lunedì 14 marzo 2022

A due passi da casa


È proprio vero: spesso capita di non saper apprezzare  quello che ci circonda, perché siamo talmente abituati che non ci facciamo caso, o forse perché non riusciamo a guardare con occhi sempre nuovi, con stupore, con gioia, con gratitudine. 

A volte capita che, chi non vive nella nostra valle, ci sorprenda dicendo che ogni piccola cosa è meravigliosa, che ogni luogo ha il suo fascino, che l’aria è rigenerante! Ed è allora che valutiamo la ricchezza che abbiamo intorno, che guardiamo con occhi nuovi un sentiero, gli alberi del bosco, l’acqua che scorre fra i sassi, un piccolo fiore, la cima delle montagne che ci circondano… E riusciamo a sentire il vento che scuote le fronde, il profumo dell’aria quando viene sera, un rumore appena accennato, il sapore del silenzio.

È questo che provo quando cammino lungo i sassi del torrente, che percorro un sentiero, che mi siedo su un sasso in mezzo a un bosco; è lì che il mio grazie si fa grande, un semplice grazie che avvolge ogni più piccolo stelo, ogni fremito, ogni battito d’ali, ogni raggio di sole che si fa spazio fra i rami. 

Per me è come una medicina preziosa, una ricarica naturale, un respiro profondo, un modo per sentirmi ancora “viva”, perché in ogni angolo dove gli occhi si posano, trovano sempre meraviglie uniche, dove far appoggiare l’anima. 

Giorni fa sono ritornata in un sentiero che da tanti anni non percorrevo; vicino a casa, facilmente raggiungibile e percorribile senza grandi fatiche. 

Da Barcarola siamo saliti per raggiungere il Forte Ratti, dove  storia e natura si incontrano, modificando  le costruzioni. 

Il Forte non è visibile dalla strada sottostante, ma è comunque un’opera imponente che a mio avviso, andrebbe rivalutata e portata alla luce, specialmente per le giovani generazioni. Io non sono un’esperta in storia, quindi non posso dire niente a riguardo, l’unica cosa che vorrei raccontare, sono i miei pensieri. 

Ogni volta che mi ritrovo a guardare pezzi della nostra storia, ad aggirarmi fra le macerie, quello che mi viene da pensare è a quanto lavoro c’è stato in quel luogo, a quante fatiche hanno fatto tanti uomini; a com’era organizzata la vita del Forte, ai giovani soldati o ai padri di famiglia che lì hanno vissuto. 

Guardando le arcate avvolte dalla vegetazione, si può ammirarne la fattura perfetta, il lavoro minuzioso che a distanza di più di un secolo, è ancora davanti ai nostri occhi. Le gallerie che, scavate nella roccia, si collegano una all’altra: percorrerle nell’oscurità, respirando l’aria umida, fa tornare  indietro nel tempo. Ritrovare i paracarri di quella che era la strada per raggiungere il Forte, fa capire quanto l’opera sia stata completa: sassi che sono lì a raccontare senza voce, a far immaginare un tempo lontano, come le due iscrizioni sopra alcune gallerie. Sono rimasta sbalordita da quello che lì è celato, scritte e disegni che sono rimasti per attestare quello che in quel luogo è stato costruito, da chi  è stato fatto e in che anno. Piccoli pezzi di storia nascosti dalla vegetazione, macerie di sassi che possono ancora oggi essere guardati e raccontati. In luoghi come questo, il mio pensiero si fa rispettoso silenzio, diventa ricordo, mentre la mente cerca di immaginare la vita di chi ne faceva parte. 

Il Forte Ratti è lì, nascosto dalla vegetazione, a due passi da casa e meriterebbe di essere riportato alla luce, anche solo per ricordare i tanti soldati che lavorando ininterrottamente, hanno contribuito alla sua costruzione, in un periodo bellico che non si deve dimenticare.

              Lucia Marangoni Damari









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