martedì 12 novembre 2013

Dal campetto con furore


Quando è troppo... è troppo. Oggi il fumo ristagna e non esce dalla galleria, siamo costretti a frequenti uscite per respirare aria e questo non ci garba, meglio spostare le nostre avventure sopra la roccia, sul mitico Campetto. 
Era un sovente divertimento accendere il fuoco all'interno della galleria, le ombre, il contrasto del buio con la luce tremolante del bivacco, il fumo e l'odore del rifugio bellico ci portavano al distacco con il presente, non eravamo nelle gallerie del Campetto, ma guerrieri nascosti dopo l'ennesima avventura. 



Con armi e bagagli ci incamminammo portandoci dietro una scia di fumo; 
la salita era breve e diretta, ma quel caldo pomeriggio di maggio ci riservò un piccolo diversivo inaspettato. 
Arrivati nel sentiero che porta al Campetto con sorpresa incontrammo una nostra paesana,  sapevamo che con il suo carattere allegro e disinibito ogni tanto amava prendere il sole nei prati sopra il paese. Dopo i saluti di rito prendemmo il sentiero con lei davanti a tutti,  pochi metri di sentiero e per camminare meglio si alzò la gonna e nelle gobbe del sentiero alzando di più la veste ci mostrava compiaciuta il biancore delle sue chiappe. 
Noi, piccoli bastardi, ci interrogavamo con lo sguardo e procedendo lentamente ci perdemmo in quella visione, talmente persi che non mi accorsi del sasso fuori posto che stavo per incontrare, una sbrissiàda con i fiocchi e battendo la schiena mi ritrovai steso a terra con problemi per respirare. Passò tutto in fretta e entrammo di buona lena nel prato del Campetto. 

Allora non c'erano gli abeti, il prato era ampio, qualche resto di viséla, ornelli e carpini cingevano la radura, ma era la grande quercia a strapiombo sulla roccia che dominava il posto. Esiste ancora, fiera e  superba, ormai sola e senza la banda dela piassa che schiamazza ai suoi piedi. Entrando sulla sinistra c'è la vasca di raccolta dell'acqua piovana e poi c'era lei, la nostra casa, fatta in legno con base in sasso e calce: al piano terra una stanza resa accogliente da una vecchia stufa in ghisa e al piano superiore (accessibile dal fianco della casa) una piccola mansardina dove sovente ci sedevamo a rifiatare. 
Era bella la casetta del Campetto, l'ultimo restauro l'abbiamo fatto noi sulla fine degli anni sessanta, ma poi, finiti i giochi, finita la casa, il ricambio generazionale è stato scarso e anche lei ha ceduto al tempo. 



Quel pomeriggio non c'era tanta voglia di giocare, la fanciulla distesa al centro del prato turbava i nostri pensieri, ci radunammo al piano superiore della casa e dalla piccola finestra la tenevamo d'occhio, le nostre prime fantasie di ragazzi volavano basso e forse fu in quel momento che passammo il confine tra essere bambini e ritrovarsi ragazzi in crescita. Tornammo dal Campetto diversi, strani e meno bòce. Ci torno spesso in quella casa o in quel che resta, solo il vento, quel vento che si alza verso mezzogiorno ti accoglie e ti scuote, la vecchia quercia mi guarda e forse mi riconosce, la tocco e una folata di vento le fa vibrare le foglie... 
come allora.
Piero Lorenzi

10 commenti:

  1. Che ricordi che hai risvegliato Piero. Le gallerie ed il campeto erano i posti mitici per ogni bociassa della Piazza.
    Ci sono stato di recente e mi si è ristretto il cuore; che desolazione! Poi sono salito sulla Joa e li è ancora come allora, salvo l'impalcatura in tubi innocenti. Passi per l'impalcatura, ma la bandiera italiana stinta e sfilacciata appesa a mò di straccio no; se non si può sostituirla con una più decente, meglio toglierla.

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  2. Piero, questa è una poesia in prosa, un canto dell'anima. Complimenti !

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  3. I ricordi dell'adolescenza sono quelli che ci accompagnano per tutta la vita e nei momenti malinconici tornano alla mente riuscendo a strapparci un sorriso. A proposito Buon Compleanno!!!!!!!! Floriana

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  4. grazie a voi, e si il campetto era e forse è ancora un luogo magico...

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  5. Veramente bravo, in certe frasi mi ricorda lo stile di mio fratello Boschiero...

    Per quanto riguarda la bandiera facciamo una colletta e andiamo a cambiarla, l'ultima volta che sono salito e ho visto la bandiera, non ho potuto fare il paragone con la situazione della nostra amata Italia.

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  6. Ma,Piero,le varie Heidi,dalla piassa,vegnervele mai su in tel campeto,che ancora anco se ben tutto insalvadega, me par un posto ideale par sugare.
    A i me tempi le vegnea (con le cavre s'intende)a sugare su a la Bote!!!!!!!

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  7. Lino, dai ca ve credemo... a dugare.... dai... se dugava al dotore!!

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    1. e a giri bravi parchè i malà i gera puchi ! Che spessialità gevelo Spuncio ?

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  8. Ho sempre detto che Piero era pericoloso figuriamoci se andavo al campeto. Già tanto giocare a libera e a cucoto.

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    1. ma, sta storia del pericoloso no la capiso, ma no xe che te sbagli toso...ciao

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