venerdì 15 novembre 2013

Guardate che spettacolo


Settecà vista da Forni; 
notate la passerella sull'Astico e più a destra il mulino.
Per me, semplicemente spettacolare!
(fonte swgr by Alago)

10 commenti:

  1. Colpisce il " coltivato" del pendio ed il sentiero che vi sale..........Mai visto, tutto coperto dalla vegetazione

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  2. Bellissima. Come sarebbe magnifica la valle con un po meno di bosco ! L'Astico troneggerebbe nel suo letto come Thor su Belfiore.
    La ruota del mulino... come funzionava ? c'era un canalétto che veniva dall'Astico ?

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    1. C'è una roggia che scorre ancora, credo, e poi tornava in Astico.
      Dopo i disastri del 1966, con lo straripamento che ha inghiaiato i prati, credo che la roggia sia rimasta
      senza più sbocco. Vi confluivano i liquami delle case, spero che con le nuove fognature ciò non sia più.
      Vediamo comunque che anche nel 1910 circa il bowindo scaricava direttamente sull'acqua della roggia sottostante, dopo che aveva fatto girare le pale.

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  3. qualche volta bisogna soffermarsi a guadare non solo passare in macchina il sentiero venendo dalle Forme si trova a sinistra e inizia passando sopra un piccolo ponte che scavalca la valle il sentiero poi si inerpica e termina sulla strada vecia di pedescala è vero solo le vanese non si vedono più

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  4. Malgràdo i miei impegni poliedrici valpegaroti, essendo di natura misticabonda mi sono già, e molte volte, soffermata a Settecà, dove mia madrina aveva una casa in piazza (veniva d'estate soltanto) Ho già frequentato il ristorante di Settecà che erà il mulino che vediamo sulla cartolina, penso. Ma, non ho MAI visto il canaletto, anche se capisco che non può essere il canal grande di Venezia. Allora, Anonymous, si diamo appuntamento l'anno prossimo, e solleverai per me il velo dei misteri della natura settecattiana.

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  5. Magnifica questa vecchia fotografia "invernale" di Settecà.E per quello che il paesaggio sembra vuoto perchè privo di verde. Pero' da Odette mi sarei aspettato un'altra domanda che quella della "roda" anche se interessante.....
    Quel mulino,Odette,Quella ruota......Settecà...30 Aprile 1945.......
    Vedi sul blog il post del 31 ottobre :"Le Valpiane"..

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  6. Si, capisco di cosa vuoi parlare Lino. Nel tuo precedente post "Le Valpiane" non ne ho parlato perchè pensavo che fosse nella chiesa di Pedescala che erano stati rinchiùsi gli ostaggi. Poi avevo capito che erano 2 o 3 a salvarsi. Invece era lui solo, mio cugino Luigi Boschetto ? E non era la chiesa di Pedescala ma il mulino di Settecà ? Si è salvato per miracolo in 45 ed è deceduto per sfortuna in un incidente di lavoro su un cantiere di Savoia in 1969 !
    La storia è stata quella ?
    Vi ricordate del post del campanile di Forni. E stato suo figlio Daniel ad inviarci il video con il suono delle campane.

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  7. Si,Odette,ma non è una storia è stato un orribile eccidio,dove la barbarie
    arrivo' al suo culmine. Fu in quel mulino che furono prima trucidati e poi bruciati
    i diciannove ostaggi rastrellati ai Forni.Solo tuo cugino si salvo'.
    Rimasto indenne dalla sparatoria, riusci' a fuggire attraverso il buco del perno
    della ruota e attraverso le pale.Rischio' l'annegamento piu' volte nella famosa
    "roda" di cui tu chiedi notizie.E ' tuo cugino che avverti ,"quei de Sanpiero"
    di cio' che era successo e di cosa stava succendendo e gli convinse di
    scappare su per i monti.C'è una lapide nella casa, davanti,con iscritti i nomi
    dei caduti.

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    1. Lino, non in quel mulino, ma nella cantina del primo fabbricato, basso, che si trova andando a Settecà dal ponte, a quanto so io. Il sopravvissuto è uscito da un finestro della cantina verso la roggia. E' là, su quel muro, che c'è la lapide, non alla trattoria.
      Le foto dei morti estratti dalla cantina ce li mostrano stesi lungo il muro di quella casa, nella vicina piazzetta; siamo di fronte alla casa, per capirci, di Piero scarparo (detto Piero sòto, morto da qualche anno).

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    2. Storia tragica volevo dire, Lino. Mi domandavo perchè non c'è una placa conmemorativa. Invece c'è. Grazie Alago, Lino. Andrò vedere un prossimo anno. Non possiamo dimenticare questi uomini.

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