La
commemorazione dei fedeli defunti appare già nel secolo IX, in
continuità con l’uso monastico del secolo VII di consacrare un
giorno completo alla preghiera per tutti i defunti. Amalario, nel
secolo IX, poneva già la memoria di tutti i defunti successivamente
a quelli dei santi che erano già in cielo. È solo con l’abate
benedettino sant’Odilone di Cluny che questa data del 2 novembre fu
dedicata alla commemorazione di tutti i fedeli defunti, per i quali
già sant’Agostino lodava la consuetudine di pregare anche al di
fuori dei loro anniversari, proprio perché non fossero trascurati
quelli senza suffragio. La Chiesa è stata sempre particolarmente
fedele al ricordo dei defunti. La speranza cristiana trova fondamento
nella Bibbia, nella invincibile bontà e misericordia di Dio. «Io so
che il mio redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla
polvere!», esclama Giobbe nel mezzo della sua tormentata vicenda.
Non è dunque la dissoluzione nella polvere il destino finale
dell’uomo, bensì, attraversata la tenebra della morte, la visione
di Dio. Il tema è ripreso con potenza espressiva dall’apostolo
Paolo che colloca la morte-resurrezione di Gesù in una successione
non disgiungibile. I discepoli sono chiamati alla medesima
esperienza, anzi, tutta la loro esistenza reca le stigmate del mistero
pasquale, è guidata dallo Spirito del Risorto. Per questo i fedeli
pregano per i loro cari defunti e confidano nella loro intercessione.
Nutrono infine la speranza di raggiungerli in cielo per unirsi gli
eletti nella lode della gloria di Dio.
Perché si ricordano i defunti il giorno dopo la solennità di Tutti i Santi?
Nella
professione di fede del cristiano noi affermiamo: «Credo nella santa
Chiesa cattolica, nella comunione dei Santi». Per “comunione dei
santi” la Chiesa intende l’insieme e la vita d’assieme di tutti
i credenti in Cristo, sia quelli che operano ancora sulla terra sia
quelli che vivono nell’altra vita in Paradiso ed in Purgatorio. In
questa vita d’assieme la Chiesa vede e vuole il fluire della
grazia, lo scambio dell’aiuto reciproco, l’unità della fede, la
realizzazione dell’amore. Dalla comunione dei santi nasce
l’interscambio di aiuto reciproco tra i credenti in cammino sulla
terra i credenti viventi nell’aldilà, sia nel Purgatorio che nel
Paradiso. La Chiesa, inoltre, in nome della stessa figliolanza
di Dio e, quindi, fratellanza in Gesù Cristo, favorisce questi
rapporti e stabilisce anche dei momenti forti durante l’anno
liturgico e nei riti religiosi quotidiani.
Perché è stata scelta la data del 2 novembre?
Nel
convento di Cluny viveva un santo monaco, l’abate Odilone, che era
molto devoto delle anime del Purgatorio, al punto che tutte le sue
preghiere, sofferenze, penitenze, mortificazioni e messe venivano
applicate per la loro liberazione dal purgatorio. Si dice che uno dei
suoi confratelli, di ritorno dalla Terra Santa, gli raccontò di
essere stato scaraventato da una tempesta sulla costa della Sicilia;
lì incontrò un eremita, il quale gli raccontò che spesso aveva
udito le grida e le voci dolenti delle anime purganti provenienti da
una grotta insieme a quelle dei demoni che gridavano contro lui,
l’abate Odilone.
Costui, all’udire queste parole, ordinò a tutti i monaci del suo Ordine cluniacense di fissare il 2 Novembre come giorno solenne per la commemorazione dei defunti. Era l’anno 928 d. C. Da allora, quindi, ogni anno la “festa” dei morti viene celebrata in questo giorno. Da allora quel giorno rappresenta per tutti una sosta nella vita per ricordare con una certa nostalgia il passato, vissuto con i nostri cari che il tempo e la morte han portato via, il bene che coloro che ci hanno preceduti sulla terra hanno lasciato all’umanità, e il loro contributo all’aumento della fede, della speranza, della carità e della grazia nella Chiesa.
Costui, all’udire queste parole, ordinò a tutti i monaci del suo Ordine cluniacense di fissare il 2 Novembre come giorno solenne per la commemorazione dei defunti. Era l’anno 928 d. C. Da allora, quindi, ogni anno la “festa” dei morti viene celebrata in questo giorno. Da allora quel giorno rappresenta per tutti una sosta nella vita per ricordare con una certa nostalgia il passato, vissuto con i nostri cari che il tempo e la morte han portato via, il bene che coloro che ci hanno preceduti sulla terra hanno lasciato all’umanità, e il loro contributo all’aumento della fede, della speranza, della carità e della grazia nella Chiesa.
Cosa dice il Martirologio Romano?
Con la
Commemorazione di tutti i fedeli defunti la Chiesa, già sollecita
nel celebrare con le dovute lodi tutti i suoi figli che si allietano
in cielo, si dà cura di intercedere presso Dio per le anime di tutti
coloro che ci hanno preceduti nel segno della fede e si sono
addormentati nella speranza della resurrezione e per tutti coloro di
cui, dall’inizio del mondo, solo Dio ha conosciuto la fede, perché
purificati da ogni macchia di peccato, entrati nella comunione della
vita celeste, godano della visione della beatitudine eterna.
Quali sono le celebrazioni principali di questo giorno?
Secondo
il Rituale Romano, «in molti modi le comunità parrocchiali
esprimono questo senso della speranza cristiana. Per la
commemorazione di tutti i fedeli defunti è consuetudine andare in
processione al Cimitero e in tale occasione benedire le tombe. In
questa o simili circostanze è opportuno promuovere una celebrazione
con un apposito rito di benedizione»
Cosa sono i "dolci dei morti"?
È
tradizione in Europa e soprattutto in Italia allestire dolci
particolari nei giorni a ridosso del 2 novembre, che spesso ricordano
nel nome questa ricorrenza o nella forma e consistenza quella di un
osso. Altro riferimento ricorrente è alle dita delle mani, mentre il
dolce a forma di cavallo è probabilmente legato alla leggenda di
Proserpina. Ancora oggi in alcuni paesi d'Italia, la notte tra l'1 ed
il 2 novembre, si pongono questi dolci su tavole imbandite, sicuri
che verranno frequentate dai propri defunti. I dolci dei morti
contengono ingredienti semplici come farina, uova, zucchero ed
aromatizzanti; spesso sono presenti mandorle finemente triturate o
talvolta anche cioccolato, marmellata e frutta candita. Tali dolci
sono presenti, con poche varianti, come preparazioni casalinghe,
artigianali o di pasticceria quasi ovunque nella penisola italiana ed
i nomi attribuiti sono similari da Nord a Sud, tralasciando le forme
dialettali.
dal web
Nessun commento:
Posta un commento