Te si na canaja!
Nemo chive, canaja!
Canaja, canajóto, canajòn..
Questo aggettivo era ricorrente sulla bocca dei vecchi, ossia dei nati nel XIX secolo, nei nostri confronti. Canaja era sia aggettivo che sostantivo e veniva utilizzato in tutti i contesti, a proposito e a sproposito. Perché poi noi bociasse fossimo qualificati d’ufficio canaje non l’ho mai capito: a jrimu canaje e basta.
Canaja era perciò sinonimo di bambino, di bociassa, a prescindere dalle sue qualità morali e umane; ma anche di altre cose, dipendeva dal contesto. Ci stava un po' su tutto, come il colore nero, specie su imprecazioni e bestemmie. Canaja era ubiquo. Non se la passava male neanche lazaròn, che aveva però un'accezione già più negativa, ma partiva dal medesimo presupposto che di noi non ci potesse fidare.
Ma, a ben pensarci, noi canaje lo eravamo anche dal bon. Che canàje ca jrimu!
Oggi canaja non lo è più nessuno, sono rimasti solo un vino rosso veronese e la nostalgia di Al Bano.
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