Capitello dell'Assunta ai Costa (Dal 2012 con statua dell'Immacolata) |
Il capitello di contra’ Costa è dedicato a Maria Assunta in Cielo e presidia l’inizio dell’antico salìso dei Magli che scendeva a Bellasio. L’edicola non è d’origine antica, dato che venne edificata dopo la prima guerra mondiale, sull’onda della ricostruzione postbellica.
La sera del 16 luglio del 1944 l’abitato fu incendiato per rappresaglia dalle truppe tedesche durante un rastrellamento. Il fuoco arse fino all’alba successiva distruggendo tutte le case della contra’ e lasciano all’addiaccio e nella disperazione le dieci famiglie che l’abitavano. Anche il capitello ne condivise la sorte uscendone danneggiato. La contra’ si risollevò in fretta riportandosi al pristino stato; così anche il suo capitello, che venne ridipinto da Ettore Slaviero, abitante nei sottostanti Furlani. Ettore riuscì infatti fortunosamente a scampare al rastrellamento e volle così esprimere la sua gratitudine.
L’edicola è però soggetta a risalite di umidità che deteriorano inesorabilmente le immagini dipinte, tanto che verso la fine degli anni Settanta le dovette riprendere Aldo “Al” Sartori, autore del ciclo di affreschi della Cappella dell’Emigrante. Una decina d'anni dopo al capitello venne rifatto il tetto, dotandolo di copertura di rame, mentre il dipinto fu restaurato a cura di artisti delle Belle Arti.
Il 15 luglio del 2012 venne installata nella nicchia una statuetta dell’Immacolata, non riuscendo a rimediarne una dell’Assunta, titolare ufficiale del capitello, ma la cui immagine tornava a mostrare le ingiurie del tempo e dell’umidità. L’inaugurazione avvenne con la corale partecipazione della contra’ e di molti paesani, a testimoniare l’attaccamento della gente ai sui simboli religiosi e comunitari.
Narrano le tradizioni della contra’ che prima in quel posto fosse piantata una croce di legno a memoria della tremenda epidemia di peste del 1630. Non quindi per voto riferito all’ultimo contagio di colera del 1850, come avvenuto invece per le contra’ settentrionali di Campagna e Lucca.
Può darsi che il colera abbia mietuto più vittime dove le fonti d’acqua erano più superficiali o da pozzi, mentre quella del seciaréto, che alimentava i Costa, era più profonda e incontaminata e ciò può aver limitato il contagio rispetto ad altre zone del paese. La peste invece, che non era un’infezione enterica, non aveva guardato in faccia a nessuno.
(Ringraziamo Alda Toldo per la gentile disponibilità a fornire le informazioni raccolte dagli anziani della contra')
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