giovedì 3 gennaio 2019

Immigrati di lusso


[ Gianni Spagnolo © 27/12/2018 ]
Siamo così presi dall'impatto dell'immigrazione dei bipedi implumi, che facilmente ci sfugge quella di altre famiglie più o meno foreste del mondo animale. Alcune di esse si sono infatti affacciate o addirittura acclimatate nella Lacrimarum senza chiasso mediatico o particolari ostracismi.
Per i quadrupedi di pelo, quali orsi, cervi e lupi, si tratta più che altro di un ritorno: possiamo considerarli come immigrati di terza o quarta generazione che rimpatriano nelle montagne avite. Nonostante il loro fare assai circospetto e sfuggente non sono passati comunque inosservati, anzi, ma erano pur sempre figure latenti nella memoria valligiana. Altri immigrati pelosi ben più foresti, come cinghiali e nutrie, paiono tenersi per il momento alla larga. Forse perché qui da noi da grufolare o rosicchiare troverebbero prevalentemente sassi; quando non vecchie ossa, che però è meglio lasciare dove sono.  Qualche baldo esploratore dei primi, per la verità, pare si sia già avventurato sulla vecchia Strada di Alemagna e abbia superato l’incustodito varco scaligero. 
L’alveo dell’Astico invece, è sempre stato presidiato dalle cornacchie nostrane. Questi funerei e sgraziati uccelli sono sopravvissuti ai ricorrenti tempore famis della nostra gente per il solo fatto d’esser troppo coriacei in farsora. Ma neanche loro possono dirsi tranquilli ora che s’è installato in valle un tipetto maestoso eppur elegante, prudente ma assai determinato, qual'è l’Airone Cenerino.
A memoria mia, quell’uccello lì non l’avevo mai visto dalle parti nostre all’epoca della fionda. Oggi lo si ammira volteggiare e planare solenne nel ristretto cielo della Lacrimarum o stare signorilmente appollaiato sull’acqua nell'attesa della preda, con quel vago british aplomb dato dalla sua caratteristica livrea fumo di Londra.
Sarà forse per questo suo atteggiamento altero e spocchioso, che ha potuto intrufolarsi indisturbato e accettato nel contesto faunistico vallivo. Sulla sua scia si è poi accodato un altro esotico volatile, molto più sociale e corsaro, ma anche indolente e restìo a chiedere la residenza, preferendo le scorribande stagionali: il Cormorano. Probabilmente perché dà la stecca a molti pescatori nostrani, è su quest'ultimo arrivo che s'è concentrata l'ira degli umani, arrivando a consentirne la caccia per limitarne le incursioni.
Ignoro tuttavia l’opinione che ne hanno al riguardo gli animaletti autoctoni, di squama, di ali o di pelo, che popolano l'Astico e le sue rive: dubito siano contenti di questi nuovi arrivati, ma mi sa che dovranno farsene una ragione. Certamente la Natura ha un atavico terrore dell’horror vacui e non è condizionata da paturnie culturali o da precedenze d'insediamento, per cui provvede alle necessità secondo bisogno e circostanza senza guardare in faccia a nessuno.
Andiamo dunque un po’ a vedere il passaporto di questi nuovo venuto, così, giusto per sapere chi ci siamo tirati in casa:

Tratto dal sito: http://www.uccellidaproteggere.it 
Airone CenerinoOrdine: Ciconiformes Famiglia: Ardeidae
In Italia è possibile oramai vedere esemplari di Airone cenerino anche lungo le autostrade. Soprattutto al nord, lungo i fiumi della Pianura Padana, dove sono concentrate molte delle sue colonie, ma anche tra le risaie del Piemonte e della Lombardia. Abita il Veneto e alcuni specchi d’acqua del bellunese, soprattutto nel periodo primaverile. Molti individui sono avvistati in Toscana, lungo le sponde dell’Arno e del Serchio. Si possono osservare anche nell’alta valle del Velino e sulle rive del Tevere e dei suoi affluenti.
In Italia la specie è parzialmente sedentaria e nidificante. Fuori dai confini del nostro Paese, invece, l’Airone cenerino è distribuito tra Europa, Africa, Asia occidentale, orientale e Madagascar. È la specie di Airone che si spinge più a nord, tanto che in estate è possibile incontrarlo anche oltre il Circolo Polare Artico.
In generale predilige le pianure, ma può vivere benissimo anche a 2000 metri sul livello del mare. Ama le zone umide d’acqua dolce, le cave d’argilla, le aree lagunari e le valli da pesca, nella maggior parte dei casi con ricca vegetazione ripariale, costituita da boschi di pioppo e salice. Si distingue dagli altri aironi per le sue grandi dimensioni: da adulto può raggiungere infatti i 90-98 centimetri e il suo peso può variare da 1 a poco più di 2 kg. Anche l’apertura alare è molto ampia (fino a 170 cm).
Gli adulti presentano piume nere sul collo e un ciuffo scuro sulla nuca molto pronunciato; negli esemplari più giovani prevale un piumaggio più grigiastro. Zampe e becco sono gialli. Quando l’Airone cenerino spicca il volo il suo collo si ripiega, assumendo una tipica forma a “esse”.
Non essendo migratore a lungo raggio, inizia la costruzione del nido già nel mese di febbraio, nido che in media accoglie 4-5 uova. Bisogna aspettare marzo per assistere alla deposizione delle uova e allo “svezzamento” dei pulcini. Una volta venuti alla luce, i pulcini dell’Airone cenerino sono nutriti dalla madre per 50 giorni, ma solo il 60% raggiungerà l’età adulta. L’alimentazione della specie include pesci, rane, girini, bisce d’acqua, invertebrati e piccoli mammiferi, che l’Airone cenerino trafigge facilmente grazie al robusto becco.

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