giovedì 25 febbraio 2021

Tiracamìnti

【Gianni Spagnolo © 21I23】

Le bretelle sono nate verso la metà del Millesettecento, con lo scopo di sostenere i pantaloni.  All’epoca si portavano nascoste dal gilet, per questo sono rare le raffigurazioni pittoriche di questo accessorio. Il loro primo vero testimonial fu Benjamin Franklin, celebre scienziato e padre fondatore degli Stati Uniti, che fu anche ambasciatore in Francia. In questa circostanza si presentò a corte con un paio di originali pantaloni sostenuti da due fasce di stoffa: le bretelle. La curiosità, e la novità che suscitarono nell'elitè nobiliare francese, furono il trampolino di lancio per la loro diffusione. Le prime bretelle erano fatte da due strisce in stoffa o in pelle leggera che si incrociavano nel dorso e che venivano agganciate al pantalone con uno strano sistema a molla con ganasce d’ottone, che ne permetteva una limitata elasticità. Con l’introduzione del caucciù le bretelle si evolsero, diventando elastiche e confortevoli. Nel corso della Grande Guerra cominciarono però ad essere sostituite dalla cintura che, usata nella divisa dei soldati, si diffuse poi della moda popolare maschile. Le bretelle furono per tutti gli anni '20 un obbligo per l’abito formale dei ceti più elevati, mentre la cintura rimase da allora l'accessorio preferito dalle masse. I pantaloni a quel tempo erano ancora senza passanti, una dotazione  che s’imporrà infatti solo a partire da quegli anni. 

La mia generazione credo sia stata l’ultima a portare le tirache.

Io odiavo le tirache!

La prima volta che misi la cintura fu una liberazione epocale, mi stavo emancipando da tutta quella moda imperante da noi negli anni sessanta, quali: le braghe curte al denocio, la roba de lana fata su misura che la becava tuta, le calse de lana grossa co l’astico da mudanda emostatico, le fanéle cole màneghe longhe, le mudande col patelòn verto, le baréte cole reciàre e così via. 

Su misura poi era per modo di dire. La roba veniva confezionata con l’eterna precauzione che il bocia paràva, cioè sarebbe sperabilmente cresciuto e quindi andava fatto tutto più grande, col risultato che non c’era mai niente che ti cascasse giusto. Ed era comunque fortunato chi non aveva fratelli più grandi. Le tirache allora le nava de oro, dato che tenevano su anche un sacco. 

Se poi le mojéche dele tirache non si chiudevano bene perché le jera dò de susta, bastava fare una falda sulla braga e .. voilà, che si rimediava il problema. Tsé, magari! Il massimo del fastidio capitava d’inverno, quando, dopo un movimento brusco, ti saltava la tiraca e rimbalzava oltre la spalla sotto il maglione di lana antiproiettile e bisognava prodursi in contorsioni animalesche per recuperare il tirante e fissarlo al suo posto.

Cose che voi umani di oggi neanche v’immaginate!



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