【Gianni Spagnolo © 21I28】
Era lusingato Nane Ghìa, me poro nono, quando dei parenti da Cogollo gli portarono su in regalo un vispo e variopinto pappagallo Ara, corredato di relativo trespolo. A dirla tutta, sulle prime era un po' perplesso, ma poi si lasciò convincere dalla loro benevola insistenza. Si era ancora negli anni Cinquanta e un animale del genere a Sanpiero non s’era ancora visto. L’uccellone si chiamava Loreto, nome poco originale, ma sicuramente calzante*.
Inoltre il pappagallo parlava dal bon! Non solo, canticchiava pure.
Sì, ciò, proprio così!
Non era la solita leggenda di pappagalli che farfugliano cose che sembrano parole umane, ma non si capiva gnente. Nossignori, questo parlava come un cristiàn, almeno cosi gliel’avevano raccontata nel fargli quel vistoso e vivace regalo.
L’uccello era proprio bello, con le piume dai colori sfavillanti e l’aria spavalda e strafottente. Per essere vispo, poi, lo era eccome, dato che starnazzava incessantemente cercando di arpionare ogni cosa col suo grosso becco adunco. In più schitàva come un pao e il poro nono doveva pazientemente pulire i lasciti. Nane pensava che al nuovo ospite servisse un po' di tempo per acclimatarsi alla casa e alle persone di famiglia, perciò l'aveva posizionato sul trespolo accanto alla grande stua, in attesa di esporlo sul balcone ai primi caldi dell’incipiente primavera.
Intanto s’era diffusa la voce nel vicinato, così che in molti volevano accertarsi di persona di questa esotica presenza e verificare se parlava dal bon. Ecco allora che la Maria Volpe, Nane Buci, Camiloto, la Maria Godi, Barufa, Piero Culata e altri personaggi dei dintorni, si sentirono in dovere di passare di là per analizzare di persona l'esotico volatile. Parfìn la Bepa Rossa, chj noi jera gnanca in bona!
Effettivamente, dopo essersi un po’ ambientato, il pappagallo parlava sul serio. All’inizio erano parole trate là, tipo: mòleghe, tasi sìto, sémo, stronso .. e simili amenità. Sapeva pronunciare benissimo il suo nome: Lorrrrèto, arrotando prolungatamente la erre. Era particolarmente istruito negli insulti, che però allora non ci si badava tanto, come: bruta vecia, deficiente, troja, ecc. Anche se era d’origine brasiliana parlava in dialeto stceto, .. neanche venisse dal Rio Grande do Sul.
L’esame generale era andato abbastanza bene, anca se bión dire che l’indole sboccata dell’uccello impensieriva non poco i nonni. Loro erano particolarmente timorati e la massima imprecazione che presenpio poteva uscire dalla bocca di mio nonno era “Orco can!” Ma doveva essere arrabbiato fisso.
Arrivò il giorno che il pappagallo venne messo fuori sul pèrgolo, dove si trovò da subito a suo agio. Alla bociarìa non pareva infatti vero di istigare il volatile a ripetere le parole più sciocche e sconce che conoscevano, come probabilmente avevano già fatto i loro coetanei di Cogollo tempo prima. Infatti il volatile disponeva già di suo di un repertorio formidabile in merito. La cosa non garbava per niente al nonno, che cercava di dirottare il pollo su un vocabolario più civile. La partita però era già persa in partenza: l’imprinting l’aveva già avuto bello forte e certamente era quella la ragione del generoso regalo.
Qualche grasso epiteto capitava dunque sempre a chi lo stuzzicava dalla strada, ma la cosa era presa sul ridere e Loreto diventò ben presto l'attrazione del circondario. Fra gli adulti, la più attiva a interloquire col pappagallo era la Pèrtela, un'anziana signora che abitava in l'Ara, qualche porta più giù. Chiamava Loreto battendo le mani e chiedendogli di cantare "Papaveri e Papere", fresco successo di Nilla Pizzi a Sanremo. Allora Loreto partiva in automatico come un jukebox col ritornello della canzone. La Pèrtela si divertiva da matti a stuzzicare Loreto e diceva ai vicini: "Desso a posso anca voltar l'ocio, ca go sentìo parlare on usèlo". Loreto si gongolava perciò nel suo ruolo di star, .. finché le cose cominciarono ad instradarsi maluccio.
Non s’è mai capito perché, ma il pappagallo iniziò a prender di mira proprio la Pèrtela: infatti, quando lei passava sotto al pèrgolo per recarsi in piazza, Loreto la bersagliava con pesanti insulti: Bruta troja! Vecia putana! et similia.
Dopo l'iniziale sconcerto, la questione diventò bollente perché sistematicamente, ad ogni passaggio della veciòta, Loreto le indirizzava i suoi pubblici apprezzamenti, con stridenti acuti che echeggiavano in tutta la piazza. La Pèrtela passò dall'iniziale simpatia del volatile all'odio più viscerale, chiedendo al nonno di prendere provvedimenti per tacitare quel disgraziato e irriverente pennuto. El poro Nane tentava in ogni modo di scusarsi, portandola a considerare l’innocenza di natura di Loreto e la sua animale irresponsabilità, ma non riuscì a calmare le acque. Anzi! Fu accusato di essere lui l'istigatore dello sciagurato uccello.
Anche se la Volpe si godeva le scenette ridendo di sottecchi dal suo pèrgolo appeso sulla casa dei Lussi, la faccenda era diventata oltremodo seria e imponeva decisioni rapide e risolutive. Ne andava del decoro della famiglia e della pace nel vicinato.
Fu così che Loreto scomparve misteriosamente e non se ne seppe più nulla.
La narrazione ufficiale di famiglia racconta di una restituzione del regalo ai gentili, ma canaje donatori. L’indole pacifica e accomodante del nonno, d’altronde, non faceva pensare ad un diverso esito. Rimase sempre però qualche legittimo dubbio sulla nonna, molto più spiccia, nonché abilissima nell'arte di tirare il collo e castrare i polli.
Messà ca no la savarén mai justa.
* Loro, in spagnolo significa pappagallo e Loreto ne era un diminutivo, per cui era un nome dato comunemente ai pappagalli.
Sempre piacevoli ed interessanti queste storie raccontate con un idioma particolare. È bello anche ricordare persone e personaggi che vivevano in piazza, spesso sconosciute a me che abitavo in contra'.
RispondiEliminaBravissimo Gianni che ci stimoli la memoria con questi ricordi, non smettere. Hai un dono speciale, fallo fruttare per noi
RispondiEliminaCaro Anonimo,cosa che detesto,questa è realta visto che abitavo dieci metri piu in giu' e quindi mi ricordo bene di Loreto questa formidabile attrazione, per quei tempi.Aveva anche un tono di voce stridulo e forte.Bravo Gianni
RispondiEliminaDopo aver letto del pappagallo Loreto mi è ritornato nella mente questa frase che da bambino sentii: "Lorreto santona norteme da magnare". Naturalmente quanto sopra risale nella seconda metà degli cinquanta.
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