Per
affermare che ci sono donne dall’anima radiosa e perfino superiore
a quella degli uomini, basterebbe dedicarsi un po’ a sfogliare la
letteratura esegetica scritta dalle 42
Mistiche Europee
nei sec. XII e XIII, nonché XIII e XIV, che venne tenuta purtroppo e
volutamente in disparte dai colleghi maschili fino quando, nel XX
sec., alcuni studiosi si sono dati alla ricerca dei preziosi volumi,
scoprendo che la fragranza del pensiero delle teologhe, malgrado ciò
fosse avvenuto in due epoche storiche ben distinte, sta proprio nello
stile tipico della scrittura femminile che si manifesta ben superiore
rispetto alla forma mistica maschile. Pensiamo ad Ildegarde
di Bingen,
scienziata e teologa, a Matilde
di Magdeburgo e
a tante altre. In questi testi mistici, più che scoprire una logica
comune, è facile arguire il misterioso nesso divino nel quale
l’anima femminile diventa riposo di un Dio sofferente.
Nella
seconda parte della letteratura, scritta appunto fra il XIII e XIV
secolo, come non pensare a Giovanna
d’Arco,
ben rievocata nel capolavoro filmico di Bresson nel 1963? A Brigida
di Svezia,
proclamata patrona d’Europa da S. Giovanni Paolo II nel 1999, che
dalle gelide terre raggiunse una Roma devastata e deserta, rossa del
sangue dei martiri? Sarà comunque Dio a guidarla in una requisitoria
contro l’impietosa decadenza religiosa della Caput
mundi.
Come non pensare all’inglese Giuliana
di Norwich
che tra l’8 e il 13 maggio 1373 ebbe 15 visioni di Cristo, fino a
giungere più tardi a Caterina
da Siena?
Nasce così quel filo rosso fuoco che rende la scrittura della
teologa donna unicamente creativa ed emozionante, non certo da
sottovalutare come soleva pretendere qualche teologo di marca
inglese.
Domenico Giacon
Nessun commento:
Posta un commento