Tante Persone che hanno guardato questa foto
esternavano dubbi sul fatto che sia o meno Pedescala.
Alago, che ringrazio, ce li dipana
proponendoci la seconda foto con la freccia.
Ora il dilemma è risolto.
Posa della prima pietra della Chiesa |
Brao Alago, desso a stemo meio tuti. No xe che te gavarissi anca la foto dela stona dei giona? Chive in mezo ai maltassi no son bon de torla. Ciò tusi, a la me par moleta da ste parte, a no sarì mìa tuti intanài rento in casa incrutìe par sparagnar na stela, vero?
RispondiEliminaHellò, Don!
EliminaMe toca nare a farla fora dal Delmo, par darghene fora! Pena possibile su questi schermi!
Desso no' sta dugare sul dopio senso del farla fora, no go' fato aposta!
Ciao Don, come vàla? Pulito? A go caro ciò.
RispondiEliminaMe par de védarte inbaucà su par la fornela co la pelegrina sule spale e el scueloto de cafelate in man e el pigiama tuto sbrodegà...
Leggendo i commenti tuoi e di Alago e anche dell'Odette che si sforza mirabilmente di seguirvi nelle evoluzioni linguistiche, noto che scrivete nel dialetto arcaico degli emigranti, fissato nel limbo dei ricordi giovanili. Lo scrivete però con qualche licenza e originalità che lo rende, a mio parere, più fluido e leggibile che non applicando le convenzioni del veneto classico. Non ne avrete quindi a male se vi rubo qualche modalità espressiva. Ma perché Don non riponi nella rastrelliera il tuo fido spiedo e di diletti maggiormente con la penna? Mi sembri più versato nelle lettere che nel barbecue.
Ce li rubiamo a vicenda i termini. Non vedi che stiamo andando anche noi al "purtroppamente del Don???"
EliminaSì, el ne sta strolicando tuti, stoquà.
EliminaGiani, nol'è un scuelòto, l'è un secio par el so cafelate! El ghe mete 'na mescola de traverso, par
Eliminano negarse co'l se indormen-sa magnando!
Gianni, grazie per i complimenti. Altro che arcaico il mio dialetto, vi avevo prevenuto all'inizio del blog : sarà forse più vicino del cimbro, avevo detto. E cosi fù ! Sono contenta di constatare che capisco (non sempre tutto però) anche il dialetto casottano di Don Sponcio, e quello Scledense di Alago.
RispondiEliminaIn un vecchio post evocavi, con pessimismo, l'evoluzione del dialetto veneto. Penso che, al contrario delle lingue morte, è in costànte evoluzione, e che è vivènte dunque.
Don, sitù intanà anca ti n'te la stala per sparagnar na stela ? Prima te giri tale la "cigale" sempre a cantare Rossini, Rossi, de quà de là. Desso te me somiji un po chiuso. Sarà colpa de l'autùnno e de le "feuilles mortes" ?
La verità è che gli manca Philo ...... lo ha punzecchiato troppo e lui per paura di sbilanciarsi nelle risposte e farsi individuare, ( Alago lo ha decifrato ) essendo meno istrionico del Don non si fa più vivo. Ahi , ahi...bisogna ristabilire gli equilibri mi sa.
RispondiEliminaUn appello a Philo : Fatti vivo che Sponcio o Don Sponcio o Sponcy senza di te sta male, ....su dai un po di compassione per il tuo vecchio scroccone di compiti ... almeno.per lui.
Varda che l'è l'Odette la segugia mai stufa... no ghè can da tartufi cheghe stae drìo.
Eliminakonkordo Alago, konkordo...
EliminaMa valà, dei! Anvoremìa darme da intendere che ghì brincà Philo, vero? A non ghe credo. A sarìa come voler ciapar n'anguila rento in te na bacinela de vaselina. Lasselo stare el Philo, nol sa tegnere la scena e l'è anca un fregoleta sparisego.
EliminaSparisego, un bel nome per un blogger questo ! Per l'anguilla, basta mettere un po di aceto.
EliminaSparisego Don, no se parla de Philo, se parla de Sponcio.
EliminaMa quando se sa chi che xe Philo, se sa chi che xe Sponcio, el diseva Philo qualche post in là. Pecà che'l no se fa pi sentire. Galo massa laoro ? Se galo rabia ? Me rincressaria !
EliminaSponcio, scometo che te ghe un cagneto e che te ve in serca de tartufi ? Saria quasi el momento desso.
Philo,
RispondiEliminaFatti sentire ! "Il saggio saprà rimanere un bambino tutto lungo la sua vita" ha detto Elias Canetti. Non prendertelà con Sponcio. La parola Libertà, diceva anche E. Canetti, esprime avanti tutto una tensióne ardènte, forse la più ardente di tutte. L'uomo vuole andare sempre più lontano, e quando non conosce il nome di questo altro luogo che lo assilla, indistinto al punto di non potere distinguere i contorni, l'uomo lo chiama allora "Libertà". Andiamo tutti in cerca di libertà e di verità.