giovedì 5 novembre 2015

Maso STEFANI

Il Maso Stefani è costituito da un paio di edifici affacciati posti sulla corta riva soprastante la strada che conduce ai Lucca. È un maso in senso stretto, in quanto un tempo corte familiare degli Stefani e composto da un'abitazione colonica con annesse pertinenze.
Non si conosce  con certezza la data di costruzione del nucleo originario, ma tutto lascia supporre che risalga alla prima metà del milleottocento, ovvero intorno all’anno 1830. 
Fu in quel periodo che Matteo Stefani, proveniente dalla contra’ Valle di Rotzo, si accasò in paese costruendo qui l'abitazione che ne prese il nome. 

Osserviamo che anche qui si ripete uno schema già visto per tutte le contra’ precedentemente analizzate: la nuova famiglia che si stabilisce in paese tende a costruirsi una piccola corte propria, distinta e separata dalle altre. 
Probabilmente questo capostipite era di professione falegname, dato che sappiamo che questa fu l'attività dei suoi più diretti discendenti.


Dobbiamo considerare che il dissodamento delle Rive data della metà di quel secolo. Fu allora che per impulso del capitano Lorenzi, quelle porzioni di marogne vennero terrazzate e ridotte a coltura. 
Non c’era ancora la nuova strada costiera dei Lucca (costruita nel 1882), con la quale oggi il Maso è brevemente connesso e forse era collegato al paese solo dal sentiero che vi conduce da sopra attraverso le Giare.
Sulle mappe de catasto austriaco, intorno alla metà del XIX° secolo, troviamo indicati quali proprietari dei mappali n. 1933, 1950-51-52-53 i fratelli Stefano, Domenico e Maddalena fu Matteo. Matteo a quella data è quindi defunto e i suoi figli sono già adulti, dato che non sono sotto tutela. 
Questa famiglia era chiamata Merlo*.
Da due figli maschi di questa stirpe: Luigi e Francesco, discendono tutti gli Stefani originari del paese**, distinti nei due rami dei Merli (da Luigi) e dei Merlìti (da Francesco). 
Questa distinzione deriva dalle caratteristiche fisiche dei due fratelli: più alto e prestante Luigi, meno il fratello; cosicché la fantasia paesana trovò immediatamente il modo di differenziare la discendenza con mende che sono in uso ancor oggi. Luigi in particolare esercitò in paese anche l'attività estemporanea di tiraossi e guaritore; arte che continuò poi nella figlia Maria.
Da questi capostipiti, a cavallo dei due secoli si sviluppò una numerosa discendenza che abitò prevalentemente la vicina contra’ della Campagna, prima di prendere la strada dell' emigrazione, come tante altre in paese.  
L'esponente forse più conosciuto di questa schiatta è il dott. Ernesto Stefani, per lungo tempo medico condotto di Valdastico e che aveva casa e ambulatorio poco lontano dal maso.

La minuscola contra' non è stabilmente abitata dall’ultimo dopoguerra, ma più recentemente nei suoi pressi venne costruita una nuova abitazione ad uso di seconda casa. 
Anche gli edifici del maso furono ristrutturati a questo scopo, divenendo meta di vacanze estive per alcuni discendenti dei fondatori.

Solo la stalla e il fienile sono rimasti com'erano, con il massiccio soffitto a volto che mostra ancora i segni delle larghe centine d'abete e nell'angolo il buco per la rebàlsa del fén che si spalanca nel vuoto.


Questo rimane ormai l'unico insediamento non servito da strade e fa da capolinea al caratteristico sentiero se s'inoltra verso la Val del Chéstele e le e Giare regalando scorci pittoreschi del paese, attraverso un ecosistema emblematico della trasformazione in atto sui versanti della valle. 
Dappertutto ormai la montagna si sta riprendendo le vanéde e le masiére costruite nei secoli per sostenere la magra economia del luogo. 

Qui lo fa però con buona grazia, lasciando un ambiente gradevole in ogni stagione e suscitando struggenti ricordi in chi è consapevole di ciò che è stato e non è più.  
Gianni Spagnolo
XVI-X-MMXV


(*) Pare che il soprannome Merlo fosse già presente in famiglie della contra’ Campagna e potrebbe darsi che uno Stefani l’avesse mutuato da questi sposando una loro esponente; ma è solo una congettura contestuale.

(**) In realtà un’altra famiglia Stefani si accasò in paese verso la metà dello scorso secolo, con Ferruccio che acquistò il vecchio mulino dei Toldo-Michele, in riva all’Astico e vi avviò l’attività di troticultura che oggi è continuata dai nipoti. Questa proveniva però dalla pianura,  precisamente da Breganze e non ha parentela con gli Stefani del Maso.



Bibliografia, annotazioni, avvertenze e diritti:
  • I documenti catastali qui riportati sono estratti dagli originali  conservati presso l'Archivio di Stato di Bassano del Grappa -  Catasto Napoleonico ed Austriaco del comune censuario di Rotzo - Mappa d'Avviso;  Mappa I; IV e Libri partite  e riportano in filigrana il marchio d'origine. Sono concessi ad uso esclusivo di questa pubblicazione con  prot. n. 01  del 04/02/2015 dal Mistero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo sez. d'Archivio di Stato Bassano del Grappa.
  • E fatto divieto di riproduzione e ulteriore divulgazione in qualsiasi forma e modalità.
  • Ringrazio Riccardo Stefani per le informazioni fornite sulla sua famiglia.

7 commenti:

  1. Premesso che tutte le tue ricerche sulle contrade sono interessantissime devo dire che questa del Maso Stefani mi tocca proprio il cuore, vedere il mio sentierino delizioso e la pianta delle more di gelso in primo piano mi fa pesare meno la giornata (oggi ne faccio 67 e il mio tempo si accorcia troppo velocemente) mi riporta alla giovinezza e per un attimo mi sento molto felice: Grazie, grazie, grazie .........Floriana.

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    1. Grazie a te Floriana. Se questo post ha contribuito anche solo un poco a renderti più lieve la giornata, non posso che esserne felice anch'io.
      Non arrovellarti troppo sul numero dei denti del Don, che non è certo Provolino. Stammi bene.

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  2. Na volta a son cascà intela busa del fen e a go cipà na fruscada dal beco e do da me zio.
    Floriana, .. nemo, dei! Tira fora la cavalina da soto al seciaro, batèda un bon cafe e bevetelo ala me salute. Pénsete mi, ca ghin'hò i tui fati par sete e spartìe pai dente che me resta.

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  3. Delizioso Don tutto dipende da quanti denti ti restano!!!!!!!!! Una testata dalla capra alpina la presi anch'io una volta per essermi permessa di tirarle la barbetta, adesso vado a sorseggiarmi in buon Amaretto di Saronno così sperimento il tuo consiglio. salutoni Floriana

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  4. Ciao Floriana,volevo appunto scrivere che dei parenti Milanesi in estate trascorrevano un bel periodo li.Ciao ciaoo

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    1. Allora sei proprio tu, ti volevo rispondere anche su altri post ma non ero sicura, un salutone affettuoso a tutta la tua famiglia e ai tuoi fratelli e sorella Lisetta. Floriana

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  5. Sempre interessante queste cose storiche, bravo Gianni ciao

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