I baraccamenti degli operai alla diga d'Izourt. |
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I suoi
primi passi in Francia, Mario li ha fatti a soli 16 anni. Precisamente in
Savoia, nel villaggio di Avrieux, vicino a Modane, passaggio obbligato per
tutti gli italiani che arrivavano in Francia, ma più in particolare in Savoia e
nell’Isère. Il padre di Mario era già arrivato sul posto. Dopo la morte della
nonna di Mario, nel 1956 c’è stato il ricongiungimento familiare e tutta la
famiglia si è ritrovata unita ad Avrieux.
Purtroppo
una tragedia li ha colpito nel 1958. In seguito di un terribile infortunio sul
lavoro, dopo 15 giorni di coma e una lunghissima convalescenza, il padre di
Mario fu riconosciuto invalido del lavoro e fu inevitabile il suo ritorno in
Valdastico.
Dopo
il matrimonio nel 1967, Mario continua la sua attività di falegname in Francia
e si stabilisce, con la moglie, nella regione parigina, regione alla quale era
rimasto molto legato.
Ha
contribuito alla realizzazione di numerose opere, in particolare la costruzione
del Centro di ricerca CEA di Saclay e le torri conosciute di Place d'Italie nel
13° arrondissement (quartiere). Poi è partito per Le Mans per ristrutturare
la piazza della cattedrale. Ha sempre parlato con orgoglio e fierezza dei
progetti a cui aveva partecipato. Ha lavorato sodo, molto duramente, in ogni
compito affidatogli. Come tutti i suoi compagni immigrati, lo scopo era
riuscire a guadagnare per mantenere la sua famiglia.
Nel 1972 Mario perde il
fratello Piero a seguito di una lunga malattia. Un’altra tragedia molto
difficile e dolorosa da vivere per lui. Nel 1981, come tanti emigranti
italiani, decide di tornare a casa con la moglie Carmen e i figli Tatiana e Milko,
ma parte del suo cuore rimane in Francia.
Nel 2011, durante il suo ultimo
soggiorno in Francia, è stato felice di visitare Parigi, e si è recato nei
luoghi in cui aveva lavorato e in particolare la Torre N° 4 di Place d'Italie.
Quando all'inizio degli
anni 2000, su iniziativa dell'associazione "Ricordate" e dei comuni di Vicdessos
e Auzat, furono organizzate le commemorazioni in ricordo del disastro di Izourt
del marzo 1939, Mario fu il primo a dare il suo sostegno. Aveva un’immensa
gratitudine per gli organizzatori che erano riusciti, dopo tanti anni e lunghe
ricerche, a identificare i discendenti delle vittime.
La madre di Mario,
Carolina, aveva perso i suoi 2 fratelli in questo disastro e non ha mai smesso
di parlare con dolore di questa tragedia. Il suo sogno era sempre stato quello
di poter andare nel luogo di sepoltura dei suoi fratelli. Mario ha preso il testimone
e ha partecipato con amore, orgoglio e passione a ogni momento della commemorazione.
Aveva stretto legami molto cordiali con tutti ed era grato a tutta la
popolazione di questi villaggi francesi. Gli piaceva parlare la lingua
francese, non era raro vederlo interrogare i viaggiatori di un'auto
immatricolata in Francia, per raccontare loro il suo lavoro e i luoghi in cui
aveva vissuto. Non perdeva una sola occasione per esercitarsi a parlare
francese.
Mario era molto legato
all'associazione RICORDATE, perché sapeva che al di là degli zii era tutta
l'immigrazione italiana a essere riconosciuta e celebrata. In Valdastico, paese
di origine di Mario, è sempre stato molto apprezzato per la sua cordialità e gentilezza.
Questo villaggio ha molti emigranti e poche sono le famiglie che non hanno
avuto un loro membro emigrato all’estero. Per questo la Val d'Astico è
soprannominato “la valle delle lacrime”, e ogni anno, durante
Ferragosto, vengono organizzate feste sul tema dell’emigrazione.
Mario era l’esempio di un'emigrazione riuscita. È stata una delle ultime generazioni a sopportare questo crudele e ingiusto sradicamento di cui sono vittime gli emigranti. Quando scompaiono questi uomini che fanno la storia di un villaggio, farebbe bene a tutti noi, così come alle autorità, ricordare questa difficile vita vissuta dai nostri concittadini, ascoltarli attentamente perché il loro messaggio può portarci a meditare su quello che siamo, ma soprattutto sulla nostra storia e su chi eravamo.
la vita di mario e di tutti quelli che purtroppo sono dovuti emigrare sia un esempio per i giovani che danno tutto per scontato senza sacrificio la vita perde il suo valore
RispondiEliminaGrazie Carla per aver riservato spazio alla memoria del nostro Mario.Una persona stupenda e amica fonte di memorie e sentimenti intimamente legati alle tristi esperienze della nostra emigrazione.La sua partenza toglie dallo scrigno della vita valligiana un valore umano raro lasciando un vuoto non coperto da nuove generazioni a volte restie ad accogliere il fascino della nostra Valle e dei ricordi aviti intrisi di intensa bontà,umiltà e spirito di sacrifico.Mario era colto e universale perchè parlava sempre del suo Paese.Un abbraccio a Carmen e alla sua Famiglia.
RispondiEliminaBravo Giulio hai fatto proprio un bel ricordo di Mario se lo meritava complimenti ancora.
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