martedì 16 novembre 2021

La Vecia

Gianni Spagnolo © 21M10】

Stiàni la percezione realtà era molto più articolata di adesso; noi ora viviamo praticamente in un mondo unico: presente e tangibile. Dell’aldilà e di mondi intermedi e paralleli pare che non ci preoccupiamo molto, mentre i nostri progenitori erano molto più attenti a questi aspetti. In particolare esisteva un mondo di mezzo, popolato da strane figure, i cui principali protagonisti da noi erano quattro: l’Anguana, il Salvanélo, l’Orco e la Vecia. Erano queste le entità sfuggevoli di quell'universo bislacco che popolavano le storie dei filò. Presenze dai comportamenti eccentrici e con sfumature diverse a seconda di chi raccontava la storia.

La figura più grottesca e paurosa, almeno per noi boce, era la Vecia. Molto più dell’Orco, perché essa abitava in un luogo preciso, mentre l’Orco non si sapeva per certo dove fosse. La Vecia infatti presidiava l’omonimo Cógolo della Singéla, un posto dove bisognava passare per andare in montagna e perciò con la Vecia, volenti o nolenti, bisognava averci a che fare; prima o poi, bisognava affrontarla. La Vecia a la ghinéa diritura du de cógoli, uno anca live dedrio ale Nore, fatalità senpre andove che biognava passare par nar su in montagna. Messà che la jera  meda parente dela Frau Pertega de Luserna, che la ghéa pressopoco la stessa anda.

La Vecia era una vecchia spaventosa, vestita di stracci neri, con la gobba, un dente solo e brutta assai. Aveva la specialità di portar via i bambini che se ne andavano in giro da soli o si avvicinavano troppo al su cógolo senza portarle rispetto. Li mangiava anche, i bambini, lasciando solo le ossa. Con lei non si poteva certo discutere, anche perché non sapeva parlare, ma solo emettere grida agghiaccianti.  L’unico modo per insinganarla, almeno dalle parti nostre, era di baciarle il sedere, che per di più,  a detta di chi l'aveva visto, era pién de bróde. Uno schifo assoluto, dunque.

Eh, sì, ciò: biognàva basarghe el culo ala Vecia, ancamassa!

Questo era una sorta di rito d’iniziazione cui dovevano sottostare i bambini che salivano la Singéla per la prima volta e passavano proprio davanti al suo cógolo. Una ritualità codificata da secoli e alla quale non ci si poteva cero sottrarre, pena essere divorati e finire nel cumulo di ossa calcinate che raccontavano ci fosse in fondo al cógolo. Era un autentico incubo per un sanpieroto in erba dover salire per la prima volta in montagna sapendo di dover passare questa specie di forche caudine. La celebrazione dell’osceno rito infatti non era affatto chiara e i grandi la raccontavano ognuno a modo suo, per cui ciascun bocia se l’immaginava nel buio delle proprie paure. 

La vedaremo in facia?  Biòn alsarghe la cotola o éla già live col culo fora? El culo, po’, se lo lavelo ogni tanto? Gonti da essar da solo o coj parente rente? El baso, biòn darghelo proprio co la boca sula culata o valo ben anca on fià destacà? Bion fare anca e stcioco o bàstelo on baséto picinìn? 

Alla fine poi succedeva che non succedeva niente, perché, fatalità, quel giorno e a quell’ora si era stati così fortunati che la Vecia era andata nel bosco par asaréle e l’avevamo schivata. Che fortunati che eravamo, a ghìvinu bio culo! La prova era comunque data per superata.

Era una forma di educazione per simbolismi che serviva ad impedire che i bambini si allontanassero troppo dal centro abitato o s’inoltrassero troppo a fondo nei boschi. Storie fatte per spaventare chi non era ancora in grado di comprendere compiutamente la realtà, agendo sui riflessi condizionati più profondi ed efficaci. Racconti volti a terrorizzare i più piccoli e indurli ad agire come gli adulti vogliano agiscano, spingendoli ad osservare per paura norme che non sarebbero state recepite col ragionamento.  

Oggi sarebbero probabilmente qualificate come bullismo, ma forse perché sono gli adulti a corto di ragionamento. Si vede che gli psicologi e gli psicoterapeuti non sono mai passati davanti al cógolo, non hanno fatto naja alpina e non hanno mai ascoltato le storie dei filò. 



4 commenti:

  1. Bel racconto, finale da encomio, grazie Coscri

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  2. non solo basarghe el culo, ma el culo zera pien de brode

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    1. A te ghe proprio rejòn, a me jero desmentegà; desso a lo go dontà.
      Ciò, ma ti che te lo ghe d'aver visto, ... ghévelo solo bróde o anca cioati?

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    2. a dire la verità, a go sarà i oci...

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