martedì 7 dicembre 2021

Climate Change

Dicono i sapienti che bisogna distinguere il meteo dal clima, ossia le intemperanze del tempo nel breve/brevissimo periodo, dalle tendenze in atto sul lungo termine e destinate a modificare il clima del pianeta. Ciò per non incorrere nelle inevitabili banalizzazioni che l’argomento stimola, come questa che segue ;-).

Infatti, è sempre nell’ambito del meteo che noi comuni mortali possiamo esprimere le nostre opinioni, giacché, riguardo al cambiamento climatico, forse non basta una vita per accorgersene. Il Tempo, essendo rimasto ostinatamente màdego, ha sempre fatto quel che voleva, sia ora in tempi di Climate Change, che stiàni, quando l’Homo Sapiens Sapiens non riusciva a condizionare neanche la temperatura di casa sua. Vero è che una minima intemperanza del tempo, è oggi capace di catturare i titoli dei giornali, quando ieri era derubricata a mera e incontrollabile fatalità. Abituati ad avere acqua calda a piacere e comfort abitativo a 21 gradi in ogni stagione, è chiaro che ne facciamo un problema ogni volta che ci discostiamo dalla media. Che poi la media, appunto perché media, è di fatto una condizione irreale.

Le variabili della materia sono comunque talmente tante, che credo  nessuno sia in grado di stabilire con certezza un rapporto sicuro di causa/effetto. Nel Medioevo, per esempio, vennero distrutte e convertite in aree agricole la maggior parte delle foreste d’Europa, come ora si fa con l'Amazzonia, ma non mi risulta siano stati elaborate analisi  sull’impatto che questo ebbe sul clima. Le tremende eruzioni vulcaniche storiche, emisero in atmosfera quantità  indicibili di CO2 e polveri sottili, condizionando il clima degli anni successivi, ma stento a trovare analisi comparative sugli effetti a lungo termine del fenomeno e sulla sua, perché no, reversibilità.  Eppure non sono neanche tanto antiche:

1792 eruzione del vulcano Unzen, Giappone;

1815 eruzione del vulcano Tambora, Indonesia;

1883 eruzione del vulcano Krakatoa, Indonesia; 

1902 eruzione del Mount Pelee, Martinica; 

1985 eruzione del Nevado del Ruiz, Colombia;

La potenza eruttiva di questi eventi, calcolata in megatoni (ossia un milione di tonnellate di tritolo TNT equivalenti), è variata dai 150 ai 250 Megatoni per episodio. Tanto per avere un sommario confronto, possiamo riferirci alla bomba atomica sganciata su Nagasaki nel 1945, che sviluppò circa 20 kilotoni, ovvero 10.000 volte meno dell’eruzione del Tambora. La Piccola Era Glaciale è un periodo della storia climatica della Terra che va dalla metà del XIV alla metà del XIX secolo in cui si registrò un brusco abbassamento della temperatura media terrestre; allora non furono particolari emissioni di gas serra a determinarla, né sovrappopolazione, né industrializzazione  o altre concause date per scatenanti ai giorni nostri. 

Oggi stiamo bruciando buona parte dell’energia fornita dal sole milioni d’anni fa e che la Natura aveva messo prudentemente a riserva sotto forma di combustibili, fossilizzando gli organismi vegetali e animali sottoterra. Questa operazione naturale avrà dunque modificato il clima all’atto della trasformazione di allora e lo starà modificando oggi, che stiamo di fatto riconvertendo artificialmente il ciclo. Stupisce constatare che gli eventi accadono sia in assenza che in presenza di quella variabile impazzita che sembra essere l’Homo Sapiens Sapiens, cioè noi.

Il 29 giugno del 1909, festa di San Pietro nostro patrono, le vacche scesero a valle borlàndo affamate giù per la Singéla perché i pascoli erano stati ricoperti da una coltre di neve e le bestie non avevano di che nutrirsi.  Questa fu un’intemperanza del Meteo, da non confondersi col Cambiamento Climatico, che è quello che, per esempio, m’impedisce di scendere in slitta dalla pista delle Giare come facevo da bocia, perché da un pezzo non c’è più neve sufficiente. La variabile impazzita è che, qualora fosse ancora innevata quella pista, probabilmente qualcosa m’impedirebbe comunque di approfittarne. Questo, per il momento, è l’unico effetto tangibile del Climate Change; il fatto tuttavia non m’inquieta particolarmente, dato che sono cambiato anch’io e a sessant’anni non mi sognerei mai si scendere dalle Giare in slitta a pancia in giù. Anche perché rischierei di travolgere qualche infreddolito fanatico delle ferrate. Ma perché ho scritto queste cose? Boh, … non lo so neanch’io; sarà l’età, …o forse il Cambiamento Climatico.


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