Ogni volta che vado a trovare mio figlio a Motta di Livenza, (TV), mi reco al Santuario della MADONNA DEI MIRACOLI che si trova poco distante da casa sua. È un luogo curato dai frati Francescani e molto frequentato in ogni momento della giornata. Per me è come un rito andarci per una preghiera, per restare un poco in silenzio e poi la domenica partecipare alla S. Messa.
Già entrando nel chiostro dal grande portone di legno intagliato, si respira un’aria di pace e serenità rotta soltanto dal cinguettio dei variopinti pappagalli che abitano le grandi voliere. Proseguendo lentamente verso il lungo corridoio, si notano appesi cuori e quadretti che raccontano di grazie ricevute, dalle più lontane nel tempo, a quelle dei nostri giorni. Si arriva poi al luogo, dove si può accendere un cero: è sempre illuminato da mille fiammelle che i fedeli appoggiano con una preghiera a Maria. Da lì si può accedere alla piccola cappella dov’è apparsa la Vergine: qualche banco per la preghiera e dentro una nicchia, la statua di Maria con Gesù in braccio e gli Angeli intorno. C’è sempre silenzio e soltanto rumore di passi leggeri delle persone che davanti alla statua chiusa da una grata, si fermano, la toccano e fanno l’ultimo saluto con un segno di croce prima di andarsene. Attraverso alcuni stretti scalini, si arriva alla chiesa, dove avvengono le celebrazioni, oppure si può ritornare da dove si è venuti. La cappella delle confessioni è grande e sono sempre a disposizione alcuni frati che accolgono chi desidera accostarsi al Sacramento; è tutto un andare e venire di persone per tutte le ore che il Santuario è aperto. Per partecipare alle S. Messe, specialmente la domenica, bisogna andare in chiesa con un bel po’ di anticipo perché non è facile trovare posto, nonostante ci siano quattro celebrazioni solo il mattino.
Io, pur arrivando presto per la messa delle 8.30, trovo posto solo negli ultimi banchi e quando la celebrazione è quasi al termine, ci sono già le persone che aspettano il posto per la Messa successiva. Abituata a vivere le celebrazioni nelle nostre piccole parrocchie, mi fa strano… ma sappiamo bene che nei grandi centri e specialmente nei Santuari, i momenti di preghiera sono molto partecipati. Ogni luogo dove Maria è apparsa ha la sua storia, le sue tradizioni e le persone che hanno una predilezione o una devozione particolare, sono legate a questi posti e per ognuno sono importanti. Io credo che, se la nostra preghiera alla nostra Mamma celeste viene recitata con fede, se le nostre intenzioni sono pure e semplici, se ricorriamo a Lei per chiedere, ma soprattutto per ringraziare, in ogni luogo la preghiera viene accolta. L'essere umano ha bisogno di recarsi in luoghi speciali, dove di più può percepire il sostegno della Madonna, dove si può vedere e toccare con mano le testimonianze e i segni che le persone lasciano a documentare quanto l’aiuto di Maria sia stato importante. Se pensiamo ai tanti Santuari, anche vicini a casa nostra, dove un tempo ci si recava a piedi per un voto o un pellegrinaggio, possiamo capire quanto sia stata forte la devozione a Maria ed io, quando mi trovo in questi luoghi, non posso fare a meno di pensare a quanto siano pregni di suppliche, preghiere, richieste e ringraziamenti, che ancor oggi, l’uomo eleva al cielo.
Un paio di domeniche fa, trovandomi al Santuario per la Messa, mi ha colpito una giovane donna che stava sul banco davanti al mio, che indossava il velo in testa. Subito le immagini sono tornate a quando ero piccola e ho rivisto donne e ragazze in chiesa, tutte con il velo, io compresa. Avrei voluto chiedere a quella signora cosa significava per lei quel segno, ma alla fine della celebrazione l’ho persa tra la folla... Così, una volta tornata a casa, mi sono un poco documentata sull’argomento e ho saputo che...
Quando si pensa a una donna con il velo si pensa generalmente a una donna di religione islamica. Sembrerà strano, ma il velo non è un simbolo originario dell’Islam. Scopriamo da dove viene e in quali culture esistono o sono esistite “donne velate”.
Quando compare per la prima volta il velo?
Gli Assiri, i Sumeri e gli Egiziani, e la gran parte delle popolazioni che abitavano l’odierno Medio Oriente, usavano il velo. Inizialmente, in queste civiltà, il velo non era riservato alle donne: coprirsi il capo era un segno di potere, cioè indicava l’appartenenza a un settore privilegiato della società. È nel codice di Hammurabi (1760-1750 a.C. circa), un’antica raccolta di leggi conservata oggi al Louvre di Parigi, che troviamo i primi riferimenti all’obbligo di usare il velo da parte delle donne, che cominciano ad essere confinate nell’ambito della casa.
Nel codice di Hammurabi si legge che le donne devono coprirsi il capo in segno di umiltà e di sottomissione alla divinità. L’usanza si diffonde anche presso i Greci e i Romani: per loro, una donna con il capo scoperto era una donna che aveva rinunciato alla sua “modestia”, cioè all’obbedienza all’uomo della famiglia. Per cui non poteva essere una donna rispettabile.
Il velo nella Bibbia
Anche le donne ebree avevano l’usanza di coprirsi il capo, lo raccontano vari episodi che troviamo nella Bibbia. Il velo ebraico è un simbolo dal valore religioso e sociale, che rappresenta per la donna sottomissione ai voleri di Dio e dell’uomo.
Secondo la tradizione tramandata da vari testi sacri dell’ebraismo, come la Torah e il Talmud, le donne ebree hassidimite (o chassidimite) il giorno del matrimonio avevano l’obbligo di tagliarsi i capelli e dal quel momento portare un velo colorato per coprirsi. Per gli ebrei di oggi, l’obbligo di usare un copricapo per le donne si ritrova solo in piccole comunità legate alle tradizioni. Per gli uomini invece è rimasto, possiamo vederlo entrando in qualsiasi sinagoga: lo chiamano Kippah.
La “velatio” cristiana: come nasce il velo da sposa.
Dall’ebraismo il simbolo del velo si trasferisce al cristianesimo:
i riti nuziali dei primi cristiani prevedevano infatti la cerimonia della “velatio” (velazione).
Un velo veniva posto sul capo di entrambi gli sposi in origine, a simboleggiare la loro comunione con lo Spirito, e dal quel momento la donna doveva velarsi.
Il velo cristiano aggiunge però al velo ebraico un significato di “purezza”: non a caso anche la Madonna è sempre raffigurata velata. Molti riferimenti al valore del velo si trovano negli scritti di San Paolo, che lo descrive come “vestimento di devozione a Dio”.
Questo significato simbolico si ritrova ancora oggi nell’abbigliamento di suore e monache, le donne che, appunto, si sono consacrate a Dio. O, semplicemente, entrando in chiesa, possiamo intravederlo nelle donne anziane che tuttora mantengono l’usanza.
Ci sono donne che ancora oggi rimangono fedeli al velo in testa. Ma se guardiamo indietro, alle nostre nonne, ci accorgiamo che, poi, non è passato così tanto tempo da quando era uso diffuso. La domanda frequente è:
Perché la donna, in chiesa, copre il capo e gli uomini no?
Sotto il tuo manto (Frisina)
Non si tratta solo del velo. Anche in inverno, ad esempio, ci accorgiamo che alla donna è permesso indossare il cappello in testa, mentre agli uomini no. Un’usanza? Una tradizione prettamente cristiana? O c’è altro? In effetti ci sono delle spiegazioni ben precise per rispondere a questi interrogativi.
La moda, potrebbe dirci, ad esempio, che si tratta di qualcosa di obsoleto. Ma se guardiamo con occhi diversi, con il nostro essere cristiani, ci accorgiamo che, effettivamente, indossare il velo fa parte della tradizione cattolica. Pensiamo al velo solo per le spose, ma non a chi, invece, partecipa alla Messa.
Partiamo dal presupposto che, dovremmo ricordarci che stiamo entrando nella Casa di Dio, in un luogo sacro, dove di lì a poco, sarà celebrata la Messa e Gesù si offrirà nel suo corpo e nel suo sangue.
Non solo vestirci in modo rispettoso (e questo, lo troviamo già ovvio, specialmente durante il periodo estivo, quasi in tutte le chiese, troviamo affissi cartelli dove si richiede il rispetto, anche, nell’abbigliamento, del luogo sacro), e il velo diventa un segno di coerente dignità al luogo, quasi al doverci sentire preparati ancor di più, non solo internamente, ma anche all’esterno, a ciò che sta per avvenire.
Ciò che in chiesa si vela è sacro
Il velo non deve, però, essere indicato come “qualcosa che faccia capire che quello è il modo di vestire della donna”, non deve esser visto come qualcosa di denigratorio. Nel caso delle suore, il velo è segno della loro piena consacrazione a Dio. Ma ogni donna è sacra e quando in chiesa di vela qualcosa, vuol dire che questa è sacra.
Il velo che la donna è invitata ad indossare in chiesa è segno di un valore che lei ha, di un qualcosa di ancora più sacro agli occhi di Dio.
Se, invece, volessimo affiancarci alla tradizione vera e propria, il velo rappresenta la riverenza, il rispetto verso Dio nel suo luogo sacro. Il velo è un segno di devozione, di umiltà.
Come quando entriamo in chiesa e ci segniamo con il segno di croce, abbassiamo la voce in rispetto al luogo e a chi è lì a pregare, dove gli uomini si tolgono il cappello, il velo della donna rappresenta la sua devozione e il suo rispetto davanti al grande Mistero lì presente.
Il velo: nero o bianco?
Ma c’è un altro quesito: perché alcune donne indossano il velo nero ed altre quello bianco? Anche qui, la tradizione è ancora più radicata, specie nelle zone del Sud Italia. Tradizione vuole che il “velo nero” sia usato soltanto in caso di lutto o di Messa funebre, quasi come fosse un segno di sofferenza che vela il viso della donna al mondo esterno e non faccia scoprire, ad esempio, le lacrime agli occhi.
Dall’altro lato, invece, il velo bianco. No, non quello della sposa, ma come quello nero, ci sono alcune donne che si coprono il capo con il velo bianco. Anche qui tradizione vuole che quello bianco lo indossino “le donne che non sono sposate” e, come ci raccontano le nostre nonne, indossare il velo bianco serviva anche ai ragazzi per capire quali erano le donne da marito.
Oggi, ovviamente, c’è chi rispetta questa tradizione ancora e chi no. Anzi: ai nostri giorni, facendo un po' più d’attenzione, è possibile anche vedere in chiesa donne che indossano veli di colore azzurro, beige, marrone, verde o anche rosso. Non c’è più questa differenza così netta e, anche dopo il Concilio Vaticano II, non c’è più neanche “l’obbligo” per le donne dell’uso del velo in chiesa.
Chi lo indossa lo fa per tradizione: sì, proprio quella che descrivevamo poco fa. Insomma: un gesto di rispetto sì, che ci porta anche indietro nel tempo.
Dopo il Concilio Vaticano II è purtroppo caduto in disuso nella maggioranza delle parrocchie, sebbene la norma sia effettivamente ancora valida. 7 dic 2019
Queste sono alcune delle tante notizie che ci sono in rete e leggendo ho capito quindi che Il velo nella tradizione cattolica è segno di riverenza, di rispetto, di modestia, di amore verso Dio. Io sono convinta che tutti questi atteggiamenti li dovremmo avere con o senza velo, ogni volta che entriamo in chiesa, ma spesso ce ne dimentichiamo… Specialmente in estate, il nostro vestire dovrebbe ricordare il rispetto che dovremmo avere quando varchiamo la soglia della chiesa; siamo noi adulti che dobbiamo trasmetterlo ai giovani, ma a volte si lascia correre e così facendo sembra che vada bene tutto, ma non è così… Quindi, parlando di tradizioni, di devozioni, di chiese e santuari, credo che questo nostro tempo sia difficile per la Chiesa, anche se in ogni epoca ha vissuto dei cambiamenti; che la nostra generazione è stata l’ultima che ha visto le chiese piene di fedeli, che ha partecipato a momenti particolari e forti, che ha cercato di trasmettere la fede e la pratica religiosa e che forse, bisogna pensare a un altro modo di vivere la fede e di appartenere a una religione. Penso spesso a come sarà il futuro anche per le nostre piccole comunità parrocchiali, dove si percepisce il vuoto e il non interesse per quello che riguarda la nostra appartenenza religiosa, dove le famiglie, i giovani e i ragazzi sono poco presenti, se non nei riti che possiamo dire “d’obbligo”, ma che non lo sono. La società è cambiata, la famiglia anche, quindi è inevitabile che ci siano delle trasformazioni che riguardano la forma, ma non la sostanza. Mi consolo pensando che i primi cristiani erano in pochi, ma erano ferventi, che Dio guarda il cuore, che Gesù ci ha insegnato di cercare l’essenza e non l’apparenza e quindi vado avanti cercando di dare buon esempio, in ogni modo possibile, seminando di continuo e anche se so che non è detto che cresca qualcosa, ma intanto ho provato a gettare la buona semente….
Lucia Marangoni (Dàmari)
8/02/2024
Grazie Lucia,interessantissimo quello che hai scritto
RispondiEliminaNon ho parole x il tuo saper coinvolgere con la tua scrittura, brava Lucia
RispondiElimina