martedì 23 febbraio 2021

Il Capitello dei Cerati

Oggi è il primo giorno dell’anno, festività di Maria Madre di Dio.

Ci pare quindi doveroso iniziare questa rassegna dei capitelli di San Pietro partendo dal primo che accoglie in visitatore che arriva da nord, inerpicandosi per la Pontara.

Il capitello è detto anche “della strada”, oltre che per la collocazione, anche  in virtù della sua funzione di protezione della circolazione. Si ricorda infatti che una sera di maggio1958 un giovane ciclista di Arsiero fu coinvolto in un grave incidente proprio in quel luogo.
Questa sua funzione venne ribadita anche il giorno dell’inaugurazione con la benedizione delle poche automobili di allora da parte del parroco Don Emilio Garbin.

Il sacello venne ideato e costruito nel 1960 da Bortolo Cerato (Bortoléto Saràto), su sollecitazione degli abitanti della contrada, orfani di capitello da quando venne abbattuto quello più antico di cui si ha memoria e che era probabilmente collocato sul tracciato della Pontara Vecia, costruita un secolo prima.  Non si conosce la dedicazione di questa precedente edicola, ma è verosimile che fosse anch’essa intitolata alla Madonna.
Il Capitello difatti era sentito come la “Chiesa” della contrada. Attorno ad esso ci si riuniva per la recita del rosario nei mesi maggio e ottobre, per le festività specifiche e per speciali ricorrenze. 

Contrà Cerati annoverava all’epoca 120 abitanti e 25 famiglie; la somma preventivata per l’erezione del sacello era di 120.000 Lire, ovvero 1.000 Lire pro capite, da raccogliersi tramite colletta. Il consuntivo finale fu invero più oneroso: 154.540 Lire. Il totale delle entrate al 30/7/1961 ammontava a 109.140 Lire e il cospicuo disavanzo fu coperto negli anni seguenti dalle elemosine della cassettina e da contribuzioni di offerenti.

Artefice ne fu appunto Bortolo Cerato, coadiuvato da Don Rocco Dal Prà, curato di Casotto, nella decorazione delle colonne.
Bortoléto era della classe 1898; si trovava a lavorare in Etiopia (AOI) quando scoppiò la guerra e fu fatto prigioniero dagli inglesi che lo internarono in un campo di prigionia in Rhodesia. Qui ebbe modo di farsi apprezzare per le sue doti umane e professionali e si fece anche promotore ed artefice della costruzione di una chiesa, mettendo a frutto la sua abilità di muratore e carpentiere.
Fu infatti da quel progetto di tempio che egli trasse spunto per il capitello, costruendone prima un modellino in legno, tuttora conservato dagli eredi.

L’edicola si presenta infatti nell'artistica foggia di tempietto, con un basamento in muratura rivestito di lastre in biancone al grezzo, sormontato da 4 coppie di colonne decorate reggenti la cupola cava in cemento, con croce sommitale in marmo.

Nel vano aperto formato dalle colonne perimetrali è collocata una statua della Madonna in posa orante, in pietra naturale di Vicenza. Sul lembo del mantello è inciso il verso latino "ITER PARA TUTUM" (Veglia sul nostro cammino), tratto dall'antichissimo inno dell'Ave Maris Stella.
Lo spiazzo antistante è arredato con due panchine in ferro per la sosta e c’è anche un piccolo boschetto di pini a fargli da quinta ombrosa.

Il capitello fu eretto con unanime concorso di popolo, come si suol dire in questi casi, ovvero con la partecipazione morale o materiale di tutti gli abitanti, così come dovette sempre essere avvenuto per ogni analoga circostanza in Valle.
Anche i ragazzi della contrà parteciparono alla costruzione, prestando aiuto secondo età e capacità, portando sabbia, cemento e materiali edili.
Quando Bortoléto collocò la targa in marmo volle che tutti i ragazzi presenti scrivessero il loro nome sul retro della pietra, affinché, così diceva, se un giorno qualcuno l’avesse rimossa, avrebbe trovato anche la loro memoria.
Forse con quel segno avrà voluto anche affidare quei giovani alla Madonna.

Le famiglie contribuirono con prestazioni d’opera e oboli annotati diligentemente su un quaderno, conservato e messoci a disposizione per questa occasione da Silvio Eugenio Toldo (Genio Polaco).
Il terreno del sito dove collocare il capitello fu donato da Giovan Battista Spagnolo (Tita Lusso) ed era proprio prospiciente il nuovo stradone della “Pontara”, costruito pochi anni prima per consentire un più agevole collegamento fra il centro del paese e il nuovo ponte sull’Astico.

Nella costruzione di questa strada perse purtroppo la vita un giovane quattordicenne del paese, Ezio Gianesini, travolto da un masso sotto i cogolìti;  un lutto che scosse il paese e funestò la legittima soddisfazione per questa nuova importante opera.

Gianni Spagnolo 

3 commenti:

  1. Precisazione Don Rocco DAL Prà; non era Curato ma Parroco di Casotto!

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    1. Precisazione importante. Non ci dormivo alla notte. Ma valaaaaa.

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  2. IL CAPITELLO DEI CERATI
    Fra ville, vecchie segherie e prati,
    gente buona e tranquilla: ecco i Cerati!
    Qui senti dell'Astico il mormorare
    e delle campane il lieto squillare.
    Tra cespugli sempreverdi un capitello
    dai colori gentili, semplice e bello,
    dedicato alla Madonna dai paesani,
    che li protegge, vicini e lontani.
    Chi vien dal paese o dalla contrada
    rimane sorpreso, si ferma per strada,
    osserva, ammira, fa un segno di croce
    e dice una preghiera sottovoce.
    Ci son panchine per chi vuol riposare,
    guardar il cielo, le nubi, e sognare,
    e nella quiete ombreggiata della sera
    ricordare gli anni della primavera.
    Un passante

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