[Gianni Spagnolo © 24E1]
In un vecchio post: "Se questo è un uomo", riflettevo sul fatto che sono ormai sparite le categorie generazionali, ossia quelle che caratterizzavano il corso della vita umana dal suo inizio alla sua fine. Categorie con le quali siamo cresciuti e che ci servivano per incasellare in modo semplice e veloce la gente che ci circonda. Bocia, dòvane, òmo, vecio, ecc. Oggi siamo tutti, in vario modo “ragazzi” e “vecio” è solo un epiteto colloquiale che usano fra loro proprio i più giovani. Una volta, per esser degno di questo titolo prima del tempo anagrafico, era almeno necessario farsi otto mesi di naja al 6° o al 7° Alpini. Ancamassa!
Ormai neanche la morte è sufficiente a guadagnarsi questa qualifica. Se qualcuno volta l’ocio a 76 anni, per esempio, si sente dire: “Poaréto, .. el jéra ancor dòvane!” Va ben; .. mejo cussìta!
I vecchi son tutti morti e riposano in pace; almeno così si spera. Ma è proprio facendo un giretto òltra ai Rìghele, che ci si accorge del cambio di prospettiva.
Da bocia, nel visitare il cimitero con mio padre, era imperativo fare il giro di una lunga serie di tombe, non solo la nostra. In ossequio ad un rispetto inculcato, atavico. Qualcosa che trascendeva l’esistenza per riannodarsi con le generazioni passate, in una prospettiva trascendente, eterna. Non era solo un portato di religione, ma una consapevolezza infusa che le cose non potessero finire così. I parenti, gli amici, i compagni di lavoro, i santoli, ecc., me pupà li conosceva tutti quelli che erano li sotto, mentre io quasi nessuno. La cosa m’infastidiva parecchio, mi sembrava un rito inutile e dispersivo. Tanto, a quelli lì sotto, che gl'importava dei nostri rechiemeterna?
Oggi, che ho poco più della sua età d'allora, mi trovo una situazione invertita e capisco quel che allora neanche intuivo. Ormai, quelli che sono là sotto, li ho conosciuti quasi tutti anch’io. Chi di persona, chi per famiglia, chi per sentito dire, chi per aver condiviso esperienze di vita, chi per fugaci incontri.
A no sarò mia drìo a vegnér vecio, no?
Giulio
RispondiEliminaE importante fare vivere "bronsescoverte " bisogna avere la volonta e prendere il tempo per farlo.Havevo scritto questo articolo qualche giorno fa! Pero non havevo preso il tempo di scriverlo sul Blog, pero questa mattina dopo aver letto quello che Gianni ha scritto, mi sono detto che ci starebbe bene in seguito. E si il tempo passa per noi tutti,ma direi che e la vita che passa in fretta.La parola TEMPO e una parola forte che merita di fermerai un po sopra.In un’altra vita; quando lavoravo,un mio responsabile diceva :
"Un uomo che ha fretta e un uomo in ritardo" trovavo questa espressione giusta.Oggi siamo in un sistema dove si vorebbe fare tutto,essere al correcte di tutto, guardare la partita, fare una chiaccherata, guidare l’auto e telefonare nello stesso tempo.,.....E poi la parola tempo puo voler dire anche; bel tempo,pioggia,vento,ect.....Pero il valore tempo e immutabile e cosi! Per certe attivita i minuti sono divisi per cento e li chiamamo ( centesimi) perche il tempo e lavoro che vuol dire denaro.Eccomi qua quante volte si e sentito dire : il tempo e denaro Ognuno di noi abbiamo un modo di spiegare, e non e facile dare una lezione di come fare; pero le cose bisogna farle perche dopo e troppo tardi,e diremo " non ho havuto il tempo "
Forse questo l’ho gia scritto, ma essendo vecio si puo anche dimenticare. e ripetersi,
"Vivi come se dovessi morire domani e impare come se dovessi vivere sempre" Ghandi.Percio cerchiamo di vivere la nostra vita la dove siamo,prendiamo il tempo,di andare a spasso,di leggere un buon libro,di fare una buona magnada con le persone che amiamo,e tutto questo senza aspettare l’esito di que che arrivera nelle prossime settimane !!! Tanto tutto passera.come il tempo.
Vero Giulio, il "carpe diem" di oraziana memoria.
EliminaCaro Gianni, ho la netta impressione che tu stia arrivando nella terza età.....
RispondiEliminaDitu?
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