A San Piero la ciamèmo "panà", già "Rentolà" i ghe dise "panada"... E' il semplice pancotto.
La base è grossomodo simile un po' in tutte le regioni. La differenza la fa solamente qualche "malizia" aggiuntiva, dipende dalle regioni. C'è chi aggiunge qualche ago di rosmarino, chi uova come a Valpegara, chi verdure.
E’ una ricetta semplicissima, antica, dei nostri vecchi, in tempi che il cibo era ancora sacro e non bisognava sprecarlo, men che meno gettarlo!
Si utilizzava il pane raffermo della settimana, lo si spezzettava un poco, mentre intanto si metteva dell’acqua o del brodo sul fuoco in una pentola.
Appena l’acqua alzava il bollore, vi si buttava dentro il pane e lo si lasciava "pipare" anche per un'ora.
Poi lo si condiva solo con poche gocce d’olio o un pezzettino di burro con l’aggiunta di un po’ di formaggio grattugiato.
La "panà" sarebbe un piatto da rivalutare, valido ancora oggi. Era il classico piatto serale dei miei Nonni, in alternativa al caffelatte. Ad una certa età avevano tutti poverini problemi di masticazione in quanto senza denti, nè dentiere... Ma non si preparava solamente per i vecchi senza denti, ma anche per i bambini e per tutta la famiglia, soprattutto per cena, nella fredda stagione, nelle serate buie e uggiose.
Ricordo che mia mamma metteva la pagnotta intera in acqua fredda con un po' d'olio ,solo a fine cottura si sbatteva con il formaggio .buona e nutriente!
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