martedì 9 febbraio 2021

In ricordo di Mario Lucca

I baraccamenti degli operai alla diga d'Izourt.

Giulio Lucca, fratello di Mario recentemente scomparso, desidera ricordare il fratello ripercorrendone sinteticamente l'esperienza di emigrante in Francia, destino comune a moltissimi paesani nel secolo scorso. Mario collaborò attivamente con l'associazione "Ricordate" che coltiva la memoria della tragedia avvenuta alla diga d' Izourt, sui Pirenei francesi, nella primavera del 1939 e dove perirono molti nostri connazionali e anche dei paesani.


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I suoi primi passi in Francia, Mario li ha fatti a soli 16 anni. Precisamente in Savoia, nel villaggio di Avrieux, vicino a Modane, passaggio obbligato per tutti gli italiani che arrivavano in Francia, ma più in particolare in Savoia e nell’Isère. Il padre di Mario era già arrivato sul posto. Dopo la morte della nonna di Mario, nel 1956 c’è stato il ricongiungimento familiare e tutta la famiglia si è ritrovata unita ad Avrieux.

Purtroppo una tragedia li ha colpito nel 1958. In seguito di un terribile infortunio sul lavoro, dopo 15 giorni di coma e una lunghissima convalescenza, il padre di Mario fu riconosciuto invalido del lavoro e fu inevitabile il suo ritorno in Valdastico.

Dopo il matrimonio nel 1967, Mario continua la sua attività di falegname in Francia e si stabilisce, con la moglie, nella regione parigina, regione alla quale era rimasto molto legato.

Ha contribuito alla realizzazione di numerose opere, in particolare la costruzione del Centro di ricerca CEA di Saclay e le torri conosciute di Place d'Italie nel 13° arrondissement (quartiere). Poi è partito per Le Mans per ristrutturare la piazza della cattedrale. Ha sempre parlato con orgoglio e fierezza dei progetti a cui aveva partecipato. Ha lavorato sodo, molto duramente, in ogni compito affidatogli. Come tutti i suoi compagni immigrati, lo scopo era riuscire a guadagnare per mantenere la sua famiglia.

Nel 1972 Mario perde il fratello Piero a seguito di una lunga malattia. Un’altra tragedia molto difficile e dolorosa da vivere per lui. Nel 1981, come tanti emigranti italiani, decide di tornare a casa con la moglie Carmen e i figli Tatiana e Milko, ma parte del suo cuore rimane in Francia.

Nel 2011, durante il suo ultimo soggiorno in Francia, è stato felice di visitare Parigi, e si è recato nei luoghi in cui aveva lavorato e in particolare la Torre N° 4 di Place d'Italie.

Quando all'inizio degli anni 2000, su iniziativa dell'associazione "Ricordate" e dei comuni di Vicdessos e Auzat, furono organizzate le commemorazioni in ricordo del disastro di Izourt del marzo 1939, Mario fu il primo a dare il suo sostegno. Aveva un’immensa gratitudine per gli organizzatori che erano riusciti, dopo tanti anni e lunghe ricerche, a identificare i discendenti delle vittime.

La madre di Mario, Carolina, aveva perso i suoi 2 fratelli in questo disastro e non ha mai smesso di parlare con dolore di questa tragedia. Il suo sogno era sempre stato quello di poter andare nel luogo di sepoltura dei suoi fratelli. Mario ha preso il testimone e ha partecipato con amore, orgoglio e passione a ogni momento della commemorazione. Aveva stretto legami molto cordiali con tutti ed era grato a tutta la popolazione di questi villaggi francesi. Gli piaceva parlare la lingua francese, non era raro vederlo interrogare i viaggiatori di un'auto immatricolata in Francia, per raccontare loro il suo lavoro e i luoghi in cui aveva vissuto. Non perdeva una sola occasione per esercitarsi a parlare francese.

Mario era molto legato all'associazione RICORDATE, perché sapeva che al di là degli zii era tutta l'immigrazione italiana a essere riconosciuta e celebrata. In Valdastico, paese di origine di Mario, è sempre stato molto apprezzato per la sua cordialità e gentilezza. Questo villaggio ha molti emigranti e poche sono le famiglie che non hanno avuto un loro membro emigrato all’estero. Per questo la Val d'Astico è soprannominato “la valle delle lacrime”, e ogni anno, durante Ferragosto, vengono organizzate feste sul tema dell’emigrazione.

Mario era l’esempio di un'emigrazione riuscita. È stata una delle ultime generazioni a sopportare questo crudele e ingiusto sradicamento di cui sono vittime gli emigranti. Quando scompaiono questi uomini che fanno la storia di un villaggio, farebbe bene a tutti noi, così come alle autorità, ricordare questa difficile vita vissuta dai nostri concittadini, ascoltarli attentamente perché il loro messaggio può portarci a meditare su quello che siamo, ma soprattutto sulla nostra storia e su chi eravamo.






3 commenti:

  1. la vita di mario e di tutti quelli che purtroppo sono dovuti emigrare sia un esempio per i giovani che danno tutto per scontato senza sacrificio la vita perde il suo valore

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  2. Grazie Carla per aver riservato spazio alla memoria del nostro Mario.Una persona stupenda e amica fonte di memorie e sentimenti intimamente legati alle tristi esperienze della nostra emigrazione.La sua partenza toglie dallo scrigno della vita valligiana un valore umano raro lasciando un vuoto non coperto da nuove generazioni a volte restie ad accogliere il fascino della nostra Valle e dei ricordi aviti intrisi di intensa bontà,umiltà e spirito di sacrifico.Mario era colto e universale perchè parlava sempre del suo Paese.Un abbraccio a Carmen e alla sua Famiglia.

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  3. Bravo Giulio hai fatto proprio un bel ricordo di Mario se lo meritava complimenti ancora.

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