[Gianni Spagnolo © 22G2]
Il suo nome scientifico è pyrrhula pyrrhula, e pare derivi dal greco; “mangiatore di vermi.” Il prefisso pyr (rosso) richiama il colore rossiccio del maschio, che può farlo confondere col pettirosso. In italiano si chiama ciuffolotto, ma da noi era il finco subioto.
Ha un aspetto che richiama vagamente il pettirosso, ma più tozzo, massiccio, e arrotondato. La testa è allungata e squadrata che sembra incassata direttamente nel corpo, con un becco corto e massiccio di forma arrotondata, grandi occhi e ali e coda allungate, quest'ultima dalla punte lievemente a forcella. Da noi questi uccelli sono presenti lungo tutto l’arco alpino in corrispondenza delle formazioni forestali estese. Il suo habitat è rappresentato dalle aree alberate pedemontane o di pianura, sia miste che a prevalenza di conifere, dei cui pinoli sono ghiotti.
Sono uccelli che convivono senza grossi problemi con l'uomo, colonizzando le aree coltivate, nonché anche parchi e giardini più periferici.
Io del finco subiòto ne sentivo parlare da bocia, ma non ho mai capito che uccello fosse. M’intrigava quell’aggettivo: subiòto, che pensavo derivasse dalla sùbia, quel punteruolo sottile per fare i buchi nel legno. Per cui me lo immaginavo dal becco lungo e sottile, utile a perforare i tronchi. Finco poi era un aggettivo usato per indicare un tipo un po’ infido. A te si on finco ti! Vara ca l’è on finco, cuélo! No sta fare il finco! In questi casi forse non c’entravano neanche le insondabili doti morali dell’uccello, quanto l’omofonia con “finto”.
Ci son voluti sessant’anni e l’aiuto del prof. Google, per riuscire finalmente a capacitarmi di che tipo d’uccello fosse quel famigerato finco subiòto e scoprire che non ha per niente il becco a sùbia ed è un comune passeriforme visto chissà quante volte. Peraltro non ha neanche il ciuffo, per cui non so più cosa pensare.
Ma perché ci depistano?
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