giovedì 17 marzo 2022

La guerra di Piero




Dormi sepolto in un campo di grano

non è la rosa, non è il tulipano

che ti fan veglia dall'ombra dei fossi,

ma son mille papaveri rossi.


Lungo le sponde del mio torrente

voglio che scendano i lucci argentati

non più i cadaveri dei soldati

portati in braccio dalla corrente.


Così dicevi ed era d'inverno

e come gli altri verso l'inferno

te ne vai triste come chi deve

il vento ti sputa in faccia la neve.


Fermati Piero, fermati adesso

lascia che il vento ti passi un po' addosso

dei morti in battaglia ti porti la voce

chi diede la vita ebbe in cambio una croce.


Ma tu no lo udisti e il tempo passava

con le stagioni a passo di giava

ed arrivasti a passar la frontiera

in un bel giorno di primavera.


E mentre marciavi con l'anima in spalle

vedesti un uomo in fondo alla valle

che aveva il tuo stesso identico umore

ma la divisa di un altro colore.


Sparagli Piero, sparagli ora

e dopo un colpo sparagli ancora

fino a che tu non lo vedrai esangue

cadere in terra a coprire il suo sangue.


E se gli sparo in fronte o nel cuore

soltanto il tempo avrà per morire,

ma il tempo a me resterà per vedere

vedere gli occhi di un uomo che muore.


E mentre gli usi questa premura

quello si volta, ti vede e ha paura

ed imbracciata l'artiglieria

non ti ricambia la cortesia.


Cadesti in terra senza un lamento

e ti accorgesti in un solo momento

che il tempo non ti sarebbe bastato

a chiedere perdono per ogni peccato.


Cadesti a terra senza un lamento

e ti accorgesti in un solo momento

che la tua vita finiva quel giorno

e non ci sarebbe stato un ritorno.


Ninetta mia, a crepare di maggio

ci vuole tanto, troppo coraggio

Ninetta bella, dritto all'inferno

avrei preferito andarci in inverno.


E mentre il grano ti stava a sentire

dentro alle mani stringevi il fucile

dentro alla bocca stringevi parole

troppo gelate per sciogliersi al sole.


Dormi sepolto in un campo di grano

non è la rosa, non è il tulipano

che ti fan veglia dall'ombra dei fossi

ma sono mille papaveri rossi.


Fabrizio De André

2 commenti:

  1. Odette FONTANA FAVRE18 marzo 2022 alle ore 11:00

    Bellissima e molto commovente. Mi ricorda una poesia di Arthur Rimbaud, scritta in ottobre 1870 durante la guerra tra Francia e Prussia, tradotta dal francese qui sotto :

    “Il dormiente della valle”

    È un anfratto verde dove canta un fiume
    Appendendo follemente all’erba i suoi stracci
    D’argento; dove il sole, dalla fiera montagna
    Risplende: è una piccola valle spumeggiante di raggi.

    Un giovane soldato, la bocca aperta, il capo nudo,
    E la nuca immersa nel fresco nasturzio azzurro
    Dorme; è steso nell’erba, sotto le nuvole,
    Pallido nel suo verde letto dove la luce piove.

    Ha i piedi fra i gladioli, dorme. Sorridendo come
    Sorriderebbe un bimbo malato, fa una dormita.
    Natura, cullalo tiepidamente. Ha freddo.

    I profumi non fanno fremere le sue narici;
    Lui dorme nel sole, la mano sul petto.
    Tranquillo. Ha due buchi rossi sul lato destro.

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  2. E per ricordare "Mario" per i suoi 100 anni:

    CANZONE PER MARIO

    Il tuo ricordo viene da lontano,
    viene dal cuore del tuo altopiano:
    altopiano di guerra e di fatica,
    altopiano, terra per tanti amica.

    Con le nevi di novembre tu sei nato,
    dalle nevi della Russia sei tornato:
    ti sei salvato da quella guerra atroce,
    per dare ai morti amici la tua voce.

    “Mentre marciavi con l’anima in spalle
    vedesti un uomo in fondo alla valle,
    che aveva il tuo stesso identico umore,
    ma la divisa di un altro colore.”

    Un poeta genovese così cantava,
    pace e libertà in cuor sognava:
    hai sognato anche tu un mondo bello,
    per trovare in ogni uomo un fratello.

    Hai amato i tuoi monti e la tua gente,
    hai portato tante storie nella mente.
    Caro Mario, continua a raccontare.
    Tutto passa , ma tu lo fai durare.

    Tu fai durare il canto della vita,
    con la sua gioia e la sua pena infinita.
    Ci hai lasciati in una dolce primavera,
    finendo con speranza la tua sera.

    Sèrgio Bonato Khuntz 2012, Roana

    e per i cimbrofoni
    ------------------

    LIID VOR IN MARIO

    Von baitame pist-to von allen gadénkhet,
    z hèertze me hòoch-lante hat-tich gaschénkhet:
    hòoch-lant von maatarn, von khriighen an hella,
    hòoch-lant, von sòveln laüten an khsella.

    Fan hòolikh-maanot met sneebe gabüart,
    vom-me sneebe dar Russien èersinkh gavüart:
    ganiiset von dèmme khriighe met nòat
    ghist de dain ruufe in khsellen fan tòat.

    "Bail du haikaltest, af d aksel in sinn,
    sachtast-to an mann im-me taale denìnn,
    ba hatte z dain selbe galàiche galüst,
    badar andarst gavèrbet z garüst."

    An singar ka Gènova sankh von dèmme,
    az vriide und vraikhot vomm hèertzen khèmme:
    Du òch hast gatröömet an bèlt schööndar hanne,
    zo vènnan an pruudar in ilcharme manne.

    Hast galiibet de pèrghe, de laüte voròan,
    hast gatràt in dar minte asòveldar schòan.
    Liibatar Mario, prècht-üz nòch sòvel veerte.
    Allez dorgheet, ma met diar haltet-z heerte.

    Met diar haltet heerte me leeban dez boart,
    gafròant und òch maatarnten schiar ane oart.
    Am-me langhese, süüzen, du hast-üz galàzzet,
    z dain maal met-ten lesten gadìnghen gavàzzet.

    gakhèart in zimbrisch vom-me Remìgio Geiser ~ 2013

    Esiste cantata ed accompagnata da Pierangelo Tamiozzo nelle due lingue

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