di Michele Serra)
Mio padre nel 1942, all’età di 22 anni, è partito per fare la guerra in Africa. Lì è stato fatto prigioniero dagli inglesi ed è tornato a casa solo nel 1946.
Io sono un baby-boomer. Sono del ‘54. Sono stato, insieme a milioni di europei, un ragazzo fortunato. Non ho dovuto fare guerre. Non ho mai patito il freddo e la fame. Non so che cosa siano i geloni sulle mani, i crampi dello stomaco vuoto. Non so cosa sia la paura dei bombardamenti. Non ho mai avuto paura di essere ucciso. Non ho mai dovuto sparare, se non al Luna Park.
Mi chiedo se abbiamo usato bene la nostra fortuna, noi baby boomer. Abbiamo creduto che bastasse goderci la pace per far sparire la guerra. Il classico pensiero magico.
La guerra non è mai finita. Dal ‘45 a oggi le guerre nel mondo, tra grandi e piccole, sono state quasi trecento. I morti decine di milioni, probabilmente il conto totale supera quello della Seconda Guerra mondiale, che fece sessanta milioni di morti. E’ enormemente aumentata la percentuale delle vittime civili.
Le principali guerre in corso sono in Yemen, Etiopia, Siria, Sudan, Mianmar, Libia, Iraq, e naturalmente Ucraina. I conflitti cosiddetti minori, dove comunque si spara e si muore, sono decine.
Si è sentito dire, in questi giorni, “incredibile, la guerra torna nel cuore dell’Europa”. Ma ci era già tornata, trent’anni fa, nella ex Jugoslavia, di fianco a casa nostra. E’ stata una guerra feroce, tribale. Più di centomila morti. L’assedio di Sarajevo è durato quasi quattro anni. A Srebrenica ottomila civili, bosniaci musulmani, musulmani d’Europa, sono stati rastrellati e sterminati dai serbo-bosniaci del generale Mladic. Ottomila maschi, adulti e bambini. Dai 12 ai 77 anni. C’è un sacrario, a Srebrenica. Con ottomila nomi.
Per fortuna c’è chi la guerra non l’ha mai dimenticata. Non perché la fa, ma perché ci lavora in mezzo. I soccorritori, i medici, i volontari, i funzionari che si occupano dei profughi, dei feriti, degli orfani. Il paradosso è che li abbiamo sempre considerati dei sognatori, degli utopisti, sbagliando di grosso. Il loro è realismo.
Loro sono quelli che affondano le mani nella realtà. Che ci stanno dentro fino al collo. La vera utopia, semmai, è stata la nostra lunga illusione di pace.
Quell’illusione è finita. Ci tocca vivere come se la guerra non fosse una cosa lontana nello spazio e nel tempo, una cosa che, qui in Europa, ha riguardato solamente i nostri padri. La guerra riguarda i nostri figli. Sono i ragazzi, quelli che partono per la guerra.
Mio padre non era mio padre, nel 1942. Era un ragazzo. Mio padre, nel 1942, era un figlio. Era mio figlio.
Caro Miche Serra, fra chi la guerra non l'ha mai dimenticata, perché ci lavora in mezzo, hai tralasciato di nominare i NOSTRI industriali, del mitico Nordest, i trafficanti oscuri, gli oscuri finanziatori che a te dovrebbero essere meno oscuri, i grandi banchieri, la grande finanza, e, non ultima, la NATO, che spesso le guerre le fa per procura, continuando ad espandere il dominio di questi banchieri e finanziatori... rialimentando trafficanti, industriali... ed il circolo si chiude a spirale, ingrandendosi sempre più ...
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