domenica 19 maggio 2024

Quali le ricchezze della vita?

 


Una delle tante è anche il tempo 

Ma le affermazioni più diffuse che si sente quando chiediamo a qualcuno come va, sono: 

“Sono sempre di corsa...” “Non ho il tempo di stare in famiglia come vorrei...” “Non riesco a trovare un'ora per andare a camminare e rilassarmi...” 

E quando magari ci sono tre giorni liberi davanti, scatta una sottile inquietudine che è l'ansia del vuoto, del non saper come riempire quell'improvviso varco temporale che si è creato nel vortice della vita quotidiana.

Forse siamo prigionieri del tempo.  Non i “padroni” del nostro tempo. Eppure il tempo, "una forma della sensibilità" lo definiva Kant, è vissuto come qualcosa che ci avvolge e ci domina. Ora è sentito come ciò che logora, che invecchia, che genera l'oblio, che presiede al nostro morire.

Ma il tempo, se vissuto in modo sano, è un vero determinante della salute: ha a che fare con l'intimità della nostra coscienza. 

E' nella coscienza che misuriamo ed afferriamo il tempo; che connettiamo il presente, il passato ed il futuro della nostra vita attraverso la memoria, la percezione del qui ed ora, il senso dell'attesa. 

Quando questa connessione è armonica ci sentiamo sereni. 

La nostra vera vita è oggi, nel presente: è la vita che afferra l'attimo “carpe diem”, l'ora, che fotografa nella mente un tramonto di fuoco, una campagna che si risveglia al sole di aprile, che si alimenta delle parole di un nostro amico davanti ad un caffè; del sorriso di un figlio che sta giocando con noi; del calore della famiglia che si riunisce a tavola per la cena.

Quando sappiamo vivere il presente, l'attimo fuggente, calandosi in esso e metabolizzando le emozioni, non corriamo con la mente a quello che dobbiamo fare dopo, ne pensiamo a quello che abbiamo fatto il giorno prima, una settimana prima. Ma possiamo pensare ad esperienze simili vissute nel passato e desiderare anche per il futuro il ripetersi, visto che passato, presente e futuro possono fondersi armonicamente durante un'esperienza concreta vissuta qui ed ora...

Ma possiamo vivere il presente in altro modo.

L'uomo moderno vive a fondo un tragico problema di sempre e sempre più esasperato nell’epoca moderna: il rapporto fallimentare e autodistruttivo col tempo, di cui è intessuta la nostra esistenza. Si vive veramente solo nel presente, nel qui ed ora, perché il passato non c’è più e il futuro non c’è ancora e dunque entrambi non sono, ma quasi sempre distruggiamo il presente, l’unica vita che abbiamo”

E lo facciamo perché speriamo che il domani, la settimana prossima, il mese prossimo, la pensione, arrivino prima possibile; attendiamo il responso del medico e delle analisi cliniche, il risultato delle elezioni, l’esito di un esame, il matrimonio o il divorzio, le vacanze e dunque speriamo smaniosamente che il domani arrivi il prima possibile, che il tempo – la nostra vita – passi il più rapidamente possibile.

“Viviamo non per vivere, ma per aver già vissuto, dunque per essere quanto prima un po’ più vicini alla morte, per morire.”

Il “persuaso” vive ogni istante in pienezza, senza attendere nulla. Vive ogni momento “come fosse l’ultimo” e dunque senza nulla chiedere alla vita “sempre insolvente”.

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