Appoggia padre
il peso del silenzio
di quel lager freddo
sulle mie spalle,
quando la fame
e cancellava i profili
della tua Brendola;
Lascia scivolare
sulla mia anima
l'angoscia dei tuoi vent'anni
bruciati
sul fuoco dell'arroganza altrui
e mai più ritrovati;
Fammi trovare
le tue lacrime
sparse in terra straniera,
le voglio raccogliere
per rendere testimonianza
di quella sofferenza,
di quel sordo dolore
che pesava ben più
dei 45 chili del tuo corpo
che hai trascinato a casa;
Dammi le tue scarpe
ne scaccerò la polvere
e le custodirò
quale metro di misura
per quel mio
a volte stanco andare!
Accarezzami,
con le tue mani contadine
che raccoglievano patate crude
per sfamare la fame di vita
che ti stavano negando:
appoggiale sulle mie
e le riempirò di miele
per il tuo viaggio;
Consegnami il fiato
che la tua tromba
soffiava nel cielo:
sparute note
alla ricerca di pace;
Lascia a me questa
pesante tua valigia,
alleggerisci il tuo animo
e vai... distendi le ali!
Mi farò ancella
dei tuoi silenzi,
traghettatrice tra la sponda
del nudo dolore
a quella della levità della tua essenza!
Irma Lovato Serena
Testo struggente, sentito, umano; ma quanta sofferenza trapela da questa poesia! Grazie sig.ra Lovato
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