Il 10 giugno del 1940
l'Italia fascista, guidata dal duce Benito Mussolini, entrava in
guerra al fianco della Germania nazista, condotta dal Furher Adolfo
Hitler.
Gli effetti disastrosi di
questo atto scellerato si fecero subito sentire in un paese come il
nostro, già provato da anni di crisi economica.
Lo spopolamento, causato
dal reclutamento dei giovani dai venti ai trentacinque anni, le
restrizioni alimentari con le tessere annonarie, l'aumento dei
prezzi, e l'arrivo della notizia del primo soldato deceduto in
Albania, ne furono le prime funeste conseguenze.
Le grandissime difficoltà
di sopravvivere, perdurarono fino all'8 settembre del 1943, quando
un barlume di speranza di pace giunse con le dimissioni di
Mussolini e la firma dell'armistizio con gli U.S.A. e i suoi Alleati.
Immensa delusione!!!
La guerra continuò come
prima, anzi, peggio di prima!
L'esercito tedesco
sentendosi tradito, piombò sulla Penisola facendo prigionieri i
nostri soldati caduti nelle sue mani e deportandoli nei campi di
internamento in Germania e se ciò non bastasse, saccheggiando
palazzi e musei e distruggendo tutto nel suo passaggio, seguendo le
orme dei suoi antenati: i Vandali.
Molti dei nostri padri o
fratelli soldati, nel caos più totale, riuscirono dopo centinaia
e centinaia di chilometri di marcia, sporchi, affamati e
denutriti, a ritornare al loro paese. Altri, nella impossibilità di
arrivare alle loro case, si rifugiarono nelle montagne, per
sfuggire al nemico tedesco e lì incominciarono una nuova battaglia: la lotta partigiana.
Essa consisteva nel guastare il più possibile
il buon funzionamento della guerra all'ex-alleato, con attentati,
assalti a depositi e guerriglia.
Se per le famiglie, il
ritorno a casa di questi soldati fu un grande momento di gioia, si
rivelò un grande peso e una grande incognita. Come nutrirli?
Per vivere bisogna
mangiare, solo che le case, per mancanza di mano d'opera lavorativa,
avevano le càneve e i granari vuoti.
Le tessere annonarie non
erano sufficienti per vivere neppure per coloro che ne avevano il
diritto.
I soldati che avevano
abbandonato l'esercito italiano, essendo dichiarati disertori, erano
obbligati a vivere come clandestini. Esseri inesistenti, senza
alcun diritto.
Ed allora ecco che le
donne e qualche anziano, partivano con mezzi di fortuna o in
bicicletta, quei pochi che ne possedevano una, direzione le Basse (la
pianura) in cerca di qualche chilo di farina bianca o gialla per
fare la polenta, o con el caretélo sù dai Slàpari per
qualche quintale di patate, o su dai Toi per qualche testa di capùsso.
Arrivò l'anno 1944.
Dopo le quattro
battaglie di Montecassino (gennaio-maggio 1944) gli americani
e i loro alleati, composti da decine di nazionalità, pur con
elevatissime perdite di vite umane, riuscirono a sfondare la famosa
linea di guerra GUSTAV, difesa dai tedeschi, che sotto ROMA, tagliava l'Italia in due.
Ecco arrivare allora
nella nostra valle la Famosa T.O.T.D.
Una efficace organizzazione di costruzione di opere di difesa, fondata dall'ingegnere tedesco Fritz Todt. Il suo successore il Reichsminister fur Restung Albert Speer, decide di realizzare una nuova linea difensiva: la Alpenfestung che, partendo dalla Svizzera, doveva arrivare fino a Trieste, passando per le prealpi venete e quindi dalle nostre parti.
Per eseguire le opere, avevano bisogno di molta manodopera.
Nella nostra valle certo non mancava. Reclutarono così TUTTE le persone adatte al lavoro, dai quattordici anni in sù, uomini e donne.
Una efficace organizzazione di costruzione di opere di difesa, fondata dall'ingegnere tedesco Fritz Todt. Il suo successore il Reichsminister fur Restung Albert Speer, decide di realizzare una nuova linea difensiva: la Alpenfestung che, partendo dalla Svizzera, doveva arrivare fino a Trieste, passando per le prealpi venete e quindi dalle nostre parti.
Per eseguire le opere, avevano bisogno di molta manodopera.
Nella nostra valle certo non mancava. Reclutarono così TUTTE le persone adatte al lavoro, dai quattordici anni in sù, uomini e donne.
Se queste opere avessero
veramente servito, visti i risultati del passaggio dei due
eserciti nella città di Montecassino e della sua Abbazia di cui non
restò pietra sopra pietra e provocò l'eliminazione della sua
popolazione... della nostra valle non sarebbe rimasto neanche più la polvere.
Per fortuna non
servirono!
Non si erano posta la
domanda se era bene o male, tutti gli ex soldati disertori che
arruolandosi come lavoratori volontari, con la carta di O.T.,
potevano circolare liberamente e vivere una vita normale.
Il posto di lavoro fu per
le famiglie una fonte di ricchezza, perché anche se modeste, due o
tre paghette e qualche pacco dono a fine mese arrivavano.
Moltissimi abitanti delle Valli riuscirono a liberarsi dei debiti accumulati negli anni difficili, sui vari librìti che giacevano impagati nelle piccole botteghe del paese.
Moltissimi abitanti delle Valli riuscirono a liberarsi dei debiti accumulati negli anni difficili, sui vari librìti che giacevano impagati nelle piccole botteghe del paese.
A mia conoscenza resta:
qualche traccia di postazioni di artiglieria nei vari speroni della
montagna sopra la contrada Lucca e penso altrove ed inoltre sei ricoveri (gallerie):
Il primo si trova lungo la strada della Singéla alla svolta de Menonce; il secondo al Cargaore, sopra il salto del pozzo.
Questo ricovero, in ottimo stato, ha un'entrata (con porta) di due metri di altezza per uno di larghezza, penetra nelle viscere della montagna con una galleria di una decina di metri di lunghezza, nel suo centro si trovano due vuoti (camere) di varie dimensioni e fuori esce a circa una decina di metri di distanza dell'entrata.
Il primo si trova lungo la strada della Singéla alla svolta de Menonce; il secondo al Cargaore, sopra il salto del pozzo.
Questo ricovero, in ottimo stato, ha un'entrata (con porta) di due metri di altezza per uno di larghezza, penetra nelle viscere della montagna con una galleria di una decina di metri di lunghezza, nel suo centro si trovano due vuoti (camere) di varie dimensioni e fuori esce a circa una decina di metri di distanza dell'entrata.
Servì, qualche tempo fa,
come luogo di stagionatura del formaggio caprino.
Al suo interno si scorgono ancora: il castello che portava gli scaffali, i fili della corrente elettrica, alimentata da panello solare, con ancora le lampadine appese e suppellettili vari.
Il terzo ricovero si trova a cinquanta metri dalle case del Cucco, ed il quarto alla Botte.
Al suo interno si scorgono ancora: il castello che portava gli scaffali, i fili della corrente elettrica, alimentata da panello solare, con ancora le lampadine appese e suppellettili vari.
Il terzo ricovero si trova a cinquanta metri dalle case del Cucco, ed il quarto alla Botte.
Il quinto si trova sul
sentiero che conduce ai Valeri, a cento metri dalla prima casa, con
entrata a livello della strada e con uscita, dopo un dedalo di
stanze e stanzette... sotto la strada.
Il sesto é
perpendicolare all'abitato, centocinquanta metri sotto. E' il più
vasto: al suo interno, tre stanze di quattro metri per tre;
il più
lungo, una quarantina di metri, ed il meglio conservato.
Tutto
nascosto nel cuore della montagna.
Ai tempi in cui i la contra'
Lucca era più popolata da tanti giovincelli(e), quale luogo
migliore e nascosto potevano trovare per studiare, de visu, l'anatomia del corpo umano?Un altro ricovero l'ho visto sopra le case dei Fozati vicino alla presa d'acqua. Altre opere probabilmente esisteranno nel paese.
La più spettacolare si
trovava nella brutta curva del Maso, verso i Sella. Era un muro spesso di cemento armato di una decina di metri di lunghezza,
costruito sopra la strada, con a fianco un altro muro mobile, che i
tedeschi in ritirata, lasciarono calare sbarrandone così il
passaggio.
Fu distrutto dalla dinamite, subito dopo guerra, per
recuperare il ferro.
Lino Bonifaci
Proprio così, caro Lino, nonostante tutto quella organizzazione d'occupazione fu un toccasana per molte situazioni e anche per la mia famiglia. Io che sono un po' più piazzarotto di te ricordo anche le opere fatte sotto al campetto e lungo la strada nuova. A volte anche i lavori inutili aiutano a superare situazioni critiche, hai fatto bene a ricordarlo.
RispondiEliminaSempre interessante quello che lei racconta signor Lino perchè non scrive più di spesso? Chissà quante cose interessanti sarebbe bello sapere di san Piero che lei sa e noi non sapiamo. Grazie e saluti.
RispondiEliminaMi hanno sempre incuriosita le gallerie citate nel documento di Lino e qualche volta nei bei tempi che furono mi sono anche azzardata nel tentare di entrarci ma allora erano piene di sterpaglie e siccome tra l'altro non amo particolarmente i luoghi chiusi e i sotterranei ho abbandonato in fretta l'idea di esplorarle. Da come vengono descritte si potrebbe pensare di adibirle con modica spesa a piccolo museo della Flora e Fauna della Zona con percorso naturalistico da terminare al meraviglioso Gorgo adibito a fresco bivacco per picnic estivi all'aperto. Floriana
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