domenica 7 febbraio 2021

Racconti


Racconti di campagna

IL PAESE DELLA FELICITÀ
C'era un paese di pietra, tra colline verdissime d'estate e gialle d'autunno, in cui regnava una magia. Era un paese come molti, dalle strade che si nascondevano tra i vicoli, con le campane che suonavano di gioia o di dolore, dove dormivano i gatti e dove le margherite annunciavano che sarebbe arrivata la primavera, con le feste del patrono che vedevamo sempre nuovi amori nascere e tante stelle cadere. Era il paese dove correvano i caprioli, dove le farfalle volavano tutto il giorno e si posavano sui rovi delle more, una accanto all'altra, e si amavano nei giorni che restava loro da vivere . Era il paese da cui si vedeva il lago diventare arancio al tramonto e se costeggiavi tutto il suo perimetro alla fine trovavi un bacio e la tua storia. Era il paese dove il silenzio sapeva di amore, dove una stretta di mano era una promessa, dove il respiro dell'amato entrava dalle persiane e dormiva accanto alla sua donna prendendole la mano e dove un sorriso regalava l'eternità. Era il paese dove i bambini giocavano a campana anche quando nessuno li vedeva, e di notte contavano le stelle sotto al gelsomino che saliva verso i balconi, era il paese dove gli innamorati guardavano la luna che li catturava nella sua luce sui cieli del mondo e dove le lucciole salivano dalla terra al cielo e si addormentavano nel profumo delle peonie dentro i petali prima che sorgesse il sole. Era il paese dove, tra i canti delle donne, nasceva il vino e si raccoglievano le mele, un borgo piccolo che profumava di resina e di pomodori, di fragole di bosco, salvia e di finocchio selvatico. Era il luogo nel quale la notte non faceva paura perché era illuminata da tante luci di stelle e di case, ed in quelle ore era possibile solo far magia per realizzare i sogni. Era il paese in cui l'amore nasceva col grano ed i papaveri, dove le rane raccontavano storie di cuore senza tempo, dove la pineta aveva le fate che tessevano le giornate di tutte e raccoglievano i desideri che ognuno sussurrava al vento. Era il paese in cui la neve faceva i merletti ai tetti delle case ed ai campi, cuciva i suoi fiocchi sui rami degli alberi spogli e rendeva più belli i colori del pettirosso. Era il paese dove la rocca antica guardava le montagne davanti diventare bionde quando arriva l'autunno, e che chiudeva gli occhi quando il vento lanciava sulle sue mura i petali dei fiori di mandorlo e pesco. Era il paese delle ciliegie rosse, dell'arcobaleno dopo la pioggia nella sera del cielo celeste di giugno, era il paese dei segreti e dei falò accesi nella sera dell'ascensione, del profumo dei funghi e del vento che portava ciò che era destinato e del sole che si alzava presto sciogliendo la nebbia. Era il borgo in cui gli abbracci erano veri, in cui le rondini tornavano e cantavano appena vedevano il campanile, portando la festa. Era il borgo in cui nella chiesa rupestre che vide matrimoni d'amore, abbracciata dall'edera e dalle viole le colombe si giuravano amore. Ed era soprattutto il paese nel quale chi si era amato sotto quel cielo, sotto il pergolato dei lillà e della vite continuava a farlo nei secoli del mondo, vivendo nel vento e nel sole che tramontando manteneva le ombre delle mani intrecciate, impossibili da vedere e da dividere.

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