Amate.
Che se non amate poi rimanete chiusi
nei vostri pensieri
e nel vostro ego
e arrivate a credere che siano tutti cattivi.
Che siano tutti bugiardi.
Che siano tutti carnefici.
E invece basterebbe
amarsi un po’ di più e capirsi un po’ di più,
che il mondo non è diviso in buoni e cattivi,
ma siamo tutti una grande trincea di corpi feriti.
Da qualcun altro.
Amate.
Che amare insegna a dare,
oltre il limite di ciò che si pensava di avere.
Ma insegna anche a prendere,
perché a dare e basta
si rischia di diventare
un ente benefico per affamati.
E allora si dà, oltre misura.
E si riceve, oltre misura.
In una bilancia dove alla fine
tutto si mischia
in una danza di dare e ricevere.
Amate.
Perché se non amate poi diventate cattivi,
poi allontanate le persone,
poi il cuore diventa più scuro
e vi riempite di credenze limitanti.
Di paure.
Di cuscini abbracciati di notte.
Amate.
Che se non amate poi smettere di farlo.
E l’amore va coltivato come una pianta
e come una pianta ha bisogno
di sole, di cure e di amore.
E ricominciare ad amare è difficile,
è la pianta che viene sradicata
e non sa più dove piantare le sue radici.
È una pianta spaesata.
Insicura.
Perduta.
Amate.
Che l’amore vi rende ciechi
e questo vi spaventa.
Vorreste essere cauti,
ma che c’entra questo
con l’amore?
L’amore rende ciechi,
ma rende anche belli
oltre misura,
e il mondo oggi ha un ineguagliabile
bisogno di bellezza.
Amate,
che il resto conta poco.
Per non dire niente.
Mary G. Baccaglini-web
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