Siamo sul finire degli anni ’50 del
secolo passato, tira crisi di dopo guerra, la gente vive di povertà
e di emigrazione. Tre parlamentari di grosso calibro guidano le sorti
della neonata Repubblica, il Governo è nelle loro mani.
L’on.le
Piccoli, pensando a un collegamento col Veneto per evitare
l’isolamento del Trentino, invita Rumor e Bisaglia e le idee si
sposano. Si traccia uno spaccato altimetrico dell’opera. Nasce
l’acronimo Pi.Ru.Bi. Impossibile fermarsi. Il trittico non fa una
piega. Il tunnel di 7 km è previsto sotto Lavarone, costo 7
miliardi di lire. La paura del lago va acquietandosi. Tutto fila in
perfetta armonia di intenti e senza resistenze. Piccoli, barone del
Trentino, è ministro a Roma, idem per il rovigoto Bisaglia e per il
vicentino Rumor che è pronto per la scalata a Palazzo Chigi. Se per
Trento è un affare da guanti bianchi, tale lo è ancor più per
Vicenza e il gioco è fatto: primo stralcio Vicenza-Pedemonte, il
secondo Pedemonte-Trento.
Sono gli anni ’60. Lorenzo
Pellizzari, onorato presidente della Camera di Commercio di Vicenza,
precorre i tempi e stanzia 250 milioni di lire (il prezzo di 300
appartamenti in città) per realizzare la stazione di partenza ai
piedi del confine interregionale. Non si sa se qualcuno ricorderà
ancora le croci emblematiche che sulle pendici del monte trentino
segnavano l’imbocco delle gallerie. Parte l’esproprio dei terreni
e si liquida brevi manu. Le ruspe issano il tricolore e danno il “la”
ai lavori della strada che sale all’ingresso del tunnel.
Passano gli anni, si sconvolgono i
percorsi, si fanno progetti, mentre il tema si fa pesante, delicato.
Nascono le opposizini e tutto precipita, ma le speranze muoiono
veramente quando gli ex proprietari sono invitati a reimpossessarsi
dei fondi. Nel contempo, il primo stralcio arriva al temine e il
secondo si perde nelle fitte nebbie della politica che sconfessa
l’importanza dell’opera definendola “l’Oscar dell’inutilità”.
Non manca chi annuncia: “Se fosse stato fatto prima il tunnel,
l’autostrada sarebbe finita da un pezzo”. L’ostilità è
fortissima e la ricaduta decisamente sfavorevole. La storia recente è
nota a tutti fino agli ultimi giorni che hanno visto il Consiglio di
Stato a pronunciarsi per il blocco totale dell’opera accogliendo il
ricorso di Besenello.
Un’impugnazione del verdetto è poco
probabile.
(Domenico Giacon)
Meno male che l'opera viene fermata. Il tratto attuale fino a Vicenza potrebbe diventare una libera superstrada. È sufficiente rendere la Valsugana una superstrada degna di essere chiamata tale. Meno male che i componenti del consiglio di stato hanno sentenziato con coscienza e obbiettività. Stop all'inquinamento e alla devastazione dall'ambiente per opere pressoché inutili.
RispondiEliminaIlluso, beato te...
EliminaPiatto ricco mi ci ficco!
Breve rinvio, poi altra carica...
Forse mi illudo, intanto il tempo passa. Quando avranno raggiunto un accordo, chissà, forse ci saranno le navicelle spaziali o il teletrasporto. E poi, come dice il giornalista Feltri : " che caxxo me ne frega, ho quasi 70 anni, e non vivo a Bergamo "....Ciao e buona passeggiata col cagnolino.
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