il primo in Europa a fare il trapianto di cornee (quelle di Don Gnocchi). L'ultima speranza. Aveva mani trasparenti il Professore. Finita la visita, mentre mia mamma toglieva dalla busta il denaro sottratto al suo piatto e a quello del suo uomo, (non ai nostri) il luminare si affaccia alla porta del suo studio e dice alla segretaria di non accettare nemmeno un centesimo e a mia madre "mi manderà un chilo di porcini,signora, brigaldi come dite voi lassù". Accostata al bordo del marciapiede ci aspettava la signora con la Mercedes, ci chiede quando abbiamo il treno, allora c'è tempo dice allegra, vi porto a vedere il duomo. Mi madre incontrava gli Angeli. Di quel giorno ho conservato una foto di me in piazza Duomo a Milano con i pantaloni corti e i colombacci sulle spalle, ogni volta che torno a in quella città mi porto la foto. Per ricordare il bambino che ero. E mia madre. Autunno, disperato autunno che riporti al palato il sapore aspro del sambuco. Scusate lo sfogo. Grazie Alago, grazie Carla. Andrea
La conferma che il bene non fa mai rumore, ma esiste. In tempi così bui poi, leggere questi episodi fa solo un gran bene. Grazie Andrea per avercelo segnalato.
Andalokken, Golo, anca dal Galeazzi i te ga portà, un Forrest Gamp ante litteram. Ero ancora al liceo quando incontrai Don Gnocchi al Gonzaga. Mi ricordo del suo sorriso e che aveva gli occhi grandi e chiari, d’un azzurro speciale. Ma possibile che tu sappia tirar fuori poesia da ogni pertugio?
Non è poesia Don è vita agra. Ho trovato la minuta della lettera che mia madre scrisse al Professore: "Non abbiamo grande disponibilità economica, non siamo ricchi, ma nessuna spesa sarà mai troppo grande" Questa sì era poesia, caduta dalle mani di una contadina forte che pesava sui centoventi chili. Io al contrario sono sempre stato minuto e anche questo tra le tante cose la rendeva inquieta, non serviva l'olio di fegato di merluzzo e allora mi ha portava dal medico per il ricostiutente speciale sino a quando il dottor Crespi si è stufato e le ha detto a brutto muso: " Jolanda non possono mica essere tutti grandi e grossi come te!" è stata la prima e ultima volta che ho sentito il dottor Crespi dare del tu a qualcuno. Ecco, so bene che queste storie non c'entrano nulla con la foto con il cielo, ma l'autunno è abitato da strani fantasmi, sogni che si sciolgono nella nebbie, altri sogni che si fanno incubi. è l'autunno, è colpa dell'autunno. Chiedo perdono. Un saluto Don. Andrea
Forse sei tu Don a fare un po’ il Forrest Gump della situazione. Vuoi vedere che adesso ci racconterai che il Don (Sponcio) era sul Don (fiume) assieme al Don (Gnocchi)? ;-)
No belo, non ho fatto in tempo. Tuttaviamente più tardi mi trovai nei Balcani con parecchi alpini che erano in Albania con Don Gnocchi e qualcuno anche sul Don. Ne ebbi purtroppamente ben d’onde finché dopo Dongo il dono di una pace dondolante non mi fece tornar donzello senza piuma né cappello ma con ardor di torello. E sono ancor qua che dindolo!
Ah beh allora. Grazie grazie grazie. Un cielo che ha fatto mattanza di nuvole. Nudo. Un campanile che è casa, qualsiasi cosa voglia dire; casa. Huam sussurra mia madre, di cui in questi giorni ricorre l'anniversario, è partita tre anni fa, ma non deve essere andata troppo lontano, perché è andata via senza salutare, invece quando andava a Trento, mi abbracciava sempre e si raccomandava "tüa bol" fai bene. Una volta siamo andati a Milano assieme, avevo otto anni. Usciti dalla stazione centrale abbiamo chiesto informazioni, occorreva prendere la metro e due autobus, dovevamo essere ben smarriti perché una signora ferma al semaforo con la sua Mercedes ha accostato e ci ha detto, vi porto io. Ci ha portato sin sotto alla porta del Professore, "vi aspetto". Il medico costava più di centomila lire; uno stipendio di mio padre, ma era un Luminare, Il primo in Europa a fare il trapianto di cornee (quelle di Don Gnocchi). L'ultima speranza. Aveva mani trasparenti il Professore. Finita la visita, mentre mia mamma toglieva dalla busta il denaro sottratto al suo piatto e a quello del suo uomo, (non ai nostri) il luminare si affaccia alla porta del suo studio e dice alla segretaria di non accettare nemmeno un centesimo e a mia madre "mi manderà un chilo di porcini,signora, brigaldi come dite voi lassù". Accostata al bordo del marciapiede ci aspettava la signora con la Mercedes, ci chiede quando abbiamo il treno, allora c'è tempo dice allegra, vi porto a vedere il duomo. Mi madre incontrava gli Angeli. Di quel giorno ho conservato una foto di me in piazza Duomo a Milano con i pantaloni corti e i colombacci sulle spalle, ogni volta che torno a in quella città mi porto la foto. Per ricordare il bambino che ero. E mia madre.
RispondiEliminaAutunno, disperato autunno che riporti al palato il sapore aspro del sambuco. Scusate lo sfogo.
Grazie Alago, grazie Carla. Andrea
La conferma che il bene non fa mai rumore, ma esiste. In tempi così bui poi, leggere questi episodi fa solo un gran bene. Grazie Andrea per avercelo segnalato.
EliminaAndalokken, Golo, anca dal Galeazzi i te ga portà, un Forrest Gamp ante litteram. Ero ancora al liceo quando incontrai Don Gnocchi al Gonzaga. Mi ricordo del suo sorriso e che aveva gli occhi grandi e chiari, d’un azzurro speciale. Ma possibile che tu sappia tirar fuori poesia da ogni pertugio?
RispondiEliminaNon è poesia Don è vita agra. Ho trovato la minuta della lettera che mia madre scrisse al Professore: "Non abbiamo grande disponibilità economica, non siamo ricchi, ma nessuna spesa sarà mai troppo grande" Questa sì era poesia, caduta dalle mani di una contadina forte che pesava sui centoventi chili. Io al contrario sono sempre stato minuto e anche questo tra le tante cose la rendeva inquieta, non serviva l'olio di fegato di merluzzo e allora mi ha portava dal medico per il ricostiutente speciale sino a quando il dottor Crespi si è stufato e le ha detto a brutto muso: " Jolanda non possono mica essere tutti grandi e grossi come te!" è stata la prima e ultima volta che ho sentito il dottor Crespi dare del tu a qualcuno. Ecco, so bene che queste storie non c'entrano nulla con la foto con il cielo, ma l'autunno è abitato da strani fantasmi, sogni che si sciolgono nella nebbie, altri sogni che si fanno incubi. è l'autunno, è colpa dell'autunno. Chiedo perdono. Un saluto Don. Andrea
Eliminasei proprio un Poeta! Grazie per i tuoi scritti
EliminaCerto che sei un poeta Andrea stavolta dobbiamo dare ragione al Don. Ci manchi.
RispondiEliminaForse sei tu Don a fare un po’ il Forrest Gump della situazione. Vuoi vedere che adesso ci racconterai che il Don (Sponcio) era sul Don (fiume) assieme al Don (Gnocchi)? ;-)
RispondiEliminaNo belo, non ho fatto in tempo. Tuttaviamente più tardi mi trovai nei Balcani con parecchi alpini che erano in Albania con Don Gnocchi e qualcuno anche sul Don. Ne ebbi purtroppamente ben d’onde finché dopo Dongo il dono di una pace dondolante non mi fece tornar donzello senza piuma né cappello ma con ardor di torello. E sono ancor qua che dindolo!
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