"Mamma dove andiamo?", chiese Alexei.
"Prendi una cosa di cui proprio non riesci a fare a meno e mettila in questo zaino. Fai in fretta", disse Luba infilando una coperta in un grosso sacco.
"Se è un gioco non mi piace. Lo facciamo un'altra volta. Posso avere la mia zuppa calda, adesso?”, chiese Alexei sbadigliando.
"Ricorda: prendi una sola cosa. E porta con te il Signor Otto. Lui ti ha sempre aiutato quando avevi gli incubi. Quel ranocchio di pezza ci salverà tutti, vedrai", disse mamma Luba cercando di mantenere la calma.
"Ma perché ci sono questi botti? Non è Capodanno. E gli Angeli stanno davvero esagerando con quei tamburi se hanno deciso di mandare giù un temporale".
Alexei cominciò ad avere paura.
"Nessuna festa, nessun temporale, dobbiamo trovare un posto sicuro. Qualcuno ha iniziato a farci guerra".
"La guerra? Qui? E noi cosa c'entriamo?
Io la restituisco la figurina dorata, a Lev, te lo giuro. Non lo faccio più. Ma fammi restare a casa mia", implorò il bambino unendo le manine.
Il fragore di un'esplosione, non troppo lontana, squarciò l'innocenza di quel pensiero di latte. Enormi funghi di fumo grigio si alzarono dalle case sporcando il cielo chiaro. Il suono straziante di una sirena raggelò il sangue di Luba allo stesso modo in cui riesce a lacerare corpo e anima l'ultimo grido di dolore, durante una malattia mortale.
"Tesoro, non è colpa tua. È colpa degli uomini che comandano".
"Ma la maestra lo sa? Oggi dovevamo dipingere con le dita. E poi Gunn è appena tornata a scuola. Ci ha messo un anno per guarire e la bomba se ne frega se lei è stanca di star male. Le devono ancora ricrescere i capelli. Perché quelli che comandano non fanno a botte tra di loro e ci lasciano in pace?"
Luba si abbassò, ad altezza di tutti i cuori puri e grandi, e strinse forte suo figlio, con orgoglio e immensa disperazione. A volte una madre deve saper trattenere anche quella.
"Mi dispiace, Alexei. Non era questo il mondo che sognavo per te".
Poi si alzò e corse a prendere i cappotti.
"Sei pronto, amore mio?"
" Sono piccolo. No, che non sono pronto per morire".
"Andrà tutto bene".
"Lo diceva anche la nonna, quando stava male, e poi non l'ho vista più". Alexei spinse forte le dita sugli occhi, come a voler ricacciare indietro le lacrime. Ma che senso aveva, fare il bravo bambino, pensava, se nemmeno un adulto riusciva ad essere un bravo adulto?
"Mamma", disse infine.
"Dimmi, tesoro"
"Senza Rudolph non vado da nessuna parte".
"Rudolph verrà con noi", sussurrò Luba mentre recuperava in fretta la foto dei suoi genitori da una cornice sul comodino.
Rudolph se ne stava in un angolo a tremare e guaire, con la coda tra le zampe. Ogni boato in cielo era un velenoso assaggio d'inferno, ora che l'inferno stava già masticando con gusto il mondo.
Luba infilò il cappottino al piccolo. Gli svuotò le tasche da carte, mozziconi di matita e le riempì di biscotti e pezzi di pane. Calcò bene sulla sua testolina arruffata un cappello di lana marrone.
"E papà? Il mio papà dov'è?", chiese Alexei spingendo nel grande zaino il suo album di figurine.
"Ha detto che tornerà presto e che dovrai essere tu l'uomo di casa finché non torna".
"Ma noi non avremo più una casa", rispose Alexei .
"E io non voglio più essere un uomo".
I papaveri sussurrano al tramonto
Wanda Lamonica
(opera di Tamara De Lempicka)
Mantieni i tuoi pensieri positivi,
perché i tuoi pensieri diventano parole.
Mantieni le tue parole positive,
perché le tue parole diventano i tuoi comportamenti.
Mantieni i tuoi comportamenti positivi,
perché i tuoi comportamenti diventano le tue abitudini.
Mantieni le tue abitudini positive,
perché le tue abitudini diventano i tuoi valori.
Mantieni i tuoi valori positivi,
perché i tuoi valori diventano il tuo destino.
Mahatma Gandhi
Io, se mi offri un kopi luwak, tanto per saggiare se è buono, già che è il più costoso del mondo. A ragion veduta.
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=lkU3d_ungqM