Le capsule per il caffè ormai sono sempre più utilizzate per via dell’aumento spropositato delle macchinette del caffè.
Consentono di preparare quest’ottima bevanda con grande facilità ed in poco tempo. Eppure non è tutto oro quel che luccica ed emergono dei particolari sicuramente non a favore delle capsule.
Innanzitutto, come è stato sottolineato dagli esperti, sull’onda del
risparmio e del caffè facile non ci si rende conto che un chilo di
capsule verrebbe a costare 100 euro, quindi molto di più del caffè in polvere che ha un costo davvero più irrisorio.
Le capsule però sono fatte di alluminio e questo
viene a costare molto, non solo alle nostre tasche – che, appunto, sono
nostre e siamo liberi di scegliere come impiegare il nostro denaro – ma
soprattutto all’ambiente, che è l’unica cosa che abbiamo e che va quindi
salvaguardato.
Una tonnellata di alluminio produce infatti 4 tonnellate di scarichi sotto forma di arsenico,
titanio, cromo, piombo, vanadio, o mercurio. Questo ovviamente sta a
significare un grandissimo impatto sull’ambiente che potremmo
sicuramente evitare se usassimo un altro tipo di caffè.
I metalli pesanti, ad esempio, hanno creato una fanghiglia rossa in un lago nei pressi della fabbrica di capsule.
I metalli pesanti, ad esempio, hanno creato una fanghiglia rossa in un lago nei pressi della fabbrica di capsule.
La
foto ha fatto il giro del web per un po’ di tempo e sicuramente
continuerà a farlo, anche perché dimostra la pericolosità non soltanto
per l’ambiente, che è comunque una cosa fondamentale a
cui dovremmo prestare attenzione, ma anche all’uomo che ingerisce questo
materiale composto prevalentemente da metalli pesanti.
Il furano, contenuto da capsule invece che dal caffè in polvere fatto con la classica caffettiera, infatti ha un effetto negativo sul fegato e secondo uno studio condotto recentemente ha un forte effetto cancerogeno,
non soltanto nel lungo termine, ma anche se assumiamo piuttosto spesso e
per un breve periodo di tempo queste capsule.
Quindi dite basta, non
domani, ma oggi.
Francesca Varriale
blog donna
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