Oggi voglio regalarvi una magia.
Una magia linguistica.
Avete presente quelle persone che per ogni soluzione trovano un problema?
Quelle che per ogni cosa positiva che vivono devono per forza trovare una magagna, un tarlo, un difetto, che annienti tutto ciò che di bello gli capita nella vita?
Di solito vengono da voi e vi parlano del bel lavoro che hanno trovato, matematicamente rovinato dai colleghi invidiosi, dal capo pretenzioso, dalle troppe mansioni da svolgere, dall'orario sballato.
Oppure della nuova relazione, bellissima, entusiasmante, necessariamente azzerata da qualche difetto del partner, o dalla famiglia di lui/lei.
Di solito, utilizzano un'espressione linguistica tipica.
Ve la mostro in modo semplice e chiaro.
È un luogo fantastico, "ma" è pieno di zanzare, pochi servizi, e gente chiassosa.
È un uomo speciale, "ma" è rozzo, di poche parole, e tirchio.
È un contesto speciale, "ma" complicato.
Sì... MA...
Nei loro dialoghi, anche interiori, alla parte luminosa e positiva nella quale descrivono le loro storie bellissime, straordinarie, segue la parte oscura, fangosa, che distrugge tutto ciò che la precede.
Linguisticamente, la congiunzione "ma" è un'avversativa che cancella tutto quello che viene prima.
È bello, ma non balla.
È fantastico, ma non me lo posso permettere.
È interessante, ma non ho tempo.
Questo getta le persone in uno stato di vittimismo, nel quale sguazzano come pesci moribondi loro malgrado.
Magari capita anche a te, non solo di parlare con gli altri attraverso questi schemi linguistici.
Forse ti capita di parlare persino a te stesso in questo modo.
Se è così, ho una buona notizia per te.
Quello che puoi fare è cominciare a interrompere questo schema mentale, e finalmente smettere di rovinarti la festa.
Come?
Attraverso il linguaggio stesso.
Se proprio non puoi farne a meno, al posto dell'avversativa "ma", puoi cominciare a inserire la congiunzione "anche se".
Proviamo.
Sto bene, anche se è un periodo complicato.
È un buon lavoro, anche se ho dei colleghi invidiosi.
È un buon marito, anche se mi fa arrabbiare.
Stiamo bene insieme, anche se avrei bisogno di più svago.
Suona un po' diversamente nel corpo, vero?
L' "anche se" non annienta quello che di buono viene prima: focalizza l'attenzione su di esso, sebbene in un'ottica di miglioramento e secondo un atteggiamento critico e realistico.
Mette in evidenza una criticità che si potrebbe risolvere, sulla quale si può lavorare, e al tempo stesso non molla l'aspetto positivo della questione principale.
Questa formula magica apparentemente semplice, congiunge due significati dell'esperienza, attraverso una prospettiva sottilmente propositiva, senza abbandonare il principio di realtà.
Senza farsi troppe illusioni insomma.
E, al medesimo tempo, si àncora alla spinta dopaminica della parte iniziale positiva, per continuare a lavorare con i nostri muscoli mentali là dove possiamo migliorare la nostra vita.
Sono le parole che, spesso, creano la realtà che vogliamo.
Facciamone buon uso.
©Omar Montecchiani-web
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